“1970: Boia chi molla… a 16 anni”. La Rivolta di Reggio Calabria ieri, oggi e domani

Reggio 1970

Nel Cinquantesimo anniversario della Rivolta, a Reggio Calabria, si sono susseguite una serie di iniziative commemorative degli avvenimenti che, a partire dalla data simbolica del 14 luglio 1970, videro come protagonista un’intera Comunità di Popolo. L’ultimo, “Reggio 1970 – La Rivolta di Reggio Calabria: Ieri, oggi e domani”, è nato dalla collaborazione di alcune sigle identitarie operanti sul territorio (NFP, Stanza 101, Sbarre per Sempre, CasaPound Calabria). Reggio 1970 si è svolta sabato presso Piazza di Via Graziella a Sbarre, luogo simbolo delle barricate del 1970. Tema della serata – contornata da una mostra fotografica sui Moti -, la presentazione del libro del sindacalista Enzo Rogolino, “1970: Boia chi molla… a 16 anni” .

Il libro

1970: Boia chi molla… a 16 anni” narra la storia del sedicenne Enzo e della sua partecipazione ai Fatti di Reggio. Il padre, macchinista e sindacalista della Cgil, inizialmente non vide di buon occhio le ragioni della Rivolta, ma successivamente – ritrovandosi costretto ad andare recuperare il figlio tra le barricate – si rese conto della violenza e dei soprusi adoperati dallo Stato nei confronti dei rivoltosi. Fu quello il momento in cui cambiò parere, abbracciando le ragioni del popolo reggino. Inoltre, pur provenendo da posizioni completamente differenti, Rogolino racconta la propria esperienza a fianco dei gruppi anarchici e del rapporto particolare con Angelo Casile. Il tutto documentato con fotografie e volantini inediti. Il libro si conclude con una canzone anarchica “Addio Lugano bella”.

L’evento

La manifestazione si è aperta con l’intervento introduttivo del moderatore Giuseppe D’Agostino (Stanza 101) che ha chiarito la differenza tra rivoluzione e rivolta.

La prima rappresenta il cambiamento di un potere. La seconda, invece, la presa di coscienza di un popolo. Ed è proprio su tale assunto che i reggini, nel luglio ’70, divennero artefici del proprio destino.

Gli interventi

Renato Meduri (protagonista della Rivolta ed ex Senatore della Repubblica), ha ricordato ai presenti come Sbarre, ai tempi dei Moti, rappresentava il rione della solidarietà, nonché il centro dove la Rivolta fu meglio interpretata a livello popolare. “La Rivolta fu generale e di popolo”, ha ricordato, a tal proposito, Meduri. La Rivolta fu anche caratterizzata da una partecipazione femminile. In merito il Senatore non ha mancato di riportare alla luce la vicenda che vide coinvolta Claudia Pellegrini, emblema delle donne che presero parte alla contestazione popolare.

Per quanto concerne il contenuto del libro, Meduri – curatore della Prefazione – ha ribadito che l’opera si può considerare a tutti gli effetti un “condensato della cronaca della vita durante la Rivolta”. Di questa cronaca fondamentali furono le ricostruzioni dei giornali italiani, che non fecero altro che gettare fango su Reggio e sul significato della sommossa. Sulla scorta di queste premesse il Senatore Meduri ha ricordato la figura di Carlo Rovella, simbolo della protesta contro la stampa presso Piazza Italia.

Enzo Rogolino (sindacalista e autore del libro). L’autore ha esordito con una dichiarazione forte, ma allo stesso tempo veritiera. Le operazioni mediatiche, condotte per demonizzare i Moti, hanno come obiettivo quello di tentare di annullare il passato ed il presente. “La rivolta durò otto mesi, ma i risvolti si ripercossero per i due anni successivi. Fu una vera Rivolta al sistema”. “Questo è un libro del popolo e per il popolo”, ha affermato Rogolino, manifestando così la propria volontà di non affidare la stampa del libro ad una Casa Editrice. L’autore, infine, rivendica la propria partecipazione ai Fatti di Reggio. “Spesso mi chiedono. Rifaresti quello che hai fatto? Io rispondo: Si! Per la famiglia, il territorio e la libertà. Soprattutto per libertà, perché ai tempi si viveva in un clima da regime sudamericano”.

Carlo Colella (protagonista della Rivolta), il quale ha esordito ponendo all’attenzione di tutti un quesito. “Come mai una rivolta popolare, come fu quella di Reggio, non ha mai trovato nelle forze di sinistra le vere protagoniste?” A questo interrogativo Colella ha cercato di dare una risposta mettendo in risalto gli intrallazzi – di cui ancora oggi il territorio calabrese ne paga le conseguenze – conclusi tra DC, PSI e PCI. Pertanto, secondo Colella, “la sinistra stava con la repressione e il potere”. Tuttavia, lo stesso Colella, ricorda di come la Rivolta portò anche una serie di iniziative economiche che tutta la Calabria – a causa della incapacità di gestire le risorse – non seppe sfruttare.

Nino Bonforte (Associazione Sbarre per Sempre), il quale non solo ha rievocato i propri racconti durante la partecipazione ai Moti ma, per l’occasione, ha anche rispolverato la gloriosa bandiera della Repubblica di Sbarre (vedi foto).

Totò Vacalebre (protagonista della Rivolta), ha ricordato come i Moti abbiano segnato il destino della città di Reggio Calabria la quale, ancora oggi, ne paga le conseguenze a caro prezzo. Inoltre, Vacalebre ha sottolineato come “Boia chi molla”, fu il grido che unì tutta la Città senza alcuna distinzione di credo politico. Commevente il ricordo, seguito da un caloroso applauso, ai ragazzi che in quei giorni persero la propria vita.

Totò Putorti (protagonista della Rivolta). Con una battuta pungente ha rievocato la storia del Capoluogo, nonché il primato di Reggio Calabria su Catanzaro.

La serata, carica di passione e di ricordi, si è conclusa con la lettura, da parte di Antonio Legato, della poesia – scritta subito dopo i Moti – dal titolo “L’ultima parola”.

 

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