Ridarlo a quella madre che lo aveva abbandonato in un cassonetto

Ridarlo a quella madre che lo aveva abbandonato in un cassonetto

“Riaffidatelo alla madre naturale, anche con la forza” Il caso di Catanai
Decreto di revoca dell’ provvedimento per il piccolo Vittorio Fortunato detto Miele.

Abbandonato nei pressi di un cassonetto della nettezza a pochi giorni dalla nascita, il piccolo era stato affidato adozione a una coppia siciliana che o lo ha accolto e amato per ben tre anni.
La madre naturale e il padre – che si è scoperto poi essere la stessa persona che ha segnalato la presenza del minore presso il cassonetto dove lo stesso lo aveva abbandonato – sono stati accusati di abbandono di minore e l’uomo ha anche scontato 2 anni di pena.

Ma, ora, l colpo di scena

La madre – ancora sotto processo – afferma di non aver mai voluto abbandonare il minore e di essere stata convinta che il padre nel 2020, lo stesse accompagnando all’ospedale (visto che il parto era avvenuto in casa). E ora lo rivuole con sé.

Il problema è che il Tribunale di Catania ha accolto la richiesta ordinando la revoca della dichiarazione di adottabilità e pretende il riaffidamento alla madre naturale entro il 28 Dicembre anche con la forza (pubblica).

Intanto, da segnalare una cosa strana

Se il procedimento penale a carico della madre non è terminato, come è possibile che il il Tribunale di Catania possa disporre una revoca dell’adottabilità che avrebbe il paradossale effetto di restituire all’imputata il bambino che si assume essa avrebbe abbandonato? C’è un evidente cortocircuito, soprattutto nel caso in cui la medesima donna dovesse essere riconosciuta colpevole dei fatti a lei ascritti.

Ma l’effetto più grave è un altro e ha a che fare con la parte debole di tutta questa vicenda: il piccolo

Dopo tre anni in cui Vittorio Fortunato detto Miele era stato accolto dalla famiglia adottiva, dopo tre anni di amore e affetto di papà e mamma, il colpo di scena, adesso rischia di vedersi strappato a quella rete di affetti che si stava costruendo con amore. Tutto annullato! Il nastro si riavvolge, tre anni cancellati per privilegiare il diritto della madre naturale (ammesso che la stessa abbia detto la verità), rispetto alla nuova famiglia.

Una vicenda paradossale ai limiti della fantascienza che rischia di vedere vittima due volte il piccolo Miele. Abbandonato dal padre e adesso costretto a lasciare la propria famiglia. Legami che rischiano di essere recisi da un tribunale che , come spesso accade, approccia a questi casi con la fredda lama dei codici, ma evidentemente privo di quella ragionevolezza che dovrebbe presiedere a ogni decisione, a maggior ragione se coinvolgente un minore.

Ci saranno i servizi sociali e i servizi psicologici si dirà

Loro avranno valutato il “preminente interesse del minore”, si pontificherà. Ma non è così lineare. I servizi sociali e psicologi spesso , ben lungi dal fare l interesse dei minori e delle famiglie adottive ripiegano sul ruolo meramente burocratico e servente rispetto a una magistratura – come nel caso di specie – quantomeno superficiale.

Siamo sicuri che sia nell’ interesse del minore essere strappato via dalle mani amorevoli dei suoi veri genitori, cioè quelli adottivi? Quale è il senso di un provvedimento che distrugge le vite della famiglia adottiva e rende precario un equilibrio che il bimbo si sta costruendo circondato dagli affetti più cari?

Insomma, un provvedimento che grida vendetta e che – a modesto parere di chi scrive – si presta a più di una censura anche in punto tecnico-legale. Sarebbe interessante capire quale è il procedimento logico-deduttivo che sta alla base del decreto e che ha condotto i togati a una decisione così surreale.

Non potendolo fare, c’è da auspicare un ricorso in appello che ribalti la sentenza catanese e che restituisca il piccolo all’ amore della sua vera famiglia unica ad aver dimostrato di possedere quelle capacità che hanno regalato al piccolo Vittorio Fortunato stabilità affettiva ed emotiva in questi tre anni.

E c’è da auspicare che questa magistratura evidentemente impreparata, questi servizi sociali evidentemente burocratici, questi psicologi evidentemente incapaci possano farsi un esame di coscienza per valutare se davvero hanno scelto per il bene del minore.

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