Si estinguono gli italiani

Demografia

Si estinguono gli italiani

Senza figli non abbiamo futuro. E lo Stato deve tornare a crederci.

Una riforma costituzionale epocale è in marcia: stiamo per dare più forza e stabilità al governo. Ma mentre discutiamo di poteri e legittimazione democratica, ignoriamo il vero baratro che ci si apre davanti: quello demografico.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha usato mezzi termini:
«Siamo di fronte a un dramma esistenziale: l’Italia è un Paese che si sta spegnendo lentamente, come una candela lasciata consumare. Non possiamo permetterci l’inverno demografico».

La tristezza di una generazione che non ha più figli

Nel 2023, secondo i dati Istat, i nuovi nati in Italia sono stati 379.000. È il numero più basso dall’Unità d’Italia. Nel 2008, erano oltre 576.000: in quindici anni abbiamo perso quasi 200.000 bambini ogni anno.
Nel frattempo, i decessi superano costantemente le nascite: oltre 660.000 morti solo nel 2023. Siamo un Paese che si spegne, letteralmente.

Eravamo un popolo felice e “infestante” – come raccontava Ettore Scola – dove si viveva tra battesimi, matrimoni e funerali. Oggi i battesimi sono rarissimi, i matrimoni celebrati quasi solo all’estero o in forma civile, mentre i funerali sono diventati l’unico appuntamento collettivo rimasto.

A chi lasceremo la nostra eredità?

Monumenti, cattedrali, borghi, arte, tradizioni, paesaggi, lingua, storia: a chi lasceremo tutto questo se non ci saranno più italiani a riceverlo?

Giorgia Meloni lo ha detto chiaramente:
«La natalità è una priorità nazionale. Non ci può essere sovranità senza figli. Se l’Italia vuole avere un futuro, deve tornare a mettere al mondo bambini».

E ancora:
«È incredibile che oggi fare figli venga quasi considerato un atto di egoismo o di imprudenza. È invece l’atto più rivoluzionario e coraggioso che una giovane coppia possa fare».

La bugia dell’immigrazione come unica salvezza

L’immigrazione non può essere l’unica risposta. Pensare che il vuoto lasciato dagli italiani possa essere riempito semplicemente da chi arriva da altri continenti è una scorciatoia ideologica e pericolosa.

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e figura di punta di Fratelli d’Italia, ha affermato:
«Non possiamo pensare di risolvere il problema demografico con la sostituzione etnica. Vogliamo aiutare gli italiani a fare figli, non essere costretti a rimpiazzarli».

Un’affermazione che ha fatto discutere, ma che pone un punto cruciale: non c’è integrazione senza una cultura forte ad accogliere, educare, trasmettere.

«L’immigrazione è sostenibile solo in un Paese che ha ben chiara la propria identità e che riesce a trasmetterla. Ma oggi siamo un Paese stanco, senza fede e senza visione del domani» – ha detto ancora Lollobrigida.

L’unico antidoto: fare figli italiani

Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, ha più volte ribadito che:
«La natalità non è solo una questione privata, è un fatto politico. Un Paese che non fa figli non ha futuro. Per questo stiamo lavorando a misure strutturali per la maternità e la conciliazione vita-lavoro».

Tra le misure già messe in campo: l’assegno unico universale, il bonus asili nido, il Fondo per la Natalità, l’abbattimento dell’IVA sui prodotti per l’infanzia. Ma non basta.

Serve una rivoluzione culturale: tornare a considerare i figli non un costo o un rischio, ma la massima forma d’investimento possibile per il futuro di una nazione.

Il premierato può servire… ma serve visione

Il premierato rafforzerà la capacità di governare. Bene. Ma non ci serve solo un governo più stabile: ci serve uno Stato che abbia una visione del futuro. Che creda nelle famiglie, nella continuità, nella speranza.

L’Italia rischia la fine non per un’invasione, ma per un vuoto. Un vuoto che comincia nelle culle vuote e finisce nelle scuole chiuse, nei paesi abbandonati, nelle case vuote, nei campi incolti, nei nomi dimenticati.

O torniamo a fare figli, o l’Italia finisce. Non c’è alternativa.

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