Vorrei essere un radical chic

Radical

Vorrei essere un radical chic.

Davvero: vorrei svegliarmi un giorno e sentire gli uccellini che cantano nel giardino della mia villa.

Vorrei riempirmi la bocca, con gli occhi lucidi, di parole contro la povertà, i cambiamenti climatici.

Accarezzare la testa di minori non accompagnati migranti che fuggono dalla guerra. Accogliere tutti senza dovermi preoccupare di chi li gestirà e se ne farà carico. Comunque lontano dalla mia zona.

Saprei rimanere umanoh plaudendo commosso a  Carola Rackete che salva i disperati che scappano dai lager libici. E viola acque nazionali schiacciando le motovedette italiane. A fin di bene, s’intende.

Vorrei poter dare di fascista e di razzista a chiunque solo osi contraddire le mie idee illuminate e giuste.

Ci pensate?

Avrei finalmente sempre ragione, tra i sorrisi ammiccanti e compiacenti degli astanti.

Potrei sostenere che i sessi sono cinquantadue. Svegliarmi donna e vestirmi da uomo cui piacciono le donne. A mezzogiorno usare il bagno degli uomini vestiti da donna cui piacciono gli uomini e sbirciarne le sessualità senza che nessuno mi dica nulla. La sera essere donna e vestirmi solo di due gocce di Chanel n.5.

Sarei un essere divinizzato, invitato in salotti e talk-show. Ove possa sostenere da democratico che la democrazia è un lusso che non possiamo più permetterci, e che il mio politico preferito dovrebbe governare a prescindere dalle maggioranze in Parlamento. Perché il suffragio universale è veramente troppo. Poi votano anche i cafoni. O i vecchi. O i poveri.

Accarezzerei il sogno di una città senza auto dove solo io posso guidare il mio Suv elettrico da 60.000 euro. Gli altri tutti in monopattino al freddo, per poter abbassare questo riscaldamento globale fascista e razzista che ci attanaglia.

Stabilirei orari di riscaldamento e temperatura interna in tutti i condomini. Perché i poveri inquinano. Tanto, io, in villa terrei un clima tropicale adatto alla coltura delle mie orchidee, fiori simbolo della mia superiorità culturale e sensibilità fuori dal comune.

Inneggerei al collettivismo, adorando figure come Fidel Castro e Che Guevara. Allo stesso tempo affermerei che i regimi democratici sono imprescindibili. Rigidamente nei miei abiti inglesi e accessori Gucci.

Darei dell’analfabeta funzionale a chiunque non mi compiaccia e colorerei di arcobaleno le panchine ed il mondo intero. Adorando chi si veste da MiniPony e sostiene di essere credibile così e guai a chi non lo accetta.

Potrei infischiarmeme dellAccademia della Crusca e declinare al femminile tutto ciò che mi capita a tiro. Anche i sostantivi neutri e dire AssessorA senza essere spernacchiato da un liceale qualsiasi.

Però rimarrei buonistA, ovviamente, senza che mi passi dall’anticamera del cervello che possa essere un termine sessista.

Predicherei che le donne debbano essere più presenti in politica, ma potrei irridere tranquillamente la Meloni e la Casellati. E Brunetta perché è basso.

Strumentalizzerei ogni fatto accaduto per i miei fini politici e la mia visione; inorridendo, allo stesso tempo, se il mio interlocutore fa lo stesso. La chiamerei democrazia..come la Repubblica Democratica tedesca

Abbraccerei Papa Francesco e i suoi discorsi. Irridendo e ridicolizzando la religione. Sostenendo allo stesso tempo di essere ateo e che l’aborto è bellissimo ed un diritto della donna: perché in fondo è una scelta sul suo corpo anche se ad essere smembrato è il corpo di un altro.

Plaudirei a chi va ai comizi altrui a urlare e tirare oggetti, distruggendo i gazebo. Salvo poi strillare all’attentato democratico se il mio avversario partecipa in silenzio ai miei eventi.

Potrei indebitamente sputare sulla mascolinità tossica ed indignarmi se un uomo non paga la cena alla sua amata. Essere contro la bigenitorialita’ ma poi chiedere il DNA al padre ricco che sfugga ai suoi doveri finanziari.

Mi direi difensore delle donne sempre e comunque, ché quando uccidono i figli è comunque colpa della depressione e del marito. Salvo poi ammettere che i trans possono vincere le gare femminili frustrando anni di sacrifici ed allenamenti delle atlete.

Vivrei in un mondo fatato, mirabile, giusto..ma chi cazzo me l’ha fatto fare di essere realista e vedere le cose come sono veramente? Diventiamo tutti Radical Chic, il nostro fegato ringrazierà.

 

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