Vieni avanti, cretino! La grottesca storia della statua di Sapri

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Sapri – Di questi tempi, a sentire o leggere alcuni interventi, torna in mente la battuta che caratterizzava un vecchio sketch di Walter Chiari con Carlo Campanini: «vieni avanti cretino». Anche perché il cretino è ormai assurto al rango di imprescindibile figura di riferimento, nella cronaca come nel sempre più degradato dibattito politico.

Certo, parlo di cretino al maschile ma il discorso vale anche al femminile. Perché per ogni cretino c’è sempre una cretina. Insomma, questa premessa solo per introdurre un’importante notizia. E cioè che la Boldrini, con tanto di comunicati stampa, si è scagliata contro la statua eretta dal Comune di Sapri alla memoria della famosa spigolatrice (idealizzata da una bella poesia risorgimentale che in tanti, da ragazzini, amammo).

Una statua peraltro appena inaugurata, la cui colpa consisterebbe nel dare plastico risalto alle forme femminili. Così facendo -ha detto l’impareggiabile Boldrini- si rappresenta la donna «come un corpo sessualizzato».

Lo scultore Emanuele Stifano si è giustamente risentito e ha tenuto ha precisare che mettere in evidenza il corpo serve ad evocare il carattere e la fierezza di quella giovane eroina. Tesi saggiamente accolta dal Sindaco e dagli amministratori di Sapri, impegnati a difendere l’opera da loro commissionata.

Oltre la Boldrini, arriva la Cirinnà

Ma, per non lasciar sola la Boldrini nel bel mezzo di tale elevato dibattito sulle arti figurative, è sopraggiunto di corsa il soccorso rosso della Cirinnà, la quale ha perentoriamente chiesto l’immediata rimozione della statua. D’altronde quando si tratta di dare addosso ad umili lavoratrici -siano esse spigolatrici o cameriere- la Cirinnà è sempre in prima fila. Che volete farci, noblesse oblige! 

Potremmo chiuderla qui, senza aggiungere impietosi commenti. Se non fosse però che questa incredibile vicenda è comunque rivelatrice di qualcosa di più preoccupante. Cirinnà e Boldrini sono solo le avanguardie di un movimento che -al di là dell’ignoranza che lo contraddistingue- punta ad esaltare il genere femminile non in quanto tale. Ma in quanto acquisizione “culturale” completamente slegata dalla condizione biologica. Per cui chiunque si senta donna può farsi donna.

Boldrini e Cirinnà vanno contro la natura

Ed ecco che il nemico diventa allora il corpo vero della donna, come natura l’ha fatto. Quel corpo sessualizzato, biologicamente predisposto alla procreazione. Quel corpo che può partorire ed allattare, quel corpo che dà vita e protegge la vita. Che grida la sua irriducibilità naturale di fronte a tutti i tentativi di trasformarlo così come di fronte a tutti i generi femminili non biologicamente tali.

Quel corpo che un tempo, per il suo potenziale erotico, spaventava bigotti e fanatici di varie religioni. E che oggi, per i suoi caratteri biologici, è avvertito come una insidiosa minaccia dalla “ideologia della trans-formazione”. Per la quale il corpo femminile non è necessariamente il corpo della donna. Cioè quel corpo sessualizzato che i Talebani ricoprono con il burqa e che le pseudo-femministe alla Boldrini e Cirinnà tendono invece coprire con il manto della loro ideologia.

I Talebani italiani

I Talebani vogliono cancellare l’immagine del corpo della donna, le varie Boldrini e Cirinnà vogliono invece cancellare l’idea stessa del corpo della donna. Per i Talebani, nello spazio pubblico, nessuno può essere donna dato che la condizione femminile è naturalmente corrotta. Mentre per le Cirinnà e Boldrini, nello spazio pubblico, tutti indistintamente possono farsi donna dato che la condizione femminile è culturalmente acquisibile.

E così la donna diventa maschera, da velare o esibire. L’importante è che non abbia carne, forme, corpo, sesso: tutte cose che, anche se semplicemente scolpite nella pietra, rimandano alla naturale identità femminile. Identità peccaminosa per alcuni o da superare per altri. Ma comunque sempre da annullare. O da abbattere, come una statua. Attività, quest’ultima, che ai Talebani fra l’altro piace assai. Possiamo perciò concludere che, rispetto ai giorni felici di Chiari e Campanini, il cretino è venuto avanti, pericolosamente avanti, sul proscenio della nostra triste storia.

 

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