Ricordando Nassiriya
Sono le 10:40 in Iraq, è il 12 novembre del 2003.
Le forze militari italiane, come molte altre, hanno risposto alla risoluzione 1483 dell’ONU, che aveva dato il via all’operazione Antica Babilonia, con finalità pacifiche e umanitarie.
L’Italia è in prima linea per aiutare l’Iraq a ristabilirsi dopo la fine ufficiale della Seconda Guerra del Golfo e dell’era Saddam, per ripristinare le infrastrutture e per addestrare la polizia locale.
Era il 12 novembre, come abbiamo detto. I militari italiani erano dislocati in due basi, la Libeccio e la Maestrale, che si trovavano nei pressi della località di Nassiriya, nel sud est del paese.
In Italia erano le 08:40 quando un’autocisterna, guidata da due terroristi, irruppe all’interno della base Maestrale. Era caricata con svariate centinaia di chili di esplosivo. Nella caserma erano presenti armi e munizioni, che acuirono la deflagrazione.
I kamikaze facevano parte delle organizzazioni integraliste sostenitrici di Saddam e che, ispirate dal Al Qaeda, avevano avviato una stagione di sanguinosi attentati da una parte contro le truppe di occupazione e dall’altra contro i civili iracheni, colpevoli di collaborazionismo con gli invasori.
Nell’esplosione persero la vita 28 persone, tra italiani e iracheni, militari e civili
Sono passati esattamente vent’anni da quel giorno. E ci accorgiamo, non senza un certo sgomento, che quei soldati italiani, sacrificatisi in nome di quella pace tanto acclamata oggi, sembra non siano ancora meritevoli del riconoscimento che spetta loro.
Nonostante quello di Nassiriya sia stato il più efferato attacco a soldati italiani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ravvediamo questa mancanza nel caso di Oriolo Romano, dove la giunta comunale ha bocciato la possibilità di dedicare un parco alla loro memoria.
Lo sentiamo dalle parole dei familiari, riuniti in questo giorno di ricordo a Roma, i quali dopo due decenni sono ancora in attesa che si conceda a questi eroi della pace la dignità che meritano e rinnovano, a questo proposito, il proprio appello alle massime cariche dello Stato.
Lo apprendiamo, senza nascondere una certa amarezza, quando veniamo a sapere che nel luogo dove sorgeva la base Maestrale, laddove oggi sono stati costruiti degli uffici, ancora il governo italiano non ha preso in considerazione la possibilità di apporre una targa in memoria di coloro che lì sono caduti.
In memoria di: Sott. Enzo Fregosi, Sott. Giovanni Cavallaro, Sott. Alfonso Trincone, Sott. Filippo Merlino, Mar. Alfio Ragazzi, Mar. Massimiliano Bruno, Mar. Capo Daniele Ghione, Brig. Giuseppe Coletta, Brig. Ivan Ghitti, Vice Brig. Domenico Intravaia, App. Horacio Majorana e App. Andrea Filippa, Cap. Massimo Ficuciello, Mar. Capo Silvio Olla, Capo-ralmaggiore Capo Scelto Emanuele Ferraro, 1° Caporalmaggiore Alessandro Carrisi, Capo-ralmaggiore Pietro Petrucci, Stefano Rolla, regista, Marco Beci, addetto alla cooperazione internazionale
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