Quel nemico indefinito nella confusione della politica moderna

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Quel nemico indefinito nella confusione della politica moderna

Sono diversi anni che le classiche distinzioni fra i contenuti della Destra e Sinista, come categorie politichue, si i sono molto scoloriti ma In compenso si parla più frequentemente del “nemico”, l’hostis, colui contro cui mobilitarsi o sensibilizzarsi.

Non esiste un’unanimità di intenti intorno al nuovo nemico collettivo e infatti esistono delle categorie trasversali che indicano il pericolo per la democrazia e la pace in soggetti diversi

Può accadere che la minaccia sia indicata  in più soggetti perché la denuncia non è univoca e questo alimenta ulteriormente lo smarrimento nel famoso uomo della strada. Una cosa è certa, per nessuno il concetto è simile a quello descritto dal giurista Carl Schmitt. Questo perché per Schmitt, il nemico non dovrebbe essere necessariamente un nemico morale ma un “nemico” unicamente in senso politico.

Oggi al contrario e per tutti, il nemico è demonizzato perché così è più semplice identificarlo come il male assoluto, semplificazione causata della comunicazione che, in una società di massa, è basata sulla persuasione più che sulla dimostrazione razionale

Esiste una massa di persone che segue e si lascia condizionare dalla comunicazione ufficiale del media, quella che è espressione del vero potere che non è più da qualche decennio totalmente in mano alla classe politica.

Le varie fazioni politiche, infatti, dal momento del collasso definitivo delle ideologie, si scontrano su cose di poco conto e lo scontro avviene prevalentemente a livello personale.

Quasi tutte queste forze, però, sono costrette ad obbedire ad un potere sostanziale e non ideologico, per quanto riguarda la politica economica e la strategia internazionale

Il potere concreto, in Occidente, in quello che denominiamo un po’ pomposamente e in perfetto stile maccartista, mondo libero, è detenuto dalla grande finanza internazionale e risiede in determinate banche internazionali, nelle amministrazioni di alcune multinazionali, nei gestori di fondi di investimento, e nei controllori delle borse e controllano le agenzie di rating, quelle che danno i voti agli Stati. Un po’ la situazione che a suo tempo illustrarono i professori Antonio Negri e Michael Hardt nel loro saggio “Impero” e anche il poeta Ezra Pound che non vedeva il denaro come una merce ma come uno strumento.

Questo potere economico si è trasformato, in Occidente, in potere politico

Questa operazione è riuscita dopo che sono stati screditati, davanti all’opinione pubblica, la politica, gli Stati, il concetto stesso di sovranità e di popolo che poi sarebbe il corpo della nazione. Infatti i termini sovranismo, populismo, nazionalismo hanno assunto nei riflessi condizionati un sapore di negatività pavloviana, come anche il termine “statalismo”. Tutto ciò che era alla base del pensiero democratico moderno.

È questo potere che controlla e indirizza, oltre al linguaggio, gran parte dei media e molta classe politica ha compreso che se vuole sopravvivere individualmente è tenuta alla cieca obbedienza su determinati argomenti

A questo potere, obbediscono i media, i politici e gran parte delle masse rese più malleabili dalla domesticazione mediatica. Per questo apparato, il nemico numero uno è Vladimir Putin, la Russia e ciò che rappresenta. Il presidente russo è descritto come un sanguinario, un autocrate, un despota, un dittatore, un essere immorale e ora si cerca di trasformarlo anche in un criminale. Naturalmente, viene sparsa la voce che è anche un pericolo per l’Occidente, per i nostri valori, per il nostro modo di vivere, e potrebbe conquistarci alla maniera di un Attila e un Gengis Khan.

Questo allarmismo serve per risvegliare l’atavica paura del barbaro alle porte come fosse una nuova pandemia e convincere le masse, ormai nel panico che è bene indebitarsi per generazioni per investire in armamenti

Ecco che, per molti, il nemico è la Russia, l’Asia con il gigante cinese e il BRICS, la nuova Banca di sviluppo a cui aderiscono quasi tutti i Paesi in via di sviluppo ed è concorrente del Fondo Monetario Internazionale, la Banca dei buoni e delle democrazie. Poi, esistono anche altre frange che invece continuano imperterrite a vedere il fascismo come male eterno un Ur fascismo come lo aveva descritto a suo tempo Umberto Eco.

Questo nonostante personaggi come il filosofo Massimo Cacciari cerchino di far comprendere a vari personaggi come Lilli Gruber e Scanzi che lo guardavano increduli e attoniti che pericoli per la democrazia esistono e sono anche gravi ma non risiedono certo in un archeofascismo di ritorno, nelle camicie nere, nei saluti a braccio teso

Però, nonostante ciò esiste la galassia dei Cazzullo, degli Scurati e di tanti altri che non si possono rassegnare ad un mondo senza il pericolo fascista e ancora vigilano. Questa categoria di persone è diventata preziosa per certa Sinistra, dal momento in cui è rimasta orfana del comunismo, del marxismo, della lotta di classe, della realizzazione del socialismo reale, dell’operaismo, della liberazione del proletariato, del mito della rivoluzione, del castrismo, dei Viet, degli Inti illimani.

Ecco, di conseguenza, la scialuppa di salvataggio, dopo il naufragio ideologico, un’imbarcazione che consiste nel rinverdire il mito della Resistenza, l’antifascismo come fosse un’ideologia alternativa

Bella ciao diventa un’ossessione e una colonna sonora, mentre le spaghettate antifasciste vanno sempre bene anche se la pasta ormai è abbondantemente scotta. Sono argomenti ottimi, soprattutto dopo che è stata ufficializzata la fine delle ideologie e la vittoria del capitalismo, il quale è diventato liberalismo un modo più edulcorato di chiamarlo per una Sinistra demarxistizzata.

Infine ci sono gruppi più elitari di politici e intellettuali, che in modo trasversale, denunciano quello che hanno identificato come l’unico, autentico, silenzioso, insidioso, quasi onnipotente potere che nessuno sembra voler menzionare

Certuni denunciano l’oligarchia globalista che detiene il potere per procura e come sempre, per procura, provoca e conduce le guerre. È il capitalismo finanziario e speculativo che ha spodestato il vecchio capitalismo industriale che resiste e lavora a pieno ritmo in Paesi come la Cina dove il potere politico non si fa spodestare dai facoltosi imprenditori che esistono anche là.

Anche in Russia, il potere politico tiene saldamente il timone e non si lascia travolgere da oligarchie come era recentemente accaduto al tempo di Eltsin

Il pericolo oggi non sono gli Stati ma un determinato potere economico che potrebbe agire in modo inconsulto se si dovesse sentire minacciato.

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