Vespa contro la RAI: “Vogliono la censura sovietica”

VESPA

Vespa – Il conduttore Bruno Vespa è finito in mezzo due procedimenti disciplinari. La libertà di espressione in questo Pese è un concetto molto vago. Se si esprime un concetto di sinistra di solito si ha carta bianca, si è liberi di vomitare odio senza dover rendere conto a nessuno. Se il concetto è di destra scatta in automatico la gogna. Difficilmente si scappa da questo meccanismo perverso di cui, onestamente, ci saremmo stancati. La faccenda va avanti dal 1945. Basta.

“Doppio esposto, al Comitato per il Codice etico della Rai e al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio” presentato oggi dal consigliere di amministrazione della Rai eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, e dal segretario dell’Usigrai, Vittorio di Trapani, nei confronti di Bruno Vespa. E’ quanto si legge in una nota congiunta.

Ira del conduttore: “Vogliono la censura sovietica”

“La richiesta – spiegano Laganà e Di Trapani – è quella di valutare, ciascuno per le proprie competenze, profili disciplinari e deontologici rispetto alle accuse rivolte da Vespa nei confronti di una ong (Medici Senza Frontiere), seccamente smentite dai diretti interessati. Questo fatto – sottolineano – ha esposto la Rai a rischi di immagine da parte di un proprio collaboratore. Inoltre, nei giorni precedenti, Vespa ha rivolto gravi accuse nei confronti del proprio datore di lavoro, accusandolo di aver sospeso la trasmissione ‘Porta a Porta’ ‘senza un motivo ragionevole’ ipotizzando una decisione dal ‘sapore politico’. Un qualunque dipendente sarebbe stato sanzionato per comportamenti analoghi. E le regole – scandiscono – devono essere uguali per tutti”.

“In queste settimane epocali nella storia del nostro Paese – osservano Laganà e Di Trapani – la Rai sta dimostrando di essere un insostituibile punto di riferimento dei cittadini. E per questo un grazie va alle lavoratrici e ai lavoratori che, nonostante le difficoltà, stanno assicurando ancora una volta un prodotto di straordinaria qualità: nessun eroismo, semplicemente un profondo senso di responsabilità per la missione che si svolge al servizio del Paese. Ancor di più quindi devono essere sanzionati comportamenti che rischiano di inficiare questo lavoro straordinario”.

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