Spazio politico giovanile: solo uno specchietto per le allodole?

Giovani vino

Giovani vino

Spazio politico giovanile: solo uno specchietto per le allodole?

“Spazio ai giovani” è divenuta una frase che ormai quotidianamente viene pronunciata dalla classe politica, dalle istituzioni; eppure, dati alla mano, l’Italia è tacciata da tutti di essere una nazione “inversamente giovane”, non in grado di invertire la rotta.

Come non essere d’accordo

È sufficiente consultare i vari database storici della classe politica dirigente italiana per rendersene conto.

La media anagrafica degli ultimi eletti lo scorso settembre, tanto alla Camera, tanto al Senato, evidenzia una età di 51 anni. Un dato eccessivamente alto che svalorizza incredibilmente gli slogan dei leader nazionali di voler puntare dritto verso un cambio di paradigma. I fattori probabilmente sono due: non si è in grado di attirare i giovani verso il mondo politico, oppure, se pur in grado di farlo, non viene poi concesso il dovuto spazio.
Il risultato finale, probabilmente, e’ la sommatoria di entrambe le cose. Circa il primo primo punto, è oggettivamente rappresentativo di una evidente sconfitta nazionale la bassa affluenza circa l’elettorato attivo giovanile e, per l’esattezza, anche non giovanile (tanto elezioni politiche, tanto le varie tornate amministrative circa Regioni e Comuni). Come si può parlare di ‘principio rappresentativo’ quando si deve ragionare con medie percentuali che non hanno mai, nel corso della storia, toccato picchi così bassi? Probabilmente la classe politica, tutta, è distante dalle reali esigenze generali, giovanili comprese. La direzione politica sembra valorizzare politiche che non hanno niente a che vedere con la vita quotidiana di gente comune. Andrebbe sempre ricordato che la politica è servizio, è risoluzione di problemi.

Ecco, in questo, si sta sbagliando qualcosa ormai da anni

Circa il secondo punto, per quei pochi giovani volenterosi che si avvicinano al mondo politico, che si impegnano attivamente sui territori di appartenenza, questo spesso può rappresentare una vera e propria corsa ad ostacoli. Nei partiti, soprattutto in ambito locale, vige ancora una vecchia regola non scritta: “prima i più grandi”. Guai a prendere iniziativa senza prima intercedere verso chi c’è da più tempo e che ha più “esperienza”. Poco importa, alla fine, se il livello di istruzione, di capacità, di elasticità mentale del giovane può essere, in molti casi, più elevato.

Capite bene, che in certe situazioni quasi “ostruzionistiche”, è difficile cercare di emergere e farsi strada.

Per non parlare delle miriadi di promesse, puntualmente non mantenute e/o smentite dai fatti (c.d. specchietto per le allodole). Come si può quindi ben comprendere, il cambio generazionale tanto sbandierato viene a sgretolarsi con la realtà dei fatti. Quando ciascuno di noi capirà che nella vita esiste un tempo per tutto, quando si capirà che i giovani non rappresentano un agglomerato di fannulloni che passano le intere giornate a bighellonare, allora probabilmente gli ingranaggi politico-sociali riprenderanno a funzionare.

https://www.adhocnews.it/

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version