Quel “TI VUOI METTERE CON ME?” davanti alla Carducci: la tenerezza che commuove Firenze
L’altro giorno, davanti alla Scuola Media Carducci di Firenze, è accaduto qualcosa di sorprendentemente bello, uno di quei momenti capaci di riconciliarti con la vita, con la giovinezza, con la semplicità dei sentimenti autentici.
All’uscita di scuola è comparso uno striscione di tela bianca, con una frase scritta da una mano incerta ma piena di coraggio, che diceva: “TI VUOI METTERE CON ME?”
E sotto, due caselle: SÌ o NO.
Al centro, un cuore disegnato raccontava, da solo, tutta l’emozione che aveva accompagnato quel gesto. Così un ragazzo di terza media ha deciso di dichiararsi alla sua compagna di scuola. Nessuna ostentazione, nessuna spettacolarizzazione sui social, solo un’idea gentile, pensata con cura, costruita con garbo.
Accanto allo striscione il romantico studente aveva lasciato una bomboletta spray, perché la risposta potesse arrivare in modo semplice, quasi rituale
Bastava barrare la casella giusta.
Immaginate la scena che mi è stata raccontata dagli studenti presenti.
Lei esce da scuola, allo scuro di tutto, le amiche le anticipano che c’è una sorpresa, gli insegnanti sorridono, complici e discreti. Lui le si avvicina, prende fiato e le sussurra: “Mi piaci tanto, il mio sentimento è così grande che devo chiedertelo…”. Poi si sposta e le mostra lo striscione.
Gli occhi della ragazza si illuminano, le gote le diventano rosse, il cuore accelera all’impazzata e finalmente arriva quel gesto, piccolo ma potente
Si avvicina allo striscione, prende la bomboletta e punta il colore dritto sulla casella del SÌ. Poi si volta, lo guarda e, senza dire una parola, si scioglie tra le sue braccia, mentre intorno i tanti giovani spettatori, tra sorrisi e occhi sognanti, esplodono in applausi fragorosi e urla di gioia. Senza accorgersene, avevano appena assistito a una delle scene più romantiche della loro vita.
E, per un istante, il tempo si è fermato.
Martino, che cos’è per te l’amore?
“L’amore è qualcosa che non ti fa dormire… mangiare sì, dormire no. La notte prima mi sono svegliato diverse volte, ero molto emozionato. L’amore, per me, è qualcosa che ti fa fare cose che non avresti mai pensato di fare”.
Lo rifaresti?
“Altre mille volte, per tutta l’emozione bella che ho provato. Anche se le ho chiesto scusa per averla messa in imbarazzo. Lei è molto timida, non credevo che si fermassero tutti. Comunque, alla fine, è stato bello per entrambi. Ora, ogni mattina le dò il buongiorno e la sera la buonanotte”.
Qualche giorno prima sei stato visto per le strade di Firenze con una rosa in mano, nell’intento di regalarla a quella che oggi è la tua ragazza. Come è nata l’idea?
“A dirla tutta, l’idea non è stata mia. La madre di un mio amico, che fa la fioraia, mi ha consigliato di regalarle un fiore e io ho subito accolto il suggerimento. Mi sembrava un bel gesto per la ragazza che ti piace”.
Mentre lo ascolto, sono colta da un attacco di nostalgia, la mia mente mi riporta indietro agli anni ’80, ai bigliettini scambiati di nascosto, alle scritte sui banchi, ai motorini parcheggiati dietro le scuole, a quando l’amore era timido ma sincero, quando non servivano filtri, like, stories, quando bastavano il batticuore e due gote rosse
Grazie Martino, per la tua bellezza d’animo e per il tuo coraggio
Pare che, dopo questa dichiarazione, tra gli studenti della Carducci sia partita una piccola “gara” di corteggiamento, da pensare e organizzare tra coetanei, con lui come autorevole apripista e dispensatore di consigli. Grazie ai tuoi genitori per averti insegnato l’arte della gentilezza (e per aver autorizzato l’intervista e questo articolo).
Grazie anche a Sveva che, da spettatrice entusiasta, ha scattato la foto che ha reso tutto indimenticabile
Un grazie particolare va, infine, al Preside della Scuola Media Carducci, Dott. Francesco Spadafora, che ho sentito al telefono per raccogliere un suo commento su questa piccola grande pagina di bellezza.
Il Preside ha accolto il racconto con un sorriso, pieno di affetto e tenerezza, che si intuiva perfino dalla voce:
“Oggigiorno siamo così assuefatti ai social media che anche un gesto semplice, fuori da quel contesto, può sembrare un’eccezionalità. E a ben guardare lo è, ma non perché privo di spettacolarizzazione socio-mediatica. Bensì perché, controcorrente, il ragazzo si è aperto alla spontaneità autentica dei sentimenti, regalando un tuffo nel cuore dal sapore antico che ancora oggi emoziona.
Come Aristotele insegna, siamo ‘animali sociali’ e trovo che ci sia un gran bisogno di socialità nelle giovani generazioni, in presenza, uno accanto all’altro, non in mondi virtuali
Come scuola Carducci ci crediamo molto e lavoriamo con l’obiettivo di rendere curricolari e sistematiche le varie attività di educazione socio-affettiva e relazionale che già si svolgono nel nostro Istituto”.
Eh già.
In un mondo che corre veloce sullo schermo, sono proprio questi i gesti che ci ricordano che il cuore resta l’unico luogo dove l’educazione ai sentimenti diventa vita.
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