Il PNRR verso la conclusione: cosa succederà dopo il 2026
Il conto alla rovescia per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è iniziato. Il più grande programma di investimenti pubblici mai varato in Italia nel dopoguerra si avvicina alla sua fase conclusiva.
Nato nel 2021 per rispondere alla crisi pandemica e rilanciare l’economia italiana, il PNRR — finanziato con oltre 190 miliardi di euro dal programma europeo Next Generation EU — ha mobilitato risorse straordinarie in settori chiave come infrastrutture, digitalizzazione, transizione ecologica, sanità e pubblica amministrazione
La scadenza per l’attuazione dei progetti è fissata per agosto 2026. Ma cosa succederà all’economia italiana quando i fondi straordinari si esauriranno? Quali sfide e opportunità ci attendono?
A metà 2025, il bilancio del PNRR è ancora in chiaroscuro
Secondo i dati del Governo, oltre il 65% dei fondi è stato impegnato e una quota crescente di progetti è in fase di realizzazione. In particolare
la transizione digitale della Pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici locali ha fatto passi avanti.
Sono partiti anche investimenti significativi nella mobilità sostenibile e nella rigenerazione urbana
Infine il comparto delle energie rinnovabili ha beneficiato di incentivi e nuovi progetti.
Restano tuttavia nodi critici, soprattutto legati ai ritardi burocratici a livello locale e alla difficoltà nella messa a terra delle riforme strutturali.
Ma non mancano carenze di competenze di chi dovrebbe richiedere e pianificare i progetti da attuare con il PNRR.
Il 2026 segnerà quindi la fine del flusso di fondi straordinari legati al PNRR
Il termine tecnico utilizzato dagli economisti per descrivere il possibile impatto è quello di “effetto cliff” (effetto precipizio): un brusco rallentamento della spesa pubblica per investimenti che potrebbe indebolire la crescita economica.
Dopo il biennio 2024-2025 di crescita sostenuta anche grazie agli investimenti pubblici, l’Italia potrebbe quindi trovarsi esposta a un rallentamento del PIL e nuove più rilevanti pressioni sui conti pubblici, già gravati da un alto debito
Inoltre vi è il rischio che alcune infrastrutture o servizi avviati con il PNRR non siano sostenibili nel tempo senza un adeguato supporto finanziario. Quali potrebbero essere quindi gli scenari possibili per l’Italia post-PNRR?
Essenzialmente tre
Lo scenario ottimistico prevede che gli investimenti del PNRR abbiano
consolidato la capacità amministrativa e modernizzato i settori chiave. L’Italia potrebbe uscire rafforzata, con un sistema produttivo più competitivo e una PA più efficiente.La spinta alla crescita potenziale del PIL potrebbe permanere anche oltre il 2026.
Lo scenario intermedio prevede che alcuni risultati saranno consolidati, ma in altre aree (es. transizione ecologica, infrastrutture complesse) si rischiano incompiutezza o difficoltà di manutenzione
La crescita potrebbe rallentare senza cadere in recessione, ma con un quadro fragile
Infine il quadro dello scenario pessimistico, ovvero quello di ritardi strutturali, riforme incomplete e progetti parzialmente attuati che potrebbero tradursi in un’occasione sprecata. Il debito pubblico salirebbe senza un effettivo miglioramento della competitività, con rischi per la credibilità finanziaria italiana.
L’uscita graduale dal PNRR richiederà una nuova fase di politica economica nazionale
Sarà necessario integrare gli investimenti con una politica industriale e di innovazione coerente e di lungo periodo e occorrerà assicurare risorse per la manutenzione e gestione delle infrastrutture create con i fondi europei. Inoltre sarà fondamentale rendere strutturale il miglioramento della macchina amministrativa.
Ma sicuramente dopo il 2026
la sostenibilità dei conti pubblici tornerà sotto i riflettori: con la fine del PNRR e il ritorno a regole fiscali più stringenti a livello europeo, la gestione del bilancio diventerà ancora più complessa
Il vero successo del PNRR si misurerà nel lungo periodo. Se le riforme strutturali e gli investimenti riusciranno a cambiare il potenziale di crescita del Paese, il 2026 rappresenterà l’inizio di un nuovo ciclo virtuoso.In caso contrario, l’Italia rischia di trovarsi con più debito, opere incomplete e un sistema economico ancora zavorrato da antichi problemi.
La sfida ora è tutta politica: serve visione, capacità di governo e soprattutto coerenza tra le scelte attuali e quelle dei prossimi anni
Perché il PNRR non sia ricordato come un’occasione sprecata, ma come la svolta di cui l’Italia aveva bisogno.
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