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Quando l’infanzia viene strumentalizzata

Sdegno e preoccupazione per l’evento “Aspettando il Toscana Pride”

di Luigi Forte
12 Giugno 2025
In Attualità, Firenze, Politica, Salute & Benessere
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Quando l’infanzia viene strumentalizzata
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Quando l’infanzia viene strumentalizzata.

È con profonda preoccupazione, e non meno sdegno, che apprendo dell’evento promosso da VOICE, ARCI Valdera e altre realtà associative dal titolo “Aspettando il Toscana Pride”, in programma per sabato 14 giugno presso il Circolo ARCI “Il Botteghino”.

Un pomeriggio, si legge nella locandina, “di preparazione e confronto”, rivolto espressamente a bambini “dai 6 anni”, a genitori e adulti, con laboratori, merende e perfino un “cerchio di confronto” sulla scia delle ideologie che alimentano il cosiddetto Pride

Dietro un’apparente veste ludico-educativa, si cela in realtà un’impostazione fortemente ideologica, che appare tanto più grave in quanto diretta a coinvolgere attivamente i bambini, inducendoli – sotto l’etichetta dell’inclusività – ad assorbire contenuti e visioni del mondo profondamente divisive e inappropriate rispetto alla loro età e al loro sviluppo psico-affettivo.

Il problema: l’infanzia come terreno di battaglia ideologica

L’infanzia non può né deve essere terreno di sperimentazione ideologica. Come affermato dall’UNESCO e da numerose convenzioni internazionali sull’infanzia, ogni bambino ha diritto a essere educato in un ambiente che favorisca lo sviluppo armonico della sua personalità, rispettando i ritmi e i bisogni affettivi propri dell’età evolutiva.

Diversi studi in ambito psicopedagogico (si veda, ad esempio, il lavoro del neuropsichiatra infantile Michael Thompson, Harvard University) mettono in guardia rispetto all’introduzione precoce di contenuti legati all’identità sessuale e alla teoria del gender, specialmente se veicolati in modalità non neutrali. I bambini, per loro natura, tendono ad assorbire senza filtro ciò che viene proposto da figure adulte di riferimento. Se il contesto non garantisce un pluralismo reale di visioni, il rischio è un vero e proprio condizionamento precoce. I bambini non sono adulti in miniatura: hanno bisogno di tempo, stabilità e modelli chiari, non di slogan e simboli arcobaleno.

Una pedagogia ideologica e non scientifica

La cosiddetta “educazione inclusiva” promossa da realtà come Agedo o Arciragazzi si basa spesso su approcci di matrice post-strutturalista che rifiutano l’esistenza di una verità antropologica condivisa. Al posto del dialogo tra famiglia e scuola, viene imposta una visione unilaterale e ideologizzata, in cui la biologia è subordinata alla percezione soggettiva, e la genitorialità naturale è sistematicamente messa in discussione.

È doveroso ricordare che l’educazione all’affettività e alla sessualità spetta in primo luogo alla famiglia, non ad associazioni private o collettivi politici. Iniziative come questa violano la libertà educativa dei genitori e minano la neutralità degli spazi pubblici, trasformandoli in palcoscenici di militanza ideologica.

Il ruolo dei genitori minato da iniziative come questa

Altrettanto grave è la sistematica esclusione o marginalizzazione del ruolo educativo primario dei genitori, che viene progressivamente esautorato da una rete di realtà associative che – sotto l’ombrello dell’“educazione alternativa” – propongono visioni antropologiche e sociali non condivise dalla maggioranza delle famiglie italiane. L’ideologia gender, mascherata da educazione all’inclusione, finisce così per scavalcare il diritto dei genitori di scegliere i valori secondo cui crescere i propri figli.

Iniziative come quella del 14 giugno sembrano voler trasformare i circoli ricreativi in laboratori di rieducazione valoriale, dove la famiglia naturale viene delegittimata e i ruoli genitoriali ridotti a meri spettatori di un processo che li esclude.

La preoccupante “normalizzazione” del Pride nei contesti educativi

Ci troviamo di fronte a un processo ben più ampio e insidioso: la graduale normalizzazione del Pride come elemento educativo. Il Pride non è una semplice festa colorata: è un movimento nato con precise rivendicazioni ideologiche e politiche. Coinvolgere i bambini nella preparazione al Pride – con laboratori creativi e t-shirt da indossare – significa renderli inconsapevoli testimonial di un’agenda che nulla ha a che fare con il loro benessere, e molto invece con una manipolazione simbolica e culturale.

Anche il linguaggio scelto apparentemente neutro (“un incontro per tuttə: genitori e bambinə”, con la schwa) denuncia una volontà esplicita di decostruzione culturale. In nome dell’inclusività, si diffonde un pensiero unico che cancella la differenza sessuale, relativizza l’identità, e mette in discussione le basi stesse dell’educazione e della crescita umana, in nome di una fluidità identitaria che lascia i più piccoli smarriti e confusi.

Un appello alle istituzioni

Chiedo con forza alle istituzioni regionali e locali di vigilare su questo tipo di attività e di ripensare l’assegnazione di contributi pubblici a realtà che, sotto il pretesto dell’inclusione, promuovono un’educazione ideologizzata e divisiva. Iniziative di questo tipo – spesso finanziate con fondi della Regione Toscana o con il patrocinio di enti pubblici – rappresentano un’offesa alla sensibilità di migliaia di famiglie che desiderano crescere i propri figli nella chiarezza, nel rispetto della natura umana e dei valori condivisi dalla nostra civiltà.

Fratelli d’Italia continuerà a difendere con determinazione la centralità della famiglia naturale, il diritto dei genitori a educare i figli secondo coscienza e la necessità di proteggere l’infanzia da ogni forma di strumentalizzazione.

Il rispetto per tutte le persone non può tradursi nell’imposizione di un pensiero unico. L’inclusione non può trasformarsi in indottrinamento. La libertà non è vera se non tutela anche il diritto di dissentire.

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