Rischiamo un milione di morti. State a casa

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Rischiamo un milione di morti. State a casa – «Italiani state a casa se potete» è l’appello di un Walter Ricciardi scandalizzato «da quegli italiani che questa domenica se ne sono stati tranquillamente accalcati al mare a mangiare il pesce o a fare l’aperitivo come se nulla fosse». Una fetta di irresponsabili contro la quale tuona anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, del quale proprio Ricciardi è consigliere. «Le misure approvate sono molto rigide e importanti, però hanno bisogno di un’alleanza con le persone», ha spiegato. Per poi alzare i toni, affermando di essere pronto «ad avere anche un pugno duro contro atteggiamenti che non sono più tollerabili, perché il virus non è uno scherzo».

Quanto non lo sia lo raccontano i dati di ieri, che danno un nuova impennati dei contagi, più 1.326 in un solo giorno e dei decessi, 133, per un totale di 366. «Il problema – cerca di far capire a chi minimizza Ricciardi – è che oggi molti ragionano credendo che la possibilità di infettarsi è comunque una eventualità remota, perché giudicano poca cosa gli oltre 7mila positivi ad oggi rispetto al fatto che in Italia siamo 60 milioni».

Un discorso che per l’epidemiologo non sta in piedi. «Chi ragiona così non sa che un virus di questo tipo può espandersi senza trovare resistenze, perché manca un vaccino e perché essendo nuovo tutta la popolazione è sprovvista di anticorpi per fronteggiarlo». Ma espandersi quanto? Le curve dei grafici elaborate dagli epidemiologi, non solo in Italia, dicono fino a colpire il 60% della popolazione, che osservando gli attuali tassi di letalità significherebbe contare oltre un milione di morti e mandare a tappeto i nostri ospedali, che con così tanti accessi non sarebbero più in grado di curare né i malati di coronavirus né quelli con altre gravi patologie, che non vanno in sciopero.

Quadri apocalittici che per Ricciardi resteranno tali «se come credo prevarrà la responsabilità nei comportamenti individuali attenendosi alle misure varate e ai suggerimenti che abbiamo dato. I giovani possono continuare a fare la movida all’aperto, purché facciano attenzione all’igiene e ai comportamenti». Ossia niente baci e abbracci, distanza di sicurezza a un metro e pulizia delle mani. Non rischiamo.

Gli esperti del comitato tecnico-scientifico del governo intanto si arrovellano sui modelli previsionali che disegnano la curva epidemica, che come ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, si basano «sul numero di nuovi casi, la sintomatologia dell’ infezione e l’età dei pazienti».

La sfera di cristallo non ce l’ha nessuno, ma i tecnici sanno che in tutta questa settimana ci sarà ancora una forte crescita dei casi. Però quei modelli previsionali, basati su formule matematiche, dicono anche che tra otto giorni, potremmo toccare il picco epidemico, dopo di che la curva dei nuovi contagi potrebbe finalmente iniziare a scendere se gli italiani si atterranno alle disposizioni di governo e scienziati. Aspettando che poi la bella stagione faccia il resto. Non tanto perché esistano evidenze scientifiche che il caldo faccia male al virus. Non rischiamo.

Quanto per gli effetti benefici, questi si provati scientificamente, della vita sociale all’aperto. Questo sempre che il senso di responsabilità degli italiani prevalga sulle vecchie e care quotidiane abitudini.

Per questo il Governo ha rialzato i toni della comunicazione in questi ultimi due giorni.

Non a caso Speranza, dopo aver mostrato il pugno, ha fatto anche una carezza agli italiani, ricordando che «siamo un Paese di persone che possono avere un senso civico molto alto, che capiscono la necessità di restare uniti e fare fronte comune». «Perché questa – aggiunto- è una questione seria, che mette a dura prova le strutture sanitarie che per questo stiamo rinforzando».

Ed è proprio per evitare il collasso degli ospedali che il governo ha già in tasca il piano B, qualora entro una settimana la curva dei contagi non iniziasse a scendere. Mosse che andrebbero da un ulteriore irrigidimento delle disposizioni nelle attuali zone rosse a un loro allargamento, anche a sud della linea gotica. «Regioni come il Lazio e Roma sono particolarmente a rischio.

Nei prossimi giorni la Capitale sarà sicuramente interessata», ha affermato Ricciardi dagli studi di Domenica In. Nulla di scontato, soprattutto se si comincerà a rinunciare a un po’ di vita sociale. Anche se, intanto, Zingaretti ha servito l’antipasto, chiudendo da oggi palestre, piscine e centri benessere in tutto il Lazio.

Paolo Russo per “la Stampa”

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