Quando i kompagni chiamano la Polizia contro gli immigrati

Al centro sociale abusivo Macao il teatro dell'assurdo

Kompagni

Questa è troppo bella: i kompagni hasta-la-victoria-siempre organizzano una mostra sul razzismo a Milano.

I fautori della Rivoluzione e vati della Resistenza accusano l’atteggiamento discriminatorio ai danni dei fratelli africani che fuggono dalla guerra, dalla fame e dai cambiamenti climatici (mettiamoci pure quelli altrimenti i cliché non sono tutti rispettati) accorrendo in massa per pagarci le pensioni.

La location è di tutto rispetto: un centro sociale abusivo in una palazzina edificata prima della prima guerra mondiale, un macello, poi sede Asl. Già questo farebbe sbellicare per troppe coincidenze.

Adesso il complesso di Calvairate è disabitato, o almeno dovrebbe esserlo: in realtà è okkupato da disperati, immigrati e un centro sociale, il Macao appunto. Un bell’ambientino.

 

Macao, ma non è la Rai

Al Macao, il centro sociale che occupa la palazzina Liberty dell’ex Macello in viale Molise 68 c’è festa grande: antirazzista, antifascista e antiproibizionista.

Poi un fratello africano, però, non si comporta bene: non è più ben voluto, e in un attacco di fascioleghismo viene allontanato in malo modo. Lo cacciano.

La mostra antifascista evidentemente è rimasta indigesta pure a loro: conoscendone lo spirito degli organizzatori possiamo capirlo.

Ed in men che non si dica il Prode Collettivo si ritrova vittima dell’attacco di un gruppo di magrebini. Ma come? ‘Loro attaccano noi?’ ‘Tornate a casa vostra’, pare abbia urlato qualcuno.

Che fare? ‘Padroni a casa nostra’ devono aver pensato. Che poi proprio loro non è, nemmeno.

Come agli ultimi borghesucci  ben pensanti e piccoli piccoli, non è rimasto che attaccarsi al telefono e chiamare ciò che loro chiamano dispregiativamente gli “sbirri“.

Ma davvero? I kompagni ACAB (All cops are bastards) tutti “non riesco a respirare” e inginocchiati per Black Lives Matter, ridotti a chiamare le Forze dell’Ordine? Le stesse che affrontano nelle piazze a suon di spranghe?

Per cosa poi? Difendere uno spazio occupato abusivamente, dall’attacco di africani abusivi a loro volta occupanti, durante una mostra antirazzista?

Nemmeno la Boldrini riuscirebbe a capire chi sia il razzista in questo groviglio. Ma poi certamente concluderebbe che la colpa è di Salvini.

Alla fine nessuno è rimasto ferito, così come nessuno è stato identificato, perché quando la Polizia è entrata nella palazzina gli intrusi si erano già dileguati.

In un mondo al contrario quale quello in cui stiamo vivendo, queste situazioni kafkiane riescono ancora a divertirci.

Chissà se qualcuno dei presenti, cambierà idea e domenica non voterà per Sala.

Quello che dovrebbe amministrare una città, che pare sempre più in mano ad un clima di Far West.

Noi per intanto ci godiamo il momento, e ci ritroviamo a sghignazzare nell’immaginare un* fier* guerriglier* Antifa che piagnucola al telefono con la Polizia, pregando che arrivino presto, perché un magrebino vuole menarl*.

Macao, il programma Rai degli anni 90, non avrebbe potuto inscenare di meglio.

 

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