Recovery Plan. Analizziamo il piano della ricostruzione post Covid

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Recovery Plan, Man Working on Holographic Interface, Visual Screen

Ieri, 8 dicembre 2020, ho avuto modo di leggere in quella piovosa giornata dell’Immacolata Concezione, un po’ di rassegna stampa sul Recovery Plan, argomento che ha occupato le prime pagine dei quotidiani cartacei nazionali.

In sostanza il nostro Governo ha avanzato alla UE richieste per 209 miliardi di euro, a noi italiani destinati, sui seguenti temi:

  1. Digitalizzazione 48,7 miliardi di euro
  2. Transizione ecologica 74,3 miliardi di euro
  3. Infrastrutture 27,7 miliardi di euro
  4. Istruzione 19,2 miliardi di euro
  5. Parità di genere 17,1 miliardi
  6. Sanità 9 miliardi

Che fa 196 miliardi. Diciamo vicino ai 209 promessi. La differenza ci sarà comunque erogata post. Contentiamoci.

Nell’indagare sulle varie pagine dei quotidiani, emergono opinioni diverse a seconda dell’orientamento editoriale della testata, ma tutte convergono che il Governo deve necessariamente ottenere questi fondi pena una catastrofe finanziaria del nostro sistema pubblico e quindi del benessere economico e sociale nazionale. Un cul de sac!

Dobbiamo vincere questa partita, ma siamo in grado?

È una partita che siamo costretti a vincere. Ma come giocarla?

Sembra di assistere ad una partita di calcio con continui cambi di fronte tra Governo ed UE, più simile ad una trattativa di guerra, ovvio, e se memoria non mi inganna, qualcuno disse – chi mi legge con continuità dirà che sono fissato – ed era sempre lui, Sir W. Churchill, che noi le guerre le giochiamo come dei match di football mentre le partite le affrontiamo come guerre. Infatti in TV ieri sera hanno giocato Barcellona e Juventus, un match che non vale niente per l’andamento della nostra quotidianità, ma a sentire i mezzi di telecomunicazione, si sarebbero affrontati in uno scontro epico Achille Messi contro Ettore Ronaldo.

Bando alle ciance. Sui quotidiani dicevo, chi più apertamente e chi più velatamente, ricordano che questa opportunità concessaci dalla UE è la nostra ultima spiaggia. O ora o mai più. Nell’ottocento i garibaldini avrebbero gridato: O Roma o Morte. Non ci sarà una seconda opportunità.

Leggo un commento di un giornalista che apprezzo sul Corriere della Sera, Federico Fubini (“l’effetto debito dimezza gli aiuti” 7/12/2020, che l’importo di 209 miliardi dovrebbe poi essere solo della metà, e tenete conto ci sarà dato in 6 anni. Perché della metà? Perché circa metà della cifra verrà utilizzata per spese già sostenute, e non per nuove spese. Ciò fa pensare che avremo un nuovo creditore per circa 120 miliardi di euro di nome UE. Io sul tema mi ero espresso già in un precedente articolo nel quale ricordavo giusto questo: l’UE (insieme alla BCE) avrà in mano il nostro debito pubblico.

Una nuova task force al posto dei ministri preposti?

Ebbene i vari commentatori si sono poi giustamente soffermati su come questi soldi verranno amministrati. Il Governo ha proposto una cabina di regia con poteri straordinari fatti di terzi agli apparati amministrativi: 6 manager e 300 professionisti di settore. Potrebbe essere un’idea, però da cittadino, mi domando se questo continuo uso di esperti non aggravi le nostre casse pubbliche. E se i nostri apparati pubblici non sono professionalmente formati per affrontare la gestione di queste somme, che ricordo, secondo F. Fubini sono solo una parte destinata a nuovi progetti, ed in 6 anni, cioè avremo fondi dalla UE in 6 tranche annuali.  Si rischia uno sperpero di risorse ed una duplicazione di compiti tra funzioni dello Stato e tecnici nominati con leggi ad hoc.

Dopo tali considerazioni i commenti si spostano sulla qualità della spesa, o meglio dei progetti da finanziare, e qui abbiamo vari modi di elencare le future spese/progetti: si va da un rapido elenco di voci e saldi a chi invece propone dettagli. Tutti però fanno riferimento al fatto che il Governo ancora non si è espresso sulla qualità della spesa. Su cosa verrà sostenuto e cosa no. Su quale sia il progetto complessivo.

Perché 17 miliardi alla parità di genere e solo 9 alla sanità?

Viene subito all’occhio i 9 miliardi euro di spesa per la Sanità contro i 17 della parità di genere. Argomenti secondo me di difficile trattazione perché si rischia di cadere in trappole ideologiche troppo facili. Ma una domanda ci si può porre: l’emergenza sanitaria è in corso, perché meno soldi che alla parità di genere? È forse questa una emergenza nazionale? Molto si deve fare per la parità dei sessi, molto più per rendere la nostra comunità accogliente e sensibile alle discriminazioni sessuali. Tante da assorbire un 10% e forse più delle risorse del Recovery Plan? Voglio leggere cosa e come il Governo intende utilizzare questi soldi europei.

Siamo in emergenza sanitaria dicevo. Certo siamo anche in emergenza climatica, giusto premiare quindi la transizione ecologica, ma vorrei sapere cosa si va a premiare e quali settori, perché di ecologico in Italia abbiamo tanto, certo abbiamo anche la terra dei fuochi e inquinamento delle nostre imprese, ma anche fonti energetiche poco eco.

Digitalizzazione equivale a Cina

Bisogna leggere cosa verrà finanziato dunque e qui, pochi cittadini, ma molti commentatori si sono soffermati sulla variabile da 48 miliardi di euro: la digitalizzazione. La riflessione è che la digitalizzazione sarà una spinta al 5G. Vuol dire Cina? Esce dalla finestra, e rientra dalla porta principale. Anzi, la Cina non è mai uscita.

Le reti sono troppo fondamentali per la creazione di prodotti unici, i nostri dati socio demografici sono troppo importanti. Non è la privacy ma è il controllo della nostra vita (anche su questo tema avevo scritto un articolo trattando del Great Reset). Altrimenti mi tocca ritirar fuori “1984” di Orwell e leggere come va a finire al povero Winston (questo nome torna in gioco spesso!), che vive controllato dal Grande Fratello. Il rischio è questo. Anzi non è un rischio, una possibilità che accada, sta già accadendo.

A questo punto, chi ha un piano strategico deve anche spiegare il progetto. Non vorrei che senza spiegazioni il progetto in sintesi fosse questo: creare un’area nel sud Europa, sotto il 5G, di consumatori omogenei a cui proporre prodotti extra UE, con un grande risparmio sui conti correnti ma finanziariamente debole, con un debito pubblico in mano alla UE ed i dati sensibili in mano a…

Sono pensieri non solo economici ma riflessioni su un Piano di Ricostruzione dove è noto il regista, ma la trama è confusa. Confusionaria? Non posso dirlo anche se dai vari commenti dei singoli articoli di giornale che ho letto, traspare una certa confusione. Che dire? Speriamo in un finale a sorpresa…

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