Testa a testa sulla riforma della prescrizione: Massimiliano Manzo e Alessio Bonciani a confronto

Paolo Sebastiani – Cosa ne pensate della riforma della prescrizione?

Alessio Bonciani – Penso che non sia una partita che deve essere identificata politicamente come una battaglia dei 5 Stelle perché è così, è un problema che c’è sempre stato, anche in altre aree politiche. Io lo dico da ex deputato, ex appartenente ad uno schieramento che non è neanche lontanamente vicino a quello dei 5 Stelle, ma che condivide sicuramente l’esigenza di garantire, con degli elementi concreti, e quindi con delle riforme legislative concrete, quella di cui si parla spesso, cioè la certezza della pena, piuttosto che a dare valore a quelli che sono i primi due gradi di giudizio. Il fatto che ci sia la possibilità di ricorrere contro una sentenza non vuol dire che non deve esserci nessun valore in una condanna in primo grado, piuttosto che in appello, e penso che allo stesso modo, anche se questo può sembrare uno slogan, che si debba dare la possibilità alla nostra magistratura di mandare davvero in carcere le persone colpevoli.

Massimiliano Manzo – Ovviamente, io parlo da avvocato penalista; quindi, forse, una delle categorie, insieme ai magistrati, insieme agli altri operatori del diritto, più interessate ad una possibile riforma. A mio avviso è un errore introdurre un tema tanto delicato con un emendamento. Intanto, non lo vedo come un discorso politico, cioè il mio ragionamento prescinde dalla politica ma trova il suo fondamento nella base dei principi, che sono anche costituzionali: il giusto processo, un processo rapido, un processo che porta all’accertamento. L’altro giorno, riflettendo tra me e me, pensavo che un intervento di questo tipo, cioè un allungamento sine die della prescrizione, anche in caso addirittura di sentenza assolutoria, sarebbe come, non riuscendo a vincere una malattia, continuare a somministrare sempre più farmaci al paziente, per un periodo ancora più lungo. A mio avviso, per risolvere il problema prescrizione, inquadrandolo come una malattia, si deve andare a colpire, non quello che è la durata, ma le modalità del processo, cioè le forme del processo. Quindi una riforma della prescrizione potrebbe essere versata all’interno di una riforma totale del nostro codice procedurale. Certo, questo non è possibile attraverso un emendamento.

Paolo Sebastiani  I processi hanno una durata lunghissima, ben maggiore a tutti gli altri Paesi europei. Quali potrebbero essere le misure da adottare per migliorare il “sistema giustizia” in Italia?

Alessio Bonciani   In un mondo perfetto, sicuramente i processi dovrebbero essere molto brevi. Siamo ben lontani, purtroppo, dal vivere in un mondo perfetto, lo siamo soprattutto per quanto riguarda il sistema giudiziario ma anche la magistratura in generale. Il legislatore che tenta di realizzare delle riforme per affrontare temi concreti, lo fa con gli strumenti a disposizione nella nostra democrazia. I 5 Stelle stanno cercando di affrontare un tema concreto che riguarda la giustizia, come del resto è sempre avvenuto.

Non ho memoria, nei miei 46 anni, di una legislatura all’interno della quale non si sia provato a riformare il processo e la magistratura. I risultati, purtropp,o sono sotto gli occhi di tutti; dobbiamo prendere quel poco che è stato fatto, meglio di niente.

Massimiliano Manzo – Secondo me la soluzione non è spostare il traguardo sempre più lontano, il traguardo inteso come fine del processo, ma è aumentare la potenza, i cavalli del motore che abbiamo sulla macchina. E come si fa questo? Posto che, parlo da avvocato ma anche da cittadino, dare la responsabilità alla magistratura è troppo semplice e troppo comodo. Io credo che i magistrati – almeno quelli che conosco io – lavorino tanto. Io mi ricordo addirittura, un PM che mi mandò una mail a mezzanotte, dicendo che sarei dovuto andare il giorno dopo a parlare con lui. 

Credo che si debba riformare sia il codice procedurale, eventualmente incentivando e non distogliendo gli imputati o proibendo l’accesso ai riti alternativi come si dice in questi ultimi tempi, ma anche investendo in organico nuovo, distribuendo meglio i lavori, distribuendo meglio all’interno degli uffici i fascicoli, anche perché alcune volte, anzi molto raramente, perché mi pare che sia la maggioranza dei casi, i procedimenti arrivano alla prescrizione o vicino alla prescrizione prima addirittura che avvenga l’esercizio dell’azione penale. E questo non c’entra nulla il tecnicismo dell’avvocato o l’eccezione o la troppa vicinanza tra il momento del fatto e la prescrizione, ma è un problema organizzativo.

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