Quel Partito Democratico alla frutta, che spera di arrivare al dessert

Quel Partito Democratico alla frutta, che spera di arrivare al dessert

Non è una questione di idee. Quelle in Toscana al Partito Democratico interessano il giusto.

Possono essere un tentativo di esercitare ancora una certa attrattiva, su quella parte del elettorato che guarda alla storia e non al presente.

Qui è una questione di potere

Il PD Toscana è visto con una statua di fango, come la tocchi ti sporchi, perché è solo un apparato che prova a preservare il potere.

Un po’ il caso della DC di un tempo

Non è che la democrazia Cristiana non avesse ideali. Ne aveva di importanti. Aveva una grande storia. Aveva espresso statisti e uomini di grande spessore.

Aveva rappresentato un baluardo non solo ideologico, ma effettivo contro tante degenerazioni in questo paese.

Però, l’impossibilità di andare in opposizione, l’aveva resa, un tutt’uno con il mantenimento del potere, con i compromessi del potere.

I compromessi del potere sporcano

Diceva Nino Manfredi, nel film Il nome del Papa Re, nelle vesti di un sacerdote di Pio IX che “non era finita perché arrivavano gli italiani, arrivavano gli italiani perché era finita “.

In buona sostanza il PD Toscana si è talmente tanto compromesso di compromessi, che addirittura al proprio interno è visto come uno obbrobrio.Anche da chi è convintamente schierato a sinistra.

A forza di turare si spaccano le narici

Certo va bene per una persona che crede, magari anche perché l’amministrazione non si è dimenticata di lui, in un determinato schieramento politico,  turarsi il naso. Però è anche vero che l’elettorato è diventato estremamente più fluido.

La gente accetta di turarsi il naso, se crede in determinati ideali. Magari in sofferenza ma vota per quello che ritiene il male minore.

Questo può reggere per un certo tempo

Non si può chiedere di turarsi il naso all’infinito. Esiste un momento in cui la pazienza si erode. Quindi il partito Al quale si dà fiducia vicolo dovrebbe essere capace di rilanciarsi. Cosa che non è certo il Partito Democratico in Toscana. Massa e Siena l’anno scorso il PD le ha perse nuovamente. Eppure il centrodestra aveva commesso più di qualche imprudenza. Però la classe dirigente del Partito Democratico non è stata capace di riorganizzarsi, dopo aver perso il potere.

Il PD non si riorganizza a Siena è sintomo di un male molto grave

Dieci anni fa sarebbe stato ritenuto impossibile. Adesso veramente la Toscana è appesa a un filo e tutto passa per Firenze. O meglio per l’area centrale, dove lo sfondamento a Pistoia ha inclinato l’egemonia dei democratici. Ma esiste Prato e soprattutto esiste Firenze.

Prato il Partito Democratico non la può vincere. Può solo perderla il centrodestra. Se il centrodestra non farà errori macroscopici Prato sarà perduta dal Partito Democratico.

Dunque bisogna trincerarsi, anche per motivi demografici, nella provincia più popolosa dove ora il PD ha avuto i migliori risultati.

Ma a Firenze è birbona

La sinistra nel capoluogo è veramente frammentata, anche dalla decisione di non fare le primarie.

È vero, Matteo Renzi probabilmente non avrà il coraggio di rompere l’attuale equilibrio di potere in Toscana. Ma ricucire con Matteo Renzi allontana un mondo di sinistra estremamente importante per il PD.

Sara Funaro è un candidato forte per l’apparato e per qualche ambiente, ma molto debole come figura agli occhi della gente.

Al primo turno tutta la forza del Partito Democratico si sentirà, tutti i rapporti, il peso di venire da un governo di lungo corso. Ma se si dovesse arrivare al ballottaggio la figura del candidato sindaco diverrebbe fondamentale. E soprattutto sarebbe necessaria la mobilitazione di tutte le sinistre. Molto complessa con una candidata debole, magari abbracciata ai renziani. Poco attrattiva per gli ideologici sinistri.

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