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Home Firenze

SICURAMENTE I BISCHERI SONO FELICI

di Simone Margheri
22 Novembre 2025
In Firenze
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GIUNTA REGIONE TOSCANA
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SICURAMENTE I BISCHERI SONO FELICI

FIRENZE — La nuova Giunta regionale è stata varata, e il secondo mandato di Eugenio Giani parte con una squadra che sembra uscita a metà tra un’audizione di talent show e un laboratorio politico improvvisato. Giovani, giovanissimi, qualche veterano riciclato e una spruzzata di deleghe creative: la Toscana è servita.

La vera star della giornata è Mia Diop, 23 anni, studentessa, vice-presidente della Regione. Un segnale forte, dicono. Certo: forte come uno schiaffo a chi pensava che per governare una regione potesse servire almeno qualche anno di esperienza lavorativa. Ma la politica moderna ci insegna che basta la freschezza — possibilmente accompagnata da un partito alle spalle — e si vola.

Non poteva mancare poi la promozione del fedelissimo Bernard Dika, 27 anni, ex portavoce del presidente e ora sottosegretario alla Presidenza con funzioni di raccordo tra Giunta e Consiglio. Una figura introdotta di recente nello Statuto regionale: che coincidenza fulminante. È un po’ come costruire una poltrona su misura e scoprire, guarda caso, che calza perfettamente al tuo uomo di fiducia.

C’è chi applaude all’“investimento sui giovani”; altri parlano più brutalmente di “inesperienza istituzionalizzata”. Nel frattempo alcuni politici con migliaia di preferenze — quelli che le elezioni le hanno davvero vinte sul territorio — restano fuori e koro non solo difficilmente saranno felici ma forse saranno anche un po’ ” arrabbiati “. In Toscana da ierivale il nuovo motto: non conta chi vota, conta chi nomina.

Sul fronte delle conferme, ritornano volti noti della passata legislatura: Monni, Marras, Nardini. Una sorta di trilogia del déjà-vu. Un po’ di esperienza serve sempre, soprattutto quando il resto della squadra è ancora alle prese con il libretto universitario.

Ma il capolavoro assoluto arriva con le deleghe: tra le varie competenze strategiche spunta quella al “diritto alla felicità”. Una scelta che trasforma la Regione in qualcosa a metà tra un ente pubblico e una pagina Instagram motivazionale. Mentre i cittadini fanno i conti con tempi biblici per una visita medica, desertificazione industriale, sicurezza a singhiozzo e giovani costretti a emigrare, la Giunta decide di occuparsi ufficialmente della felicità. Che dire: almeno il buonumore non manca… a loro.

Il governatore assicura che la nuova squadra è “compatta e motivata”. Compatta di certo, vista la scarsa rappresentanza territoriale: alcune province sono state praticamente cancellate dalla mappa della Giunta, mentre altre sembrano aver fatto razzia di tutto ciò che c’era da prendere.

Il programma ufficiale arriverà nelle prossime settimane. Nel frattempo i toscani possono godersi lo spettacolo: un governo regionale che promette futuro, innovazione e felicità — possibilmente senza affrontare prima sicurezza, economia, sanità o lavoro.

In attesa di capire se tutto questo produrrà risultati concreti, una cosa è certa: se la felicità è diventata una delega, allora qualche toscano comincerà davvero a pretenderla. E lì sì che la Giunta avrà un problema.

Ma il messaggio che passa in realtà per adesso è inquietante. Per me, questo modo di fare politica non è solo patetico, è autolesionista. Invia un segnale devastante ai giovani: che in politica i meriti, la preparazione, l’esperienza non contano davvero. Basta essere parte del giro per ottenere tutto — un po’ come il personaggio grottesco di Cetto La Qualunque, che ottiene qualsiasi incarico senza alcuna esperienza che anzi sembra essere per lui un demerito.

E tutto questo avviene nella “nostra” Toscana, che vorrebbe ergersi come modello internazionale. Invece sembra inciampare già nel primo grande atto della nuova vicepresidente: il riconoscimento della Palestina. Non è un semplice simbolo: è un passo politico serio. E un errore se non è accompagnato da una strategia concreta.
Qualcuno dovrebbe spiegarle che non esiste un consigliere degli esteri e che la “Toscana-stato” è cessata di esistere nel 1859 con il Gran Ducato di Toscana e da allora la politica estera è esclusivamente competenza dello stato italiano al netto di dichiarazioni patetiche.

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Tags: EUGENIO GIANIGIUNTAIN EVIDENZAMia Bintou DiopREGIONE TOSCANA
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