Vogliono liberare i Quattro Mori di Livorno
Un’azione di (moderata) forza ad opera di volenterosi rivoluzionari, naturalmente della nuova sinistra, pronti a riscrivere la storia livornese secoli e secoli dopo che Ferdinando I de’Medici aveva catturato i loschi ceffi dopo una vittoria strepitosa sui pirati barbareschi.
Fatica inutile si potrebbe dire a posteriori e infatti magari adesso Ferdinando si starà domandando chi glielo ha fatto fare visto che ormai questo paese sta diventando terra di scorribande di nuovi pirati, sempre barbareschi, che giungono sulle nostre coste a bordo di barconi e non più di navi corsare
La povertà ha preso il posto del valore militare e la conquista oggi avviene per ibridazione culturale e sottomissione dell’Occidente. Tanto valeva perdere l’identità allora, così oggi saremmo ormai assimilati alla cultura saracena e ci saremmo abituati.
Non c’è nemmeno da sperare in un nuovo Ferdinando I, non se ne vadano proprio di epigoni all’orizzonte.
Siamo spacciati come già aveva capito Oriana Fallaci
E siamo spacciati perche non reggiamo il confronto identitario. I Quattro Mori sono diventati Quattromila e molti sono contenti così. Con buona pace della storia e dell’identità.
Ma non c’è problema perché per i nuovi cultori woke la storia si può tranquillamente riscrivere e l’identità cancellare. Insomma, basta un progetto urbanistico e i Quattro Mori vengono immediatamente liberati e lasciati crogiolarsi al sole estive nella nuova fortezza isola, dove uno può tuffarsi in mare, l’altro leggere (probabilmente il Capitale di Marx), l’altro ancora nuotare amabilmente e infine l’ultimo può camminare pensoso filosofeggiando su Feuerbach.
Insomma, in questa nuova versione i Quattro Mori cessano di essere pericolosi pirati per diventare turisti intellettuale spensierati e in vacanza nella città labronica
Un bel cambio di prospettiva che segna la caduta – ennesima – di un simbolismo identitario che lega inscindibilmente la città al proprio passato.
Non è il primo caso, probabilmente non sarà l’ultimo in una accentuata deriva revisionista che utilizza la storia come fosse una pagina bianca da scrivere ex novo del tutto indifferente a significati precisi che danno il senso di un tempo in movimento.
Per la nuova ideologia woke invece il tempo deve essere fermato, in un’istantanea in grado di veicolare messaggi estemporanei presi dal manuale ideologico della nuova sinistra progressista che, a differenza della vecchia, ha rinunciato a interpretare la storia limitandosi ad abolirla.
Viene quasi nostalgia di quel materialismo storico in cui il dispiegamento del tempo nel mondo era frutto di un conflitto perenne di classe in un processo di emancipazione progressiva che avrebbe condotto alla dittatura del proletariato.
Insomma, almeno era una tesi – quella di Marx ed Engels – con cui ci si poteva intrattenere per confutarne la visione parziale ed economicistica.
Se nella teleologica marxiana la libertà era nell’avvenire mentre il presente era fatto di lotta, nella nuova religione woke, il passato (così come il futuro) non esiste più
Tutto è modellabile, plasmabile secondo la convenienza del momento.. I Quattro Mori non hanno bisogno di lottare per emanciparsi dalle catene perché è sufficiente un nuovo piano per la fortezza isola, qualche assessore e qualche dirigente e il gioco è fatto. La carta bollata si sostituisce alla violenza come levatrice della storia e la destrutturazione è completata.
I Quattro Mori sono liberi e liberamente turisti in una città che non ha più anima né li considera come strumenti consustanziali alla sua stessa identità.
In un magma semplicistico tutto ciò che non piace lo si elimina.
Non è più importante comprendere la storia magari per evitare il ripetersi degli errori. Basta un tratto di penna e il passato scompare lasciando il campo a una filosofia tale away fulgida di messaggi buonisti rigorosamente progressisti e Senza alcuna complessità.
L’orpello dello studio del passato diventa un hobby per cariatidi di cui si può fare benissimo a meno
Non serve studiare il passato perché in fondo esso non esiste. Tutto si rinnova. Tutto si dimentica. In questa amnesia coatta l’ideologia woke pretende di ergersi a giudice e boia del tempo che fu rinunciando a quei valori che sono diventati tali solo ed esclusivamente mediante un processo dialettico e un conflitto che li ha resi storicisticamente universali.
Ma nel tempo dell’intelligenza artificiale, si può rinunciare alla simbolica tradizionale e all’identità intrisa di sangue e tradizione?
Per loro si. Per noi no!
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