Stare con Biden non significa stare con l’America

Stare con Biden non significa stare con l’America. Questa sarebbe stata una frase assurda, dieci anni fa. Con o contro le visioni di un presidente, sostenitori e oppositori erano sempre,negli Stati Uniti, tutti tradizionalmente compatti nel ritenere l’autorità presidenziale, rappresentativa della nazione. Soprattutto nei conflitti esteri. Nelle questioni estere.

Un paese diviso

Oggi non è più così. L’America non si schiera più graniticamente attorno al proprio presidente. Addirittura l’America non riconosce più l’autorità presidenziale, quale garante dell’unità nazionale. Il capo dell’opposizione nel paese Donald Trump, predecessore dell’attuale inquilino della Casa Bianca, è stato chiarissimo. Arrivando a definire l’attuale presidente come un nemico dello stato da cacciare.

Non è più una questione di confronto politico, è una questione di scontro permanente. Un recente sondaggio ha rivelato che, oltre il 40% degli americani, pensa che ci sarà una nuova guerra civile nel breve termine.

Non che sia colpa di Trump

Ogni sconfitto alle elezioni presidenziali, storicamente,si congratulava con il presidente eletto. Anche in casi estremamente dubbi, come avvenne per Al Gore. Questo legittimava fortemente la democrazia americana.

Donald Trump questo non l’ha fatto. Ma non è stato il primo a comportarsi così. La signora Clinton per prima non ha riconosciuto la legittimità di Trump che l’aveva sconfitta alle elezioni.

I quattro anni della presidenza Trump, sono stati quattro anni in cui i democratici non facevano altro che demonizzare l’ex presidente. Non attaccandolo politicamente. Ma facendo intendere che il nemico del popolo americano sedeva alla Casa Bianca.

Il risultato è un’America profondamente divisa. Dove le fazioni si fronteggiano costantemente, e le fratture nella società stanno aumentando.

In rapporto alla guerra

In molti presumo che, le sanzioni alla Russia diventeranno sempre più impopolari perché con l’inverno, i rincari energetici e i ragionamenti, la già fragile unità occidentale, andrà in frantumi. Ef in parecchi individuano in paesi come l’Italia il ventre molle.

Ma non si comprende ancora un problema molto più forte. Non è tanto il problema delle divisioni dell’Europa. Quelle sono veramente relative, perché è relativa la presenza militare europea sul campo, in quanto non è l’Europa a determinare gli equilibri per la difesa occidentale. Almeno non come struttura unitaria.

Il vero problema è che l’America stessa è profondamente divisa al proprio interno. Gli Stati Uniti potrebbero cambiare atteggiamento. E questo fa comprendere che, con un fronte interno così minato, c’è larga possibilità che il vero ventre molle, lo si riscontri grazie, alle divisioni intestine alla nazione guida del mondo libero.

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