Silvia Romano: costretta ad abbandonare la sua nuova famiglia

Si fa chiamare Aisha e si è convertita spontaneamente all'Islam.

aisha

Aisha è una ragazza coraggiosa. Aisha un anno e mezzo fa ha deciso di cambiare vita. Di abbandonare un mondo a cui sentiva di non appartenere e di andare in una terra lontana, a trovare se stessa. A trovare un religione che sente finalmente sua.

Ma gli uomini, si sa, sono crudeli. Vogliono imporre la loro volontà anche se questa contrasta con quella dell’individuo. E quindi, avvalendosi dei servizi di uno degli ultimi dittatori e despoti, il devoto musulmano Erdogan delle terre ottomane, sono riusciti a riportarla in quella casa che lei non sente più sua.

Le voci parlano di un assegno di 4 milioni di euro (ma sicuramente saranno di più). Quattro milioni che serviranno ad organizzare altri rapimenti. A comprare armi. Quattro milioni che le altre nazioni occidentali non avrebbero mai pagato proprio per evitare di sovvenzionare ulteriormente il terrorismo. E che fa apparire la nazione di nascita di Aisha non solo debole, ma connivente.

Non parliamo di salvataggio, di liberazione!

Perché Aisha non è stata liberata, è stata lasciata andare. Dopo aver pagato il conto.

E Aisha, una volta conosciuta come Silvia Romano, tramite un volo di stato è atterrata a Ciampino. Avvolta in uno splendido abito tradizionale musulmano. Col sorriso teso ma felice di chi ha trovato la propria strada: “mi sono convertita spontaneamente all’Islam.”

Oltre al One-Man-Show Giuseppi Conte, al suo arrivo, era presente anche Di Maio. In teoria Ministro agli Esteri. In pratica (secondo fonti di Repubblica) il buon Gigetto è stato avvisato del ritorno in Italia di Aisha quando l’aereo aveva praticamente toccato la pista di atterraggio. Giusto per far notare il peso specifico del soggetto in questione.

E adesso, con la nazione che sprofonda sempre di più in una crisi economica dal quale il Governo non ha idea di come uscirne, si cerca di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica con un “salvataggio” prezzolato di una donna che ha rinunciato alla propria patria, al proprio nome e alla propria religione. E che magari stava bene accanto al suo amore.

 

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