Tutte le guerre meritano attenzione: basta con i conflitti di “serie A” e “serie B”
Viviamo un tempo in cui il mondo è attraversato da un numero di guerre senza precedenti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
Secondo i dati aggiornati al 2025, ci sono 56 conflitti armati attivi, che coinvolgono 92 Paesi in modo diretto o indiretto. Solo nel 2024 sono morte oltre 233.000 persone, e più di 100 milioni sono state costrette a fuggire dalle proprie case.
Davanti a questa realtà drammatica, mi chiedo: perché alcuni conflitti vengono raccontati ogni giorno, mentre altri restano invisibili?
Perché alcune vittime commuovono l’opinione pubblica, mentre altre sembrano non esistere?
La risposta, purtroppo, è tanto semplice quanto amara: non tutte le guerre “convincono” i media o servono a costruire una narrazione politica di parte. Alcune tragedie sono considerate strategicamente “utili”, altre invece vengono ignorate. È il triste gioco delle cosiddette guerre di “serie A” e “serie B”.
Nel mondo oggi non si muore solo a Gaza o in Ucraina – conflitti tragici e reali, che meritano attenzione – ma anche in:
🇸🇩 Sudan, dove una guerra civile ha causato oltre 61.000 morti;
🇲🇲 Myanmar, devastato da un regime militare sanguinario;
🌍 Africa Occidentale, dove jihadisti seminano terrore tra Mali, Burkina Faso e Niger;
🇸🇾 Siria, 🇨🇩 Congo, 🇭🇹 Haiti, 🇲🇽 Messico, dove violenze, povertà e criminalità organizzata fanno migliaia di vittime ogni anno.
Eppure, di questi drammi si parla pochissimo. Nessun corteo, nessun appello, nessuna grande mobilitazione
Nelle piazze e nei dibattiti istituzionali si parla solo di un conflitto: quello tra Israele e Palestina. Un dramma che merita certamente attenzione, ma che non può oscurare le altre tragedie in corso nel mondo.
C’è chi, per convenienza ideologica, ha scelto di sollevare solo alcune bandiere, ignorandone altre. È una forma di ipocrisia politica e morale che rifiutiamo con forza
È come se esistessero popoli più meritevoli di solidarietà di altri, come se alcune sofferenze valessero più di altre. È inaccettabile.
Le guerre non devono mai essere strumenti di consenso politico, né occasioni di propaganda. Ogni vita umana ha lo stesso valore, ovunque nasca, qualunque sia la sua fede o nazionalità. Ogni conflitto è una sconfitta dell’umanità intera.
Per questo credo sia tempo che il mondo dell’informazione, della politica, della scuola e della cultura tornino a promuovere una visione universale della pace, capace di vedere e ascoltare anche chi non ha visibilità, anche chi non ha voce
La solidarietà vera è imparziale, non si schiera a comando, non seleziona le vittime in base alla convenienza. Solo se torneremo a indignarci per ogni guerra, e non solo per alcune, potremo dirci davvero civili.
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