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Toscana, addio a Giani? Le ombre giudiziarie affondano il campo largo

di Redazione
18 Luglio 2025
In Politica
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Eugenio
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Toscana, addio a Giani? Le ombre giudiziarie affondano il campo largo

Articolo di Domenico Tiburzi

Nelle stanze della politica che conta, si è consumato un atto cruciale, che potrebbe riscrivere il destino della Toscana e, con essa, l’intera epopea, sempre più travagliata, del cosiddetto “campo largo”.

Elly Schlein, con l’abilità di chi maneggia frammenti di un vaso già rotto, ha deciso di frenare la ricandidatura di Eugenio Giani alla presidenza della Regione

Quattro ore di conciliabolo serrato, dove strategie e compromessi si sono intrecciati in un groviglio di ambizioni e, diciamocelo, qualche inevitabile mal di pancia.

La palla, in questo gioco di sponda politico, è ora passata al tavolo di un’alleanza che appare sempre più come un gigante dai piedi d’argilla: il connubio forzato tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Giani, con l’aplomb del politico navigato, ha ostentato serenità, affidandosi alle decisioni della segreteria del suo partito e smentendo con perentoria fermezza ogni voce di “passo indietro”.

Eppure, nei corridoi umidi di segreti della Regione Toscana, lontano dai clamori della stampa, si mormora con insistenza ben altro

Si sussurra che il governatore sarebbe ormai pronto a gettare la spugna, a patto però di ottenere un posto blindato nel prossimo Parlamento. Una poltrona sicura a Roma, insomma, una sorta di risarcimento per una presidenza che, ahimè, sta sfumando.

La mossa di Schlein di piegarsi alla volontà del M5S non è frutto del caso. È una mossa dettata dalla necessità, quasi dalla disperazione, di tenere in piedi un’alleanza fragile come il cristallo.

Una decisione che, come era prevedibile, ha già fatto storcere il naso alla corrente più pragmatica dei riformisti dem. Essi vedono in Giani non solo un uomo d’esperienza, ma anche l’incarnazione di un pragmatismo politico che mal si sposa con le rigidità ideologiche, spesso permeate di ipocrisia, dei grillini.

Ma oltre le cronache da palazzo, oltre le manovre e le ambizioni personali, si erge una questione ben più grave, un macigno imponente che minaccia di far crollare l’intero castello di carte del “campo largo”: le indagini giudiziarie

Le difficoltà nel dare forma a questa alleanza in Toscana aumentano drammaticamente a causa delle inchieste che coinvolgono alti funzionari del PD toscano. La sola prospettiva di una ricandidatura di Eugenio Giani, pur non essendo egli personalmente indagato per tutte le vicende, rischierebbe di compromettere irrimediabilmente l’unità della coalizione.

E qui risiede il nodo gordiano: il Movimento 5 Stelle, con la sua litania, spesso strumentale ma innegabilmente efficace, sulla questione morale, ha sempre mostrato una ferma opposizione a sostenere candidati con la benchè minima ombra giudiziaria

Una posizione granitica che, nel tempo, ha fruttato consensi, ma che ora rischia di trasformarsi in una vera e propria camicia di forza per le ambizioni di alleanza.
Parliamoci chiaro, signori. La presenza di indagini come quella sulla gestione dei rifiuti, la tristemente celebre inchiesta “Keu”, non può certo essere liquidata come un dettaglio minore.

Ricordo bene le carte di quell’inchiesta, che hanno squarciato il velo su un sistema di smaltimento illecito di rifiuti tossici, coinvolgendo nomi eccellenti della politica e dell’imprenditoria toscana, portando ad arresti e a un’ondata di fango che ha lambito i vertici regionali

Una vicenda che ha rivelato una Toscana, e un’Italia, che troppo spesso chiude un occhio, o anche due, davanti a pratiche illecite che avvelenano la nostra terra e la nostra gente. Questa non è mera cronaca, è la ferita aperta di un sistema corrotto.

E non dimentichiamo le indagini sui bilanci e altre intricate questioni finanziarie che hanno sfiorato la gestione regionale. Tutti fascicoli che, per il Movimento 5 Stelle, rappresentano un ostacolo insormontabile. Sostenere un candidato che, seppur mai condannato, vede il proprio nome legato a queste inchieste, sarebbe per i grillini una palese e clamorosa contraddizione con i principi fondanti della loro stessa esistenza

Sarebbe un tradimento verso quell’elettorato che li ha premiati proprio per la loro presunta incorruttibilità. Un colpo durissimo alla credibilità di quel “campo largo” che, diciamocelo, appare sempre più come un’accozzaglia di interessi piuttosto che un’alleanza politica solida e coerente.

Il PD, come un vecchio equilibrista in bilico su un filo sottile, si trova dunque di fronte a un dilemma angoscioso

Da un lato, la tentazione di puntare sull’usato sicuro, su un governatore che, con tutte le sue pecche, ha pur sempre gestito la regione e possiede un suo zoccolo duro di voti. Dall’altro, la necessità vitale di non far saltare l’alleanza con il M5S, senza la quale le possibilità di vittoria contro un centrodestra sempre più agguerrito, in questa Toscana sempre meno rossa, si ridurrebbero a un lumicino.

La scelta di Schlein di “stoppare” Giani, pertanto, trascende la mera tattica politica interna

È un tentativo disperato di rimuovere un potenziale punto di rottura decisivo per l’intera strategia del “campo largo”. Le inchieste che aleggiano sulla figura di Giani, indipendentemente dal loro esito finale in sede giudiziaria, sono già diventate un macigno politico. Sono capaci, nel loro solo esistere, di far deragliare accordi e di acuire le divisioni interne di un partito che, come il PD, sembra sempre più lacerato tra le sue anime e le sue convenienze.

La morale, in politica, spesso si piega di fronte alla ragion di stato

Ma qui, la ragion di stato del “campo largo” si scontra con una realtà giudiziaria che non ammette sconti né compromessi di facciata.

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Tags: Campo LargoElly SchleinEUGENIO GIANIIN EVIDENZATOSCANA
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