Vaccini obbligatori: chi è favorevole e chi è contrario

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Vaccini: a volerli obbligatori, in italia, è sempre l’apparato mainstream

La scienza mondiale si divide sul vaccino russo annunciato da Putin e Mosca replica definendo “infondati” i dubbi emersi. In Italia la ricerca dei volontari per la sperimentazione del vaccino anti Covid-19 ha superato le 4mila adesioni. La politica inizia il confronto e lo scontro su come dovrà essere somministrato: a far discutere è l’ipotesi di non obbligatorietà del vaccino.

Matteo Renzi ha lanciato una petizione ad hoc proprio per chiedere che il vaccino sia obbligatorio.

Contro l’obbligo si schiera invece Matteo Salvini: “Io sono sempre perchè la gente possa scegliere, quindi sono per la volontarietà” dei vaccini.

Conte ha mostrato un cauto ottimismo sui tempi del vaccino italiano: “Se si dovessero confermare le proiezioni ottimistiche c’è la possibilità di mettere il vaccino presto a disposizione di tutti e anche di altri Paesi europei”, ha spiegato, aggiungendo che la speranza è che sia pronto nel giro di mesi, entro la fine dell’anno. Ma, ha specificato il premier, “non ritengo debba essere obbligatorio, ma deve essere messo a disposizione di tutta la popolazione”.

Una posizione cerchiobottista quella di Giuseppe Conte: sa che il tema è spinoso e qualsiasi posizione categorica, in un senso o nell’altro, scontenterà inevitabilmente una larga fetta di popolazione.

LA PROPAGANDA DI RENZI

Il leader di Italia Viva, invece, da sempre schierato per qualsiasi posizione espressa dal pensiero dominante, ha già da tempo deciso la parte da recitare: quella dell’applicatore radicale di ciò che è gradito all’establishment globalista. “Se davvero arriveremo al vaccino contro il Covid questo vaccino dovrà essere obbligatorio per tutti. Obbligatorio, non facoltativo. Obbligatorio!, ha scandito l’ex presidente del Consiglio, annunciando l’avvio della raccolta firme promossa dalla renziana Lisa Noja “affinché più persone possibili facciano pressione sul Governo perché non ci sia nessun passo indietro per strizzare l’occhio ai No Vax. Siamo stati chiusi in casa per mesi e se arriva il vaccino lasciamo libertà di scelta? Non scherziamo”.

Il riferimento al termine “No Vax” è bieca propaganda. Il sistema mediatico italiano, fin dal tempi della Lorenzin, cerca di ridicolizzare la grande mole di persone che si pone dei legittimi dubbi sull’accanimento vaccinale. Chi fa obiezioni viene depotenziato attraverso l’accostamento agli atteggiamenti folkroristici di una sparuta, sguaiata, minoranza. Il problema in realtà è serio e il crescente numero di sostanze che si vorrebbe iniettare in soggetti sani non si può pretendere venga accettato in modo acritico, tacciando di eresia chiunque si chieda se non possano esserci degli interessi che spingono in una direzione piuttosto che in un altra. Qui non è in discussione il vaccino inteso come strumento di prevenzione, la questione è come si intende utilizzarlo e dove finisce la reale utilità e inizia il mero business.

D’altronde, coloro che spingono per l’obbligatorietà non solo di questo, ma di tutti i vaccini, generalmente sono coloro che in ambito economico, sociale, culturale e politico, dove non è necessario essere scienziati per capire le dinamiche in atto, tengono posizioni più antipopolari e di vicinanza ai poteri forti. Senza diventare paranoici, porsi due domande prima di tirarsi sule maniche, quindi, è più che lecito. Anche considerato che le multinazionali

INTERVIENE LO SPALLANZANI

E il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, osserva: “E’ presto per pensare all’obbligatorietà del vaccino. Mi sembra più una querelle politica che altro. Come si può mettere un obbligo per qualcosa che ancora non abbiamo? Sono 40 anni che si cerca di avere un vaccino contro l’Hiv, ma ancora non lo abbiamo, quindi sono ipotesi che stanno a zero”. 

Infatti la posizione di Renzi e di parte della sinistra sembra funzionale più che altro a strizzare l’occhio alle cause farmaceutiche. Queste potente multinazionali puntano molto sulle attività lobbystiche per ottenere sempre nuovi spazi commerciali, l’opera di ricerca di politici su cui poter puntare e ai quali destinare spinte economiche non si ferma mai. Il giochetto è più banale di quanto possa sembrare.

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