Spread(ami) ancora

La volontà popolare è sovrana? Siamo tentati ottimisticamente a credere di sì: abbiamo le elezioni politiche, quelle amministrative, addirittura quelle europee. Ci scegliamo noi che ci deve governare. Il processo è semplice: andiamo alle urne, esprimiamo una preferenza e il gioco è fatto. A volte vince il nostro schieramento, altre no. Ma è la legge della democrazia e va bene così.

Magari!

Facciamo un piccolo sforzo di memoria: governo Berlusconi IV (detto così sembra più un regno o un papato, ma è giusto per dare una distinzione temporale). Il Cavaliere il 16 novembre del 2011, fu obbligato a passare la fatidica campanella nelle mani esperte e più europeiste del Prof. Mario Monti. In quel periodo lo spread, il famigerato spread di cui la maggior parte degli italiani ignorava persino l’esistenza, toccò vette terrificanti. Quasi alo stesso livello della Grecia. La classe reggente di allora (Merkel e Sarkozy) chiamò immediatamente Re Giorgio I (Napolitano, per maggiore chiarezza) facendo pressioni affinché Silvio lo scellerato facesse un passo indietro a favore di chi, sì, facesse il bene dell’Italia e quindi dell’Europa. Mario Monti Primo Ministro e, per buona misura, anche al dicastero dell’Economia. Tralasciando la Fornero con le sue lacrime.

Da quel giorno un bel succedersi di governi telecomandati fino a quando, orrore, si torna alle urne. E alle urne del 2018 chi vince? Le persone sbagliate. Ma tanto non è un problema, pensano a Bruxelles imboccati da Parigi e Berlino, con la legge elettorale orrenda che hanno in Italia, non formeranno mai un governo, e torneremo alle elezioni. Forse questa volta il popolo farà come vogliamo noi.

E quasi quasi ci riescono. Salvini e Di Maio invece decidono di essere i migliori amici e provano a formare un governo. Il 27 maggio però il Presidente Mattarella (quello che a tempo debito fece la legge mattarellum) non approva con queste motivazioni “Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. […] L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali. Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane.” Il Prof. Paolo Savona viene additato come l’anticristo dello spread, il mandante dei killer dell’Europa. Questo governo non s’ha da fare: né ora, né mai!

Berlino e Parigi si fregano le mani compiaciuti. Ma noi italiani siamo una razzaccia e un Governo riusciamo lo stesso a farlo, brutti testoni che non siamo altro. Da prendere a schiaffi. Pur di governare contro quei Macron e Merkel (di nuovo), siamo disposti anche a tagliarci un dito. Quindi il Primo Ministro incaricato Giuseppe Conte (Ordinario di Diritto Privato a Firenze e a Roma, conoscitore di almeno tre lingue) concede una mano a Mattarella e affida il MEF a Tria, mentre il babau dell’Europa Savona va al ministero degli… Affari Europei! E non è un film di John Landis. Mattarella approva.

Per un po’ Bruxelles ci ha lasciato giocare. Probabilmente pensava che un esecutivo così simile all’Armata Brancaleone, si sarebbe avvitato su sé stesso alzando le mani a mo’ di resa dopo pochi mesi.

Ma, accidenti a questi italiani capoccioni che non vogliono capire come gira il mondo: il Governo Conte va avanti. Meglio rispolverare le vecchie armi. E vai di spread! Manco fosse il DDT. E vediamo se questa volta capiscono, ‘sti mangiaspaghetti.

Con la connivenza di chi preferisce che il proprio Paese vada male nelle mani del proprio avversario a costo di rimetterci l’osso del collo.

Mi vengono in mente gli operai della Rivoluzione Industriale inglese che mettevano sbarre di ferro nelle ruote degli ingranaggi per bloccare le fabbriche. Meglio spaccare tutto che rimboccarsi le maniche e lavorare dalla stessa parte.

Ma anche i polli dei Promessi Sposi che, andando incontro a morte certa, non trovano altro da fare che prendersi a beccate.

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