Un Occidente di piccoli leader

Un Occidente di piccoli leader. Questo è il dramma principale del fronte che vorrebbe sfidare Cina e Russia. In quei paesi, le leadership sono più forti. Anche perché ci sono sistemi molto meno indeboliti dal bilanciamento di poteri che dà senso all’occidente.

Le nostre democrazie sono una risorsa

Non dobbiamo assolutamente pensare che la soluzione sia comprimere la democrazia liberale. È quella che rende l’occidente speciale ed attrattivo. Solo che c’è bisogno di ritrovare forza.

Per decenni abbiamo messo in discussione i nostri valori. Pensando che esistesse una colpa degli occidentali, e scusandoci anche di tutti i progressi che la nostra civiltà ha fatto fare all’umanità. Questa è la ragione principale della nostra debolezza.

Avere seminato divisione, aver messo in discussione l’orgoglio di appartenenza nazionale ed i valori dell’Occidente, ha portato molte persone a non fidare più in esso.

Attualmente purtroppo la situazione è aggravata da leader molto precari.

L’Europa non è una grande potenza

L’Europa come al solito si rivela inconsistente. Il problema non è da collegare alla leadership. L’Europa in realtà non ha una leadership. La signora Ursula von der Leyen, non è sicuramente tra i miei politici preferiti. Ma potrebbe fare poco anche qualunque altro politico europeo, al suo posto.

Semplicemente perché gli europei non scelgono di dare serie competenze all’Unione. Non vengono date nella politica estera, e non viene danno nella difesa e nella sicurezza. Dunque nelle situazioni critiche, l’impianto europeo dimostra tutta la sua fragilità.

Il leone catturato

Boris Johnson è infine caduto. Ciò non vuol dire che  la politica estera inglese cambierà. Alla fine Winston Churchill entrò in piena crisi e cadde prima ancora della resa del Giappone. Questo non cambiò la politica estera del Regno Unito.

Certo però il Giappone del tempo poteva resistere poco. Con Boris Johnson il fronte occidentale perde un leader estremamente determinato. Ed il futuro del governo è molto incerto.

Macron azzoppato

Nonostante la vittoria su Marine Le Pen, in Francia gli elettori hanno fatto cambiare la musica. Le elezioni legislative hanno fortemente indebolito Macron. Il sistema francese è nettamente più stabile di quello italiano.

Però i francesi non hanno conferito al presidente una maggioranza a lui gradita. Dunque dovrà fare i conti con l’opposizione. Dovrà coabitare .Questo può anche rafforzare un paese.

La Francia non è tra i più a zelanti nel sostenere il conflitto. Però è innegabile che si sia aperta un ulteriore falla, nel disomogeneo fronte occidentale.

Il morbido successore della cancelliera di ferro

Succedere ad una donna di grande spessore come Frau Merkel, non sarebbe stato facile per nessuno. E come nel caso francese anche i tedeschi si rapportano con la Russia guardando prima all’interesse nazionale, poi a quello della coalizione.

Però Olaf Scholz, non riesce neanche ad inseguire l’ombra dell’autorevolezza dell’illustre predecessore. E nessuno può negare che l’apparato tedesco, sia quello portante dell’Europa insieme a quello francese. La somma dell’incertezza franco tedesca è sicuramente preoccupante, per chi vuole continuare un lungo conflitto.

L’Italia nel panico

Quasi tutto il quadro politico italiano è comunque rimasto allineato all’occidente. Ed anche l’unico partito di opposizione, non mette in discussione tale posizione.

Però in Italia è già iniziata la campagna elettorale. La debolezza del governo Draghi è sotto gli occhi di tutti. L’economia è gravemente provata dai rincari, e l’opinione pubblica ferocemente contraria al conflitto. O meglio a pagare il prezzo del conflitto.

Biden alla frutta

A novembre avremo le elezioni di medio termine. Biden probabilmente non si troverà a perderle come Macron. Per lui saranno una vera e propria Waterloo.

Rischia di perdere nettamente la maggioranza sia alla camera che al senato. Quindi dovrà confrontarsi probabilmente con un’ampia maggioranza repubblicana. Questo sarà veramente devastante.

Un presidente nettamente incapace con i numeri della sua parte, si troverà anche messo all’angolo. In molti sostengono che i democratici non saranno disponibili a ricandidarlo in caso di sconfitta troppo netta.

Ma nessuno può negare che ciò sarebbe estremamente deleterio. Il leader più forte dell’Occidente è il presidente degli Stati Uniti. E per due anni avremo un uomo alla Casa Bianca minato nella sua stessa autorevolezza.

Il Sultano pensa alla Turchia

La leadership più forte, del paese dopo gli Stati Uniti più autorevole militarmente nella Nato è salda.

Erdogan è forte e determinato. Ma guarda agli interessi Turchi. L’Alleanza Atlantica per lui atlantica per ora non è in discussione . Ma la Turchia sta stabilendo ottimi rapporti rapporti anche con le potenze antagoniste.

Per Erdogan l’unica cosa che non può essere messa in discussione è  l’interesse nazionale. La grande Turchia.

Una prospettiva inquietante

Con tutte queste ragioni di debolezza, non si può pensare che non ci siano ripercussioni sul campo. Che non ne venga influenzata la politica estera dei singoli stati. E la politica dell’Alleanza nel complesso.

Prima di imbarcarsi in nuovi rilanci sullo scacchiere che potrebbero sfuggire di mano, l’occidente dovrebbe fortificare se stesso.

 

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