Scarcerati gli assassini di Duccio

Oggi Duccio Dini è morto di nuovo. Questa volta per mano della legge.

La storia di questo ragazzo fiorentino la conosciamo già tutti, ma è bene rinfrescare la memoria. Il 10 giugno del 2018 Duccio ha 29 anni ed è fermo al semaforo rosso di via Canova in sella al suo motorino, provando ad andare al lavoro. 

Un inseguimento fra quattro macchine, fra quattro macchine guidate da rom macedoni, lo investono. Nello specifico è una Volvo a travolgerlo e a ucciderlo. Che viaggia a più di 100 km/h.

I motivi dell’inseguimento onestamente non ci interessano. Ci interessano i fatti di cronaca pura: un ragazzo è morto ammazzato da chi non deve stare in questo paese. Né ora, né mai. E ora, tranne uno, questi cittadini rispettosi della legge (la loro) sono tutti fuori. Ai domiciliari, diranno i soliti politically correct, ma pur sempre fuori di galera dopo che hanno ammazzato un ragazzo. In carcere ne resta solo uno. 

La colpa è sicuramente di una legge penale troppo permissiva, è vero, ma se il giudice voleva, il modo per tenerli dentro lo trovava. 

Ma la cosa che fa di più inca…volare è che sono tutti tornati alle loro case popolari. Assegnate dal Comune di Firenze. Quindi pagate da noi cittadini. 

Che messaggio traspare? Ammazza pure qualcuno, ti fai sei mesi dentro e poi torni alla tua casetta che il Comune ti ha assegnato sulla base di graduatorie folli, magari levandola a chi prova a lavorare, ha da mantenere una famiglia e cerca di stare nella legalità. Disgusto vero. 

Ti cerco e come ti trovo ti strappo il cuore… ti voglio strappare le tonsille, gli occhi e la testa… devi lasciare l’Italia una volta per tutte.” Questo è uno dei messaggi che si scambiavano gli scarcerati fra loro. Concordo solo con l’ultima parte: devono tutti lasciare l’Italia. e invece sono assegnatari di case popolari.

Oggi Duccio è morto un’altra volta.

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