Un potere di rosa vestito

femminismo

Il femminismo ipocrita – Ogni giorno che passa, a Sinistra e dintorni, è sempre possibile trovare motivi di deprimente riflessione. Quando non di amaro divertimento. 

Lasciamo da parte la penosa Boldrini, la quale ci ha spiegato che, essendo una donna sola senza marito che l’accudisca, si è trovata costretta ad affidare mansioni da serva alla sua assistente parlamentare. Con il che ha seppellito lei stessa il suo declamato e declamante femminismo… 

Concentriamoci piuttosto sulle vicende di casa nostra. Il Presidente della Regione Toscana Giani ha ammesso di aver sbagliato a sacrificare gli anziani per privilegiare la vaccinazione di categorie dal forte potere contrattuale. Cercando però, subito dopo, di scaricare la colpa sui medici di base colpevoli di non essere sufficientemente collaborativi e sul destino che, come si sa, è sempre cinico e baro. 

Mentre il Sindaco di Firenze Nardella continua ad attaccare il suo presidente regionale per gli errori commessi nella distribuzione dei vaccini. Precisando che «Giani ha bisogno di aiuto, di persone che lo sostengano e gli diano le indicazioni giuste sulle scelte da fare». Come a dire che Giani o è incapace di intendere e di volere o è in condizioni di tale fragilità da aver bisogno dell’assistenza di un “caregiver”. Magari nella persona di Andrea Scanzi, che ad Arezzo ha già provveduto a vaccinarsi nonostante la giovane età. 

Se non ci fossero i morti, ci sarebbe da ridere

Ci sarebbe solo da ridere se non vi fossero stati dei morti tra gli anziani non vaccinati. Eppure né Giani né Nardella sembrano preoccuparsi seriamente della drammaticità di una situazione carica di gravissime responsabilità, morali prima ancora che politiche. Come se la straordinarietà dell’emergenza sanitaria li esentasse da considerazioni etiche nell’agire politico ed istituzionale.

Una presunzione di innocenza del potere e di chi lo esercita inaccettabile in regime di democrazia. E che comunque non assolve chi ha l’effettiva responsabilità di gestire le politiche sanitarie nell’osservanza della programmazione nazionale e nel rispetto dei diritti costituzionali tesi a garantire la parità dei cittadini di fronte alla salute.

Certo, un Assessore regionale alla Sanità, consapevole dei doveri del proprio ruolo e con un minimo di dignità, si sarebbe già dimesso. Ma l’Assessore Bezzini non ci pensa neppure. Confortato in questo dal ferreo sostegno del PD. Che teme evidentemente un effetto domino: nel senso che, se salta un tassello del sistema di potere regionale, tutto l’equilibrio interno al PD (faticosamente raggiunto attraverso aspre trattative tra bande) rischia di vacillare. Ed il potere, per il Pd, è tutto e viene prima di tutto.      

A Roma continuano a fare giochi di potere

A proposito dei giochi di potere, infine, non possiamo non rilevare quanto accaduto a Roma, dove il Capogruppo del PD al Senato Marcucci ha lasciato l’incarico ad una donna, sua collega, ma solo dopo aver ottenuto la facoltà di sceglierla e designarla. Una quota rosa col nastro azzurro del “tutor” maschile.

Fantastico! Così Marcucci è riuscito nell’impresa di rispettare formalmente il diktat del Segretario neutralizzandolo completamente sul piano politico. E se l’intento di Letta era quello di chiamare al ruolo di Capigruppo parlamentari delle donne, per ridimensionare il correntismo ed eliminare di fatto i due Capigruppo in carica rei d’essere maschietti di etnia renziana, beh va detto che il suo è stato un autentico boomerang.

Perché il risultato conseguito ha solo certificato la persistenza delle correnti interne e, in queste, l’ancor forte presenza renziana.  Ma allora, abbandonando Letta alla sua compromessa serenità, dobbiamo chiederci che valore possono mai avere delle quote rosa concesse dai maschietti in funzione del loro potere correntizio.

Ma il femminismo del PD che fine ha fatto?

A questo si riduce il tanto sbandierato femminismo del PD? Al fatto che solo uomini di potere possono concedere spazio e ruolo alle donne impegnate in politica? È questo il cambiamento promesso? Evidentemente no. Questo è solo l’inganno ideologico smascherato dalla cruda realtà delle cose e degli uomini.

Ma succede quando certi temi, peraltro non prioritari in tempi di crisi economica e socio-sanitaria, vengono sbandierati e strumentalizzati esclusivamente a fini di potere. Succede quando un partito si perde nel proprio labirinto interno, smarrendo ogni rapporto con la realtà del Paese sempre più segnata da miseria e disperazione. L’Italia soffre, perde fiducia e speranza nel futuro. 

E nella nostra Firenze, mortificata dai disastri della campagna di vaccinazione e scossa dalla protesta di intere categorie di lavoratori ed operatori economici, si fa ora strada la povertà. È di oggi la notizia che, nell’ultimo anno, 9.000 persone sono scivolate nell’indigenza; mentre è aumentato del 42,8% il numero di persone rivoltesi all’assistenza della Caritas. Dati drammatici che parlano da soli. Ma il Pd continua a trastullarsi in una improvvisata casa di bambole, cercando di rivestire di rosa il suo potere.

 

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