Una nuova guerra fredda. Tiepida

guerra fredda

Forse non dovrebbe stupire più di tanto il fatto che siamo ad una nuova guerra fredda. Questa volta non la si può definire abbastanza tiepida. Però sicuramente inquieta il fatto che la classe dirigente che si trovò il mondo davanti alla crisi di Cuba, con tutti i difetti che le si poteva scrivere, era per ogni paese composta da personaggi di altissimo spessore. Oggi la qualità è nettamente più bassa.

Krusciov non era uno stupido, e riuscì a frenare l’ala più oltranzista ed interventista dell’apparato politico militare sovietico. Ma anche la diplomazia sovietica era composta da uomini in gamba, in primis l’ambasciatore negli Stati Uniti del tempo Dobrynin.  Che riuscì a trovare una via di intesa con Robert Kennedy, fratello del presidente, ministro della giustizia e suo fiduciario nel governo. Egli agì come mediatore diretto con l’ambasciatore dell’Urss.

JFK e McNamara

Come in fondo John Fitzgerald Kennedy era sicuramente un politico abile. Aveva nel suo esecutivo menti di altissimo livello quali Robert McNamara, ex presidente della Ford, che successivamente avrebbe diretto la Banca Mondiale. Ed anche un anno dopo quando Kennedy fu assassinato venne rimpiazzato da un uomo come Lyndon Johnson, che sicuramente aveva un alto spessore politico.

Quando Krusciov dovette cedere il suo posto di capo del governo, venne rimpiazzato da Bréžnev, un uomo che certo non si può rimpiangere, ma che sicuramente aveva grandissime doti di abilità politica. Tanto da riuscire a distendere i propri rapporti con Richard Nixon.

Al momento della crisi di Cuba c’erano menti brillanti nei governi di ambo le parti.

Oggi: troppe bombe e poco cervello

Quello che fa paura è che ad oggi ancora esiste un vasto arsenale di armi atomiche, e le menti sembrano essere nettamente meno brillanti di quelle del tempo.

Forse l’idea sbagliata che il mondo fosse diventato unipolare non ha contribuito a far sì che l’occidente migliorasse la propria classe dirigente. Forse non abbiamo saputo tirare fuori il meglio.

Però siamo in ballo, in una situazione che rischia di sfuggire al controllo ed è necessario essere all’altezza del momento.

Dunque con tutta la preoccupazione del caso, dobbiamo augurarci che le cose si distendano e la politica e la diplomazia, riprendano il controllo della situazione per evitare il protrarsi del conflitto in Ucraina.

Più si va avanti più si rischia un incidente al confine, che potrebbe innescare un escalation. Allo scopo sarebbe auspicabile che nella sua qualità di presidente della commissione europea
Ursula von der Leyen, vista l’inutilità dell’Europa incapace di aggregarsi per la soluzione di una crisi, non usi il poco fiato che ha per continuare a soffiare sul fuoco. Dobbiamo sperare che questi nani diventino dei giganti e salvino le cose.

La pacificazione è l’unica via per garantire un futuro al mondo.

 

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