Sprechi, tasse al massimo e una sanità che arranca: il conto (salato) dell’ultimo mandato in Toscana
Nel pieno di una crisi dei servizi pubblici, con la sanità regionale in affanno e il costo della vita in salita, la Regione Toscana ha scelto di battere una strada netta: aumentare l’addizionale Irpef ai massimi consentiti dalla legge, promettendo di “salvare” il sistema sanitario.
Eppure, mentre ai contribuenti si chiedevano sacrifici, dalle pieghe del bilancio emerge una realtà ben diversa: milioni di euro spesi in partecipate decotte, progetti ideologici e iniziative culturali poco trasparenti.
Un conto che, a guardarlo bene, poteva essere almeno in parte evitato
Nel 2024, con una delibera approvata a fine anno, la Giunta Giani ha alzato l’aliquota Irpef regionale fino al 3,33%, il massimo previsto dalla normativa nazionale.
La misura ha colpito circa 600.000 contribuenti, con aumenti che oscillano dai 100 ai 600 euro annui a seconda del reddito (fonte: La Nazione, gennaio 2024). La giustificazione? Un disavanzo sanitario strutturale, che nel 2023 ha superato i 250 milioni di euro.
Un’emergenza, certo. Ma che ne è dell’altra metà del bilancio?
Perché mentre si chiedeva ai toscani di “fare la propria parte”, la Regione continuava a destinare milioni di euro a iniziative tutt’altro che prioritarie.
La sola Firenze Fiera, nonostante bilanci in perdita e rilievi della Corte dei Conti, ha beneficiato di un’iniezione pubblica di 6 milioni di euro. Il Maggio Musicale Fiorentino, travolto dai debiti, è stato “salvato” con oltre 1 milione. E poi una pioggia costante di contributi a eventi, fondazioni, festival, rassegne: quasi 20 milioni di euro solo nel triennio 2021-2023, senza che sia mai stato chiarito con precisione l’impatto reale di tali spese.
Un caso simbolico è quello del progetto scolastico “Alla Pari”, finanziato con quasi 600.000 euro di fondi europei (FSE+) per portare nelle scuole percorsi sull’identità di genere e la parità
Un’iniziativa che ha coinvolto anche bambini di prima e seconda elementare, con attività dedicate alla distinzione tra sesso biologico e percezione soggettiva del genere. Il caso è esploso a Lucca, dove genitori e consiglieri di opposizione hanno denunciato una deriva ideologica inaccettabile. “Un atto di propaganda pagato con risorse pubbliche”, ha dichiarato l’onorevole Rossano Sasso (Lega). Anche Marco Stella (Forza Italia) ha parlato di “progetto da interrompere subito”, citando la mancanza di consenso informato da parte delle famiglie (fonti: Nove da Firenze, Orizzonte Scuola).
Intanto, la sanità, per la quale si è scelto di spremere i contribuenti, continua a perdere colpi
Il disavanzo del 2023 ha sfondato il tetto dei 250 milioni, e i servizi restano in affanno: liste d’attesa infinite, carenza di medici di base, pronto soccorso in sofferenza e personale sanitario sottopagato. La Corte dei Conti ha rilevato anche irregolarità nei trattamenti accessori del personale degli staff politici regionali, mentre il personale ordinario lamenta condizioni di lavoro sempre più critiche.
Facendo un rapido conto, l’aumento Irpef porterà nelle casse della Regione oltre 250 milioni di euro l’anno
È la stessa cifra, guarda caso, del disavanzo sanitario. Ma è anche una cifra che poteva essere ridotta sensibilmente evitando sprechi sistemici: i 6 milioni a Firenze Fiera, i 20 milioni per cultura e spettacolo, i progetti scolastici controversi, i bonus fuori norma agli staff. Una montagna di fondi destinati non ai servizi, ma all’apparato. E se anche solo la metà di queste voci fosse stata tagliata o ricalibrata, oggi il peso dell’Irpef sui cittadini sarebbe sensibilmente inferiore.
Non è solo una questione di contabilità
È una questione di priorità. In questi anni, la Regione ha scelto di non scegliere: ha continuato a spendere come prima, ma chiedendo più tasse. La promessa era di salvare i servizi. Ma il risultato è che i cittadini pagano di più per ricevere meno.
Nel dibattito elettorale che si apre, il nodo vero non può essere ignorato: non basta dire “difendiamo la sanità pubblica”, se poi non si ha il coraggio di mettere in discussione le spese superflue che continuano a drenare risorse. La Toscana non ha bisogno di nuovi slogan, ma di un bilancio che metta davvero al centro i bisogni essenziali. E che chieda sacrifici solo dopo aver dato il buon esempio.
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