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Home Politica

Toscana: La repubblica di Salò dei nuovi fascio-comunisti

di Niccolò Nesi
11 Novembre 2025
In Politica
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toscana
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La Giunta regionale della Toscana è finalmente nata. Parto difficile. Che ha dovuto mettere insieme la voglia di rivalsa della sinistra sciagurata in ottica Schlein con l’autoimposizione del governatore Giani. Un po’ come mescolare acqua e olio. All’inizio si crea un’emulsione, ma poi la fisica prevale e si dividono.

Eugenio Giani, dicevamo. Presidente confermato. Vecchio mestierante della politica Toscana. I più maliziosi lo chiamano “il Tartina” per la sua immensa esperienza nel presenziare a buffet, aperitivi, cene (anche quattro a sera, roba da professionisti). Vecchio e mestierante, mi pare che rifletta perfettamente la situazione. Che dire di Giani? Non può che essere definito un brav’uomo.

Con un colpo di mano e di astuzia derivante da tanti, troppi anni nella politica locale, il buon vecchio Eugenio si era ricandidato alla presidenza, mettendo in scacco Elly e tutto il suo contorno arcobaleno. Ma lei, come già fatto a Firenze imponendo Giorgio, ha dovuto fare la sua “pisciatina territoriale” facendo salire alla vicepresidenza tale Mia Bintou Diop. Figlia del presidente della comunità senegalese livornese, questa ragazza di 23 anni con una profonda e intensa esperienza politica (23 anni) da carneade di provincia è stata messa, consacrata alla seconda carica regionale dal Segretario PD Schlein. Caligola, col cavallo senatore, non avrebbe saputo fare meglio. Un modo nemmeno troppo velato per dire a Giani: ok, tu sei lì, io non ti volevo e ti marco a uomo con una mia fedelissima. Nota di colore (sono una merda?): la Diop è quella che ha curato la comunicazione (armocromista a parte) proprio per la Schlein. Meritocrazia allo stato dell’arte.

La Toscana sta diventando una riserva indiana

Come Salò era diventato l’ultimo baluardo per gli ultimi fascisti, morti ma ancora non convinti, la Toscana è diventata la roccaforte del comunismo arcobaleno, free-palestine, woke, inclusivo, stucchevole e anti italiano (parole di Prodi, non mie).

La giunta regionale precedente aveva visto anche delle note liete: la Saccardi aveva fatto un buon lavoro a Agricoltura e Caccia. E infatti è stata puntualmente rimossa e messa come presidente del Consiglio regionale. Promoveatur ut amoveatur. 

Per il resto un circotogni di livello avvilente. Con esperienze fra il nullo e il triste. Così in ordine sparso, abbiamo il baby delfino Brenrad Dika nel ruolo di Sottosegretario, la Monni che passa alla sanità dopo l’ottimo (!) lavoro a ambiente e lavori pubblici.

A questo punto, dopo le sue ultime prodezze stradali, avrebbero potuto dare le infrastrutture alla Manetti.

La situazione è grave ma non è seria, avrebbe detto Ennio Flaiano. Cariche date con lo stesso criterio di quando si dà il becchime ai polli. Speriamo, a questo punto, che la fine sia la stessa dei Repubblichini.

 

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Tags: GIANIGIUNTAPRIMO PIANOTOSCANA
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