Winston Churchill: ha permesso alla “cancel culture” di esprimere liberamente la propria opinione

cancel culture

Cancel Culture – Volevo scrivere razzista, nel titolo, al posto della parola uomo. Non ce l’ho fatta. Sir Winston Churchill, un conservatore, un militare, un politico. Un ministro della guerra, un primo ministro, un pittore ed infine un premio Nobel della letteratura. Ho ricordato nei miei articoli più volte le sue doti e non mi voglio dilungare.

C’è un libro, Fatherland, di Robert Harris, un giallo fantapolitico in cui avvengono delle cose sullo sfondo della guerra tra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Il tutto si svolge nel 1964, perché la Germania Nazista ha vinto la guerra ed ha invaso a suo tempo la Gran Bretagna e combatte contro gli americani per l’egemonia mondiale.

Diciamo subito che questo libro è un best seller mondiale che consiglio a tutti di leggere. Ma. C’è un ma. La cancel culture la fanno i nazisti, in Europa. E chi dissente viene arrestato dalla Gestapo e tradotto in un campo di concentramento. Questa è la cancel culture.

Breve riflessione: se oggi ho la possibilità di scrivere le mie opinioni, oltre al mio editore e agli amici di redazione che non posso che ringraziare, non posso che estendere i miei ringraziamenti a questa figura mitologica di Winston Churchill. Negandosi all’invasione nazista e rempiendo di sangue le spiaggie del canale della manica, ci ha dato tutta una serie di libertà. Magari è sull’abuso di queste libertà che ci si dovrebbe confrontare.

L’abuso di libertà

La storia molte volte ci propone soggetti particolari, per certi versi affascinanti, tipo Napoleone o Garibaldi, che noi magari con qualche statua o museo cerchiamo di ricordare. Le gesta, la mitologia. Pensate se dovessimo cancellare Napoleone dovremmo cancellare per esempio l’amministrazione dello stato in regioni, province e comuni e buona parte dei codici civili.

Non non è così che funziona. La storia ci serve da guida. Chi ragiona con la cancel culture, dovrebbe considerare, che gli esempi negativi se visibili e tangibili ben rappresentano un ricordo di una dittatura, invece chi pratica questo diffuso modo di dissentire a volte prende delle cantonate incredibili. Tipo scrivere sulla statua di Churchill a Westminster Square che era un razzista.

Ahimé, siccome l’odio fa paura, e chi pratica la cancel culture non abbraccia sentimenti di tolleranza ma solamente sentimenti di odio, il Winston Churchill Memorial Trust, l’associazione benefica intitolata allo statista britannico ha deciso di cambiare nome in The Churchill Fellowship, nella semplice Associazione Churchill, per evitare inutili complicazioni dai minacciosi cancel culturisti. Davvero l’hanno fatto per questo motivo. Si stenta a crederci.

Una revisione del passato di cui non si sente certo la necessità. Il guerrafondaio e razzista Churchill rimane sempre il più grande statista del secolo scorso. Insieme a Ghandi a JFK ed ad altri conservatori e non che non in nome di un partito politico hanno fatto la storia ma in nome dell’umanità, cancel culturisti compresi.

Gente libera, di muoversi, esprimersi, dissentire.

Grazie Winston. C’hai reso uomini liberi, migliori.

 

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