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Tempo di Decreto Fiscale

di Redazione
9 Marzo 2020
In Politica
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Tempo di Decreto Fiscale
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Riprendendo le parole del Presidente del Consiglio che aveva detto che il Governo avrebbe adottato un Decreto Fiscale “con il cuore”, c’è da chiedersi con quale cuore poi il provvedimento sia stato effettivamente adottato. Peraltro, anche il concetto in sé – cioè quello per cui una manovra economica debba essere fatta “con il cuore”, assegnandosi una connotazione “umana” ad un simile provvedimento – è qualcosa di profondamente errato.

Infatti, nonostante l’evidente fine elettorale della manovra, non si può certo credere che un provvedimento del genere debba dare bontà agli italiani: si tratta (o si dovrebbe trattare) esclusivamente di tenere i conti in ordine e di far crescere il paese. E non per chissà quali imposizioni europee o quale giudizio di agenzie di rating ma solo perché così va fatto in un paese serio.

Ma anche a voler provare a strutturare una manovra finanziaria “umana” il tutto non dovrebbe comunque andare, per evidenti ragioni di equità e giustizia, a discapito dei cittadini onesti che hanno sempre rispettato la legge e pagato le tasse. Ma ciò non è nel caso del condono fiscale. E’ la solita ingiustizia della parabola del figliol prodigo che appare ancora più ingiusta allorché il figlio non sia neppure sempre realmente prodigo. Personalmente le tasse le ho sempre pagate e – cosa che non pensavo possibile – ho recentemente saputo di persone mie amiche che per pagarle hanno addirittura richiesto un prestito bancario.

Esistono persone così. Persone in difficoltà ma oneste, al punto di indebitarsi per estinguere un debito con lo Stato. E poi, invece, ci sono quelli da aiutare, quelli che non hanno “potuto”. Vi sarebbe, peraltro, da chiedersi cosa vuol dire non potere pagare e come si individua chi sia stato in difficoltà e chi invece se ne sia bellamente infischiato di pagare. Peraltro, il condono fiscale che verrà varato è ancora più odioso di quello edilizio. Ma il Governo del cambiamento non si è fatto sfuggire neppure quest’ultimo, perché il condono edilizio è stato inserito dal governo del cambiamento dapprima nel Decreto Terremoto (per le aree delle Marche, dell’Abruzzo, dell’Umbria e del Lazio) e, in ultimo, nel Decreto Genova (per Ischia). In tali decreti sono state previste sanatorie generalizzate di abusi edilizi e l’erogazione di contributi statali per la ricostruzione. Di fatto, pertanto, non solo aiuteremo la ricostruzione a nostre spese ma – come per magia – tutto risulterà conforme alla normativa urbanistico-edilizia. In ottica similare anche il reddito di cittadinanza.

Infatti, se anche sulla carta appare molto meno ingiusto rispetto ad un generico e generalizzato condono, poiché introduce una misura di equità ben possibile in schemi sociali di paesi avanzati, il reddito di cittadinanza di fatto determina il rischio, in un paese come il nostro, che i tanti soldi stanziati vengano dati a pioggia, andandosi a premiare chi non ne avrebbe bisogno o chi sconta una situazione disagiata per esclusiva propria colpa o inerzia. Ma in definitiva quello che veramente preoccupa è che tutti i provvedimenti emessi, come denuncia oggi il mondo confindustriale (ed ahimé anche tante ulteriori istituzioni nazionali ed internazionali) non appaiono in grado di arrecare alcun beneficio all’economia del Paese ed anzi rischiano di determinare procedure di infrazione da parte dell’UE con conseguente addebito delle relative sanzioni.

Sanzioni che ovviamente pagheranno nuovamente i cittadini “senza problemi” cioè coloro per cui non varrà sicuramente il reddito di cittadinanza e forse neanche il condono e per i quali tali provvedimenti appaiono ancor più stridenti ed insopportabili. C’è da stare allegri insomma.

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