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Home Economia

Trump rilancia la sfida commerciale: 30 % di dazi più un 10 % per la “difesa dell’Occidente”. L’Europa deve svegliarsi?

di Simone Margheri
15 Luglio 2025
In Economia
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trump
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Trump rilancia la sfida commerciale: 30 % di dazi più un 10 % per la “difesa dell’Occidente”. L’Europa deve svegliarsi?

Donald Trump è tornato a fare rumore. Stavolta con un annuncio che ha colto di sorpresa anche i più abituati ai suoi toni sopra le righe: da 1° agosto 2025, gli Stati Uniti potrebbero applicare un dazio del 30 % su tutte le importazioni provenienti dall’Unione Europea e dal Messico

Ma non è tutto. Il tycoon ha aggiunto che, secondo lui, sarebbe congruo aggiungere un ulteriore 10 % per coprire i servizi militari che gli USA hanno fornito all’Europa “a difesa dell’Occidente” negli ultimi decenni.

Una provocazione? Forse. Ma anche un messaggio molto chiaro: Washington non è più disposta a “sussidiare” i partner europei né economicamente né militarmente senza contropartite.

L’IVA europea? Per Trump è un dazio mascherato

Alla base del ragionamento di Trump c’è una convinzione errata, ma politicamente efficace: l’IVA europea (Imposta sul Valore Aggiunto), secondo lui, funge da dazio, perché colpisce i prodotti americani venduti in Europa.

In realtà, l’IVA è una tassa interna, applicata indistintamente sia ai beni nazionali sia a quelli importati. Inoltre, è rimborsata all’esportazione, il che significa che un prodotto europeo venduto negli USA non porta con sé il peso dell’IVA.

Ma nella narrazione di Trump – semplificata e orientata all’impatto mediatico – l’IVA diventa un simbolo dell’asimmetria tra Europa e Stati Uniti: loro ci tassano i prodotti, noi dobbiamo reagire

Dazi vs. tasse: non è solo una questione tecnica

La differenza tra dazi e tasse non è una sfumatura per tecnici. I dazi si applicano alle frontiere, su prodotti importati, e hanno uno scopo economico e strategico: proteggere l’industria locale, condizionare i rapporti commerciali, generare entrate. Le tasse interne, come l’IVA, sono invece uno strumento di finanziamento della spesa pubblica, e valgono per tutti, indipendentemente dalla provenienza del bene.

Confondere i due concetti serve però a Trump per legittimare le sue mosse come forme di “equità reciproca”.

Il conto militare e il 10 % “extra”

Alla provocazione fiscale si aggiunge quella geopolitica. Trump ha più volte accusato l’Europa di “vivere sotto l’ombrello militare americano” senza contribuire in modo adeguato. Il dazio supplementare del 10 %, nella sua visione, è una sorta di risarcimento per il ruolo di poliziotto globale che gli USA hanno svolto, soprattutto nella NATO.

Ma c’è chi ha già risolto il problema Trump :Cina-USA: quando i dazi diventano un gioco a due

Negli scorsi mesi, infatti ,Trump ha avviato un braccio di ferro simile con la Cina. Le tariffe americane erano salite fino al 145 % su alcune categorie, e Pechino aveva risposto con dazi fino al 125 %. Tuttavia, la trattativa – anche se aspra – ha portato a un primo accordo tecnico che ha visto la riduzione dei dazi a una media del 55 %.

La differenza, però, è nella gestione diplomatica: la Cina ha risposto con il suo leader, Xi Jinping, che ha diretto personalmente la linea negoziale

Niente tecnocrati, niente delegazioni bizantine. E soprattutto, niente esitazioni.

Ma perché l’Europa dorme (ancora)?
Di fronte a questo nuovo scenario globale, l’Europa appare ancora una volta lenta, disunita e priva di una voce unica. La Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, si muove tra equilibri interni, compromessi di corrente, logiche di coalizione e burocrazia. Un apparato tecnocratico che difficilmente può reggere l’urto di leader carismatici, rapidi e decisi come Trump o Xi.

L’UE appare così per quello che è:, cioè un gigante economico con piedi di argilla politica. Forte nei numeri, debole nel coordinamento

La soluzione forse è banale , servirebbe un altro Trump. Ma europeo.
Questa crisi, come tutte le crisi, è anche un’opportunità. Trump – per quanto ruvido, ignorante in economia, e spesso autolesionista – ha almeno avuto il merito di svegliare brutalmente un’Europa adagiata sulle sue certezze e incapace di reagire con rapidità.

Se l’UE vuole davvero giocare da protagonista nel mondo di oggi, deve cambiare i suoi calzari politici

Servono:

Una politica estera unica,

Un esercito europeo,

Una vera difesa dei confini,

E soprattutto un governo europeo eletto democraticamente da tutti i cittadini dell’Unione.

Solo con una leadership legittimata dal basso, libera dai veti nazionali e non ostaggio dei giochi di palazzo, l’Europa potrà rispondere a Trump… con un altro Trump: forte, diretto, rappresentativo.

La Cina l’ha già fatto. E oggi ne raccoglie i frutti. L’Europa, se non vuole essere solo il campo di battaglia tra potenze esterne, deve diventare finalmente un soggetto politico vero.

Altrimenti, continuerà a subire

E forse, se non cambiamo passo adesso, non avremo un’altra occasione.

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Tags: BOOM ECONOMICOdaziDONALD TRUMPPRIMO PIANOUNIONE EUROPEA
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