Viola Park: Campi di calcio o biodiversità agricola?

viola park

Il Viola Park di Bagno a Ripoli fa parlare di sé senza ancora essere costruito. Molti cittadini sono in ansia per le mancate passeggiate in questa area che sta per essere trasformata in una zona di pregio con campi di calcio. Verdi, cioè di erba vera, nei quali si svolgeranno gli allenamenti di una squadra di un gioco qualsiasi (poteva essere un campo di golf, o campi da tennis). Ma è così?

Ho molti amici a Bagno a Ripoli, nomi anche famosi per la città di Firenze. Ridendo e scherzando alle domande di cosa ne pensano di questo parco del calcio, rispondono quasi sempre: “cambia poco, andare non ci si va, e da lontano sembrerà tutto uguale a prima.” Vero.

Italia Nostra ci ha rivelato che cambia la biodiversità. Di un piccolo pezzetto di terra. Ricordo per esempio che la prima volta che sono stato a Saint Andrews, in Scozia, dove c’è il campo da golf più bello del mondo, avvicinandomi in auto vedevo tutte zolle in lontananza. Ma erano lepri, a centinaia. Nessun cittadino di quella cittadina ha protestato, anzi turismo e benessere sono arrivati a cambiare in meglio la vita di quei paesani. In un ambiente con una civiltà ed una storia importantissima.

Cambiare la biodiversità a volte non è solo che un merlo, o un gatto di bosco, o dei fiori, o degli sterpi particolari, o degli insetti, crei un problema se si sposta più in là, anche di un ettaro. Magari trova un habitat migliore, si adatta, come fa l’uomo.

E l’uomo nella storia cosa ha fatto? Ha conquistato territori, costruendo manufatti più o meno invasivi. Nella nostra società moderna, fatta di regolamenti e leggi, Italia Nostra fa un ricorso al Capo dello Stato. Legittimo: invocando violazioni di norme regionali sul consumo del suolo. Quasi come se gli amministratori locali non ci avessero pensato.

Cosa faranno i camminatori di campi incolti?

Ma siamo sicuri che questo consumo di suolo sia poi “consumato”? Il rettangolo verde in fin dei conti problemi ambientali o di cambio del paesaggio (di terreno agricolo incolto si parla) forse non ne crea. Certo gli amanti delle passeggiate per questi campi incolti dovranno trovare altro. Le folle camminanti domenicali del terreno agricolo abbandonato al suo destino di biodiversità dovranno farsene una ragione.

Diverso era se per esempio nel Viola Park si fosse tagliato un bosco, oppure deviato un corso di un fiume. Allora la valutazione sarebbe stata anche più approfondita prima di scegliere di fare un intervento di costruire dei campi in erba.

Non è che si pensa sempre a fare cause o ricorsi contro i privati per rallentare iter o interventi dell’uomo per adeguare il paesaggio e valorizzarlo, solo per mettere un bollino blu? Insomma per acquisire un punto in più e farsi della pubblicità? Far vedere che si esiste?

Io lo chiedo in punta dei piedi e con molto rispetto del lavoro altrui, però da economista ed amante del tennis, vi invito a vedere cosa fanno gli inglesi sul loro territorio. Dove fanno studiare i loro studenti, come organizzano i campi da golf pubblici e comunali.

Certo il rispetto del territorio è un obbligo morale per tutti noi cittadini, ma creare un problema per dei campi da calcio in un’area praticamente abbandonata in nome della biodiversità mi sembra troppo. È come quelli che criticano i cacciatori. Chi lascia meglio il bosco: il cittadino della domenica che fa il picnic e non si abbassa a raccogliere la carta stagnola perché schifato dall’unto o chi fa caccia di selezione?

Un caos inutile per un’area abbandonata

Mi sembra si voglia essere più realisti del re. Un po’ come quelli che hanno imbrattato la statua di Churchill, senza il quale il nazismo non sarebbe stato sconfitto e che ha permesso alle nostre libertà, anche di dissentire a Italia Nostra, accusando Sir Winston Churchill di essere un negriero guerrafondaio. Diciamo, un gesto inutile.

Tutto ciò crea solo confusione e gli amministratori dei territori che faticosamente cercano di valorizzare per i cittadini le loro zone, facendo scelte – questo devono fare – purtroppo si trovano le mani legate da mille critiche e atti/ricorsi di Associazioni più o meno autorevoli. Un caos per un’area dimenticata di cui non se ne sente il bisogno.

Su questi temi dovremmo avere i referendum di zona. Se passano gli amministratori fanno perché i cittadini sovrani del territorio lo vogliono. Sarebbe democrazia. E dopo niente ricorsi.

La parola democrazia è sempre più dimenticata. Anzi troppo burocrazia la uccide lentamente.

E Mattarella dovrà impegnarsi nel decidere se un campo di erba verde, curato e con le righe bianca, sia meglio di un campo incolto, abbandonato pieno di biodiversità tra insetti ratti e quanto di bello potremmo trovare un chilometro più avanti, costeggiando l’Arno. C’era proprio necessità…

 

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