Sultano alle porte

Sultano

Sultano alle porte.  Recep Tayyip Erdogan è diventato un alleato sempre più necessario e prezioso per gli Stati Uniti. Soprattutto perché, difende i propri interessi nazionali. Non fa l’Inter nazionalista. Non gliene frega niente della NATO, se  non rappresenta un vantaggio per la Turchia.

Sarebbe capace di lasciare a piedi il caro vecchio nonnetto che si è insediato alla Casa Bianca. Questo  atteggiamento che rende necessario non irritare troppo il nuovo sultano.

Se qualcuno accusa Putin di voler ricostruire la grande Russia e Xi Jinping l’Impero cinese. Quel qualcuno non si è accorto, di avere davanti un vero nostalgico di un grande impero.

Una grande tradizione imperiale

L’impero Ottomano fu l’impero trainante di larga parte del mondo extraeuropeo. Un impero che seppe imporsi anche in parte d’Europa. Non si deve dimenticare che l’11 settembre 1683 inizio la battaglia di Vienna . Una battaglia che stava per vedere crollare tutto l’impianto europeo, sotto i colpi della Sublime Porta. Denominazione dell’impero Ottomano.

I sultani erano convinti di aver ereditato la dignità Imperiale di Bisanzio . Di essere i legittimi successori dei Cesari. Supportati da un motore politico ed ideologico fortissimo come l’Islam.

Anche la Turchia perse una guerra.  Ma grazie a Mustafa Kemal noto a tutti come Ataturk, riuscì a rappresentare un baluardo inglese, per evitare che la Francia soprattutto l’Italia diventassero preponderanti nel Mediterraneo. Da allora la Turchia fu storicamente legata alle potenze occidentali. Combinando a ciò anche una storica rivalità con la Russia degli Zar , si avvicinò ed aderì alla Nato in funzione antisovietica.

Il ritorno dell’Impero

La Turchia di Ataturk non era un grande impero. Anzi cercò di ribadire fortemente un taglio netto rispetto all’eredità ottomana.  Addirittura adottando l’alfabeto latino. Forzando la laicità dello Stato.

Eppure la passione per la causa nazionale, supportata dall’incredibile forza di una fede, è come una potente brace che cova ardente sotto i carboni  e che ad un certo punto divengono incandescenti.  Recep Tayyip Erdogan rappresenta questa immagine.

È un uomo che incarna la ferma volontà di tornare alla grandezza dell’impero Ottomano. Di riportare la Turchia ad essere il più forte paese dell’area. Una potenza mondiale.

Non dimentichiamoci che i turchi attualmente mantengono il secondo esercito più potente della NATO. Secondo solo agli Stati Uniti.
Con Erdogan l’Islam è tornato protagonista. Innanzitutto perché le forze armate hanno perso la loro funzione di garanti della laicità dello Stato. Lasciando via libera al governo. Poi perché le istituzioni hanno iniziato a portare avanti una rivoluzione moralizzatrice in chiave confessionale.

Turkey First

Soprattutto il premier turco,  hai iniziato a giocare la carta dell’interesse nazionale.

Praticamente l’Italia è stata estromessa dalla Libia. Un paese chiave per la sicurezza del mediterraneo. Quella che noi consideravamo la nostra naturale quarta sponda. Il paese con il quale poco più di dieci anni fa avevamo solidi accordi commerciali. Oggi è un paese off limits per gli interessi italiani.

La  vera forza di Erdogan è la proiezione della potenza turca nel Mediterraneo alle porte d’Europa.

Potrebbe a suo piacimento, destabilizzare l’unione con centinaia di migliaia di migranti .
I turchi sono un gruppo etnico numerosissimo in Germania. E le grandi comunità di turchi nel paese economicamente più importante dell’Unione Europea guardano ad Erdogan come punto di riferimento.

Il gasdotto Eastmed, che avrebbe portato il gas in grandi quantità fino al Salento è stato stoppato. Motivo? Non indispettire il sultano!

Come l’ipotesi di un veto contro l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato potrebbe costringere a dare attrezzature militari e meno garanzie al Popolo Curdo.

Intanto l’Italia è sempre più all’angolo.

 

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