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Home Cultura

Teatro Popolare, tra ingenuità ed arroganza

di Barbara Felleca
24 Giugno 2025
In Cultura, Firenze
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Teatro Popolare, tra ingenuità ed arroganza
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Teatro Popolare, tra ingenuità ed arroganza

La strumentale e ideologica discussione sul temuto declassamento del Teatro Nazionale della Toscana, fatto di tradizione ed innovazione, internazionalizzazione e formazione, è un fallimento per Firenze, per la Toscana, e per il mondo della cultura in generale, e prelude, in un gioco delle parti scontato e stucchevole, all’ennesimo braccio di ferro tra Enti locali e potere centrale, in un agone dove la Politica, quella fatta di dialogo e sintesi, cederà il passo alle carte bollate.

Per giorni, secondo il noto copione, destra e sinistra si sono scambiate accuse reciproche ed anche i giornali si sono arrovellati nella ricerca del colpevole, tra il manganello neofascista che si sarebbe abbattuto a colpire la rossa ed antifascista città di Firenze, da una parte, e l’arroganza di un potere locale incrostato ed autoriferito, che nomina e revoca Direttori come se la partita fosse soltanto locale, dall’altra

Non sfugge a nessuno, tanto più adesso che i nodi son venuti al pettine, che questa contrapposizione perniciosa e strumentale tra Firenze e Roma, che vuole marcare la differenza tra una destra di governo ed una sinistra che vorrebbe mantenere l’egemonia culturale forzando la retorica, non abbia giovato a nessuno: né a Firenze né alla Regione, che vedono forse declassato quel che fu il sistema del Teatro Nazionale della Toscana diffuso sul territorio (Firenze e Pontedera); né al sistema Teatro, che se declassato perderà qualche centinaia di migliaia di euro di contributo statale; né al Ministro Giuli, che pure aveva cercato il dialogo con Firenze e che oggi si vede tacciato di fascismo culturale.

Cerchiamo però di non essere ipocriti: le scelte fatte da Firenze hanno contribuito all’agonia, se non alla morte del Teatro Nazionale della Toscana. Questo vale sia rispetto alla scelta della Sindaca Funaro di nominare un Direttore artistico (Stefano Massini) senza neppure avere il garbo di comunicare la nomina al Ministero, che rispetto alla scelta, ancora ad opera della Sindaca Funaro, di epurare, per ragioni incognite, il Direttore Marco Giorgetti che per anni ha guidato il Teatro della Toscana con l’apprezzamento trasversale, allargando la frattura con il Ministero che aveva cercato di ricomporre i pezzi: scelte legittime, forse, che sono state un mix fatale di ingenuità ed arroganza

Ma, allora, lo schiaffo alla città lo ha dato per prima la Sindaca Funaro che ha pensato bene di nominare un Direttore artistico senza neppure informare Roma, anche solo per rispetto istituzionale verso il maggior finanziatore del Teatro della Toscana, o la Commissione ministeriale tecnica che, secondo la vulgata locale, avrebbe declassato il Teatro Nazionale della Toscana solo per fare un “dispetto” a Firenze ed a Massini?

C’è qualcuno che oggi è in grado di chiarire all’opinione pubblica il perché si è scelto di rimuovere anzitempo il Direttore Generale Giorgetti che per qualche decennio aveva guidato il Teatro?

C’è qualcuno che può spiegare, nel rispetto della trasparenza necessaria per chi amministra la res publica, perché si è scelto di esporre il Teatro della Toscana e le sue finanze ad una blindatissima transazione, per quanto si legge, anziché portare a scadenza naturale quel contratto con Giorgetti che nel 2027 sarebbe comunque cessato?

Ci sarà infine qualcuno, nel Salone dei Duecento, in seno a quel Consiglio Comunale dove anche la Sindaca è chiamata a rispondere, che avrà la voglia di interrogare Sindaco ed Assessore alla Cultura sulle scelte di indirizzo, sulle risorse aggiuntive che dovranno essere ricercate tra i soci, e se ci saranno ricadute occupazionali, qualora vi sarà davvero il paventato declassamento?

Per il momento, con la rabbia di chi aveva creduto e lavorato per dare a Firenze ed alla Toscana un Teatro Nazionale, prendiamo atto che, in questo Gioco delle Parti di pirandelliana memoria, i ruoli dei buoni e dei cattivi sono tutti da chiarire, mentre l’unica verità è che, a fare le spese di questa tragica farsa, è il pubblico e la Cultura, quella che non si presta ad essere terreno di scontro ideologico, ma che semmai attraverso il teatro diventa palcoscenico di incontro e rispetto per le differenze

E chissà se coloro che hanno risposto alla mobilitazione invocata dalla Sindaca e da Massini, scendendo in Piazza della Signoria sotto le bandiere valoriali/identitarie di una cultura che si dichiara plurale, antifascista e democratica, accanto al novello Savonarola, saranno pronti a sostenere la prossima stagione acquistando biglietti ed abbonamenti per Pergola, Teatro Era e Teatro di Rifredi.

Il sipario comunque si alzerà, i numeri si vedranno, e chissà se, anche in vista del caldo autunno elettorale, il Gioco delle Parti si chiarirà.

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Tags: BENI CULTURALIFIRENZEIN EVIDENZALa pergolaTEATRO
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