Sifilide in aumento vertiginoso in Europa: +70% dal 2010. Il morbo gallico fa ancora paura

La sifilide, conosciuta anche morbo gallico, ha svolto un ruolo incisivo nella storia. Ne sono state vittime Imperatori, Re e Regine, oltre a decine di milioni di comuni mortali. Gli stati della malattia avanzavano inesorabili, senza possibilità di essere curati fino alla scoperta degli antibiotici, portando alla pazzia ed alla morte. Enrico VIII e Nietzsche ne furono vittime illustri, tanto per citarne un paio.

La prima epidemia di sifilide conosciuta scoppiò a Napoli nel 1495, a seguito della discesa nella penisola del re francese Carlo VIII, il cui esercito era composto per lo più da mercenari. Il ritorno dell’esercito francese verso nord diffuse la malattia in tutta Italia, per poi espanderla in tutta Europa, giungendo sino in Oriente. La malattia venne quindi conosciuta con il nome di mal francese, tranne in Francia, dove prese il nome di mal napolitain (l’attitudine allo scarica barile dei cugini d’oltralpe non è questione recente, evidentemente).

Il batterio, a differenza di quanto si pensa, non si è lasciato relegare ai libri di storia. La malattia è presente anche oggi e in Europa, il numero di nuovi casi di sifilide è in aumento vertiginoso: dal 2010, la crescita è stata del 70%, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Si specifica che in 30 paesi europei nel periodo dal 2007 al 2017 sono stati rilevati più di 260 mila casi di sifilide. Il numero di infezioni è raddoppiato in Germania, Regno Unito, Irlanda, Islanda e Malta.

L’incidenza è diminuita del 50% solo in Estonia e Romania.

Nel 2017 in particolare i tassi di infezione da sifilide hanno raggiunto il massimo storico con oltre 33.189 casi.

Inoltre tra i casi segnalati tra il 2007 e il 2017, quasi due su tre riguardavano uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Gli uomini eterosessuali hanno contribuito invece al 23% dei casi e le donne il 15%.

La sifilide è una malattia sessualmente trasmissibile che, se non trattata, può avere gravi complicanze, tra cui la morte di feti e neonati.

 

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