Sono reduce dalla visione delle prime due puntate della serie M su Sky
Ebbene, due considerazioni sono obbligatorie: anzitutto il taglio dato alla fiction, volutamente romanzato, e altrettanto volutamente rappresentante di una Milano che somiglia al porto di Baltimora alla fine dell’Ottocento.
In secondo luogo, colpisce la rappresentazione di Mussolini come un idiota tracotante, goffo e stupido, animato però da una libido infinita e senza limiti, che sembra essere l’unica cosa che gli riesce nella vita
La serie mostra mistificazioni storiche e scene di efferata violenza — basti pensare alla scena della fabbrica — che superano ampiamente, per intensità e numero, i caduti da parte socialista, anarchica e fascista nel periodo 1919-1923.
Insomma, i fascisti non erano certo delle mammolette o persone gentili, ma non lo erano neppure gli anarchici e i socialisti, che si fronteggiavano armati, attaccavano e sfidavano apertamente la polizia e i carabinieri.
Questi ultimi, infatti, furono tra i principali responsabili del numero di vittime da tutte le parti in causa, avendo più volte aperto il fuoco sui manifestanti di ogni colore politico
Si trattò, a tutti gli effetti, di una guerra civile sventata prima del Ventennio, ma poi scoppiata senza più limiti dal 1943 al 1945. E l’epilogo lo conosciamo: la fascistizzazione dell’Italia intera, con piazze che inneggiavano all’Impero, alla guerra, alla potenza militare italiana… poi la sconfitta, lo sbando, la Repubblica di Salò, la Resistenza, la guerra tra fratelli, spesso tra parenti.
Quegli stessi milioni di italiani, una volta persa la guerra, dopo l’armistizio e lo sbarco alleato — alla maniera italica — si divisero: da una parte la Resistenza, dall’altra la Repubblica di Salò. Entrambe animate da idee rispettabili, seppur diametralmente opposte.
Fu una guerra civile terribile, sconvolgente, efferata, violenta, senza regole. I Balcani e l’Ucraina sono esempi moderni di ciò che accadde in Italia nel 1943
Eppure oggi, dopo ottant’anni, si parla ancora di “governo fascista”, di “manifestazioni fasciste”, senza comprendere che essere di destra o di sinistra per ragioni culturali non ha più nulla a che vedere con i regimi totalitari del secolo scorso.
In un’epoca priva di idee forti, di cultura, di rispetto e di tolleranza, ci si rifugia nel passato, nei vecchi livori, nelle storie di partigiani e fascisti raccontate dai nostri nonni, per cercare di rianimare una sinistra moribonda e trovare motivi per opporsi al governo e alle sue regole, paragonando alcune scelte di buon senso alle ingiustizie storiche della guerra
La stessa logica è stata seguita dagli integralisti islamici, che chiamano gli occidentali “i crociati”, richiamando odio a odio, livore a livore.
Tornando alla serie TV, è sorprendente come un’opera modesta dal punto di vista cinematografico — e discutibile sia sotto il profilo storico che interpretativo — sia riuscita comunque ad accendere un nuovo dibattito, un nuovo scontro tra buoni e cattivi, tra giusti e ingiusti, tra eletti e reietti.
Ma chi decide chi è nel giusto? Chi stabilisce quale parte della storia è quella attendibile? Da sempre, chi vince le guerre
Noi possiamo solo leggere, riflettere e confrontarci con la realtà oggettiva, constatando però che la nostra fortuna, come italiani — ex fascisti e sconfitti, ed ex partigiani — dopo aver perso una guerra che non doveva essere combattuta e ancor meno dichiarata, è stata quella di essere stati conquistati e sconfitti da americani e britannici.
Se fossero arrivati i russi, probabilmente, avremmo rimpianto Mussolini, che, rispetto al venerato Stalin, sembra oggi quasi una brava persona.
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