Prospettive distorte: Cesare Battisti il terrorista rosso auto-redento

Questa mattina, compiaciuto per il trionfo della Giustizia su Battisti dopo 38 anni di trascorsi da latitante, mi sono imbattuto in alcuni articoli che mi hanno profondamente offeso.

E’ necessario premettere che la mia soddisfazione sarebbe stata del tutto identica se si fosse trattato di un criminale di “destra” e se fosse stato arrestato (ed estradato in tempi così brevi) durante il governo del Pd.

Così non è, ma conta poco, anche se mi sembra davvero ridicolo non sottolineare la forza e l’efficacia dimostrata questa nuova compagine politica.

La Giustizia oggi ha vinto.

Ho immaginato la soddisfazione provata dei parenti delle vittime, quelli che non sono già deceduti, anche a causa del dolore.

Poi, nel mio peregrinare on-line, mi sono imbattuto in articoli dove si riportavano interviste di politici dell’estrema sinistra (ed alquanto sinistri) che continuavano a trovare “giustificazioni di gioventù” al terrorista assassino – condannato più volte ed in via definitiva a vari ergastoli – chiedendo clemenza.

Sono stato scosso dai brividi, la mente è tornata a quando, in quinta elementare, i miei genitori mi dissero tra le lacrime che le Brigate Rosse avevano assassinato Lando Conti, loro carissimo amico. Una persona stupenda, padre di Stefano, il mio migliore amico e compagno di classe.

Sono convinto che la sete di sangue innocente non possa trovare mai giustificazione e mi vergogno per chi negli anni ha firmato appelli su amnistie.

Curiosando su Facebook, mi sono imbattuto in qualcosa folle.

La prima “ciliegina” è un articolo di Sansonetti in difesa del terrorista, dove sostanzialmente lo “scrittore” sferra un attacco frontale alla giustizia italiana sostenendo che “nessuno conosce le prove: non ci sono. È un rito pagano: tutti fratelli intorno alla forca”. Questo signore dirige un giornale del Consiglio Nazionale Forense. Come si permette di parlare così di varie sentenze irrevocabili all’ergastolo? Dovrebbe rappresentare anche me?

Tra lo sdegno di tanti Colleghi, pur incredulo, ho trovato anche qualche mente forense in linea con il “politista” (politico/giornalista) Sansonetti. Mi è apparso l’illuminato post di Francesca Pesce, legale in Crotone, con un profilo Facebook molto politicizzato, che condivide un pensiero assurdo nella pagina del Sindacato Nazionale Forense ove, sostanzialmente, rispolvera la “forca” di Sansonetti, aggiungendo che: “il reo avesse, negli anni di esilio autoderminato, elaborato gli anni ed i crimini da lui commessi, di fatto rieducando  quel se stesso criminale, in perfetto ossequio all’art. 27 della nostra costituzione… Esultare per la cattura di un reo a distanza di 40 anni ed ignorare, o peggio, deridere chi ha firmato un appello che invocava meramente l’applicazione di una norma costituzionale, da l’idea di cosa siano diventati il diritto ed i valori costituzionali in questo Paese”.

Continua il lungo post con offese verso il Ministro Salvini, sottolineando come Battisti sarebbe “un palliativo alle masse assetate di sangue e vendetta”, strumentalizzato per fini politici. Si rimane senza parole, soprattutto se si guarda la fonte: un avvocato.

Come se la volontaria latitanza, spesso goduta in paesi caldi vista mare, potesse essere (solo per alcuni di idee politiche affini) equiparata alla espiazione della pena in Istituti a ciò deputati. 

Come se il tempo cancellasse le morti, come se la fuga avesse reso le gambe a chi da bambino è rimasto paralizzato per i colpi sparati da mani armate.

Come se un mafioso, solo perché è stato abile nel nascondersi per anni, dovesse essere ritenuto “recuperato”.

Sono senza parole.

La risposta andrebbe lasciata ai familiari delle vittime, al loro dolore. Sempre che valga la pena rispondere.

Exit mobile version