Pompeo (Zingaretti) o Crasso (Di Maio): le nuove congiure romane

Per non parlare di Catilina Conte

pompeo crasso

Pompeo e Crasso. Grandi uomini, ma che fregatura!

Ricapitoliamo questa vicenda cercando con il pensiero anche di attualizzarla alle vicende romane dei tempi nostri.

È stato bello rileggere certe pagine su alcuni testi che ho nella mia libreria sull’evoluzione dell’Impero Romano. Un testo fra tutti che mi ha fatto da guida molti anni fa e segnalo ai lettori, quello di Edward Gibbon, vissuto alla fine del ‘700. Uno storiografo illuminista che scrisse “Declino e caduta dell’Impero Romano”, adottato a Oxford e continuamente ristampato ancora oggi, tanto è fatto bene.

Pompeo e Crasso. Erano due affaristi. E vennero in auge dopo il Dittatore Silla. La storia dell’Impero Romano è fatta da dualismi accesi. Silla, un restauratore, distante dai cittadini, con una sua polizia ferocissima. Un aristocratico distaccato dalla realtà. Dopo 10 anni dalla sua morte praticamente nessuno si ricordava più di lui. La storia è impietosa e basta un lasso di tempo breve per scaricare un politico nell’oblio eterno. Della serie non ti intitolano neanche una via o una piazza.

E gli aristocratici, protetti da questa polizia, che fecero? Crearono le condizioni per migliorare le condizioni dei cittadini romani? No. Sperperarono, corruppero, rubarono ed uccisero. Roma in quel periodo fu prigioniera di una violenza cittadina perpetrata dal potente di turno. Pompeo per far eleggere Affanio contrattò con alcuni capipopolo il prezzo della sua elezione e lo pagò con sacchi di mele.  C’erano persone apposta per far questo mestiere dedite alla corruzione per far eleggere qualcuno: gli interpreti, i divisori e i sequestri. Anche nei tribunali i giudici erano comprati.

La storia romana si ripete oggi

Leggo di nuovo quelle pagine di storia e non trovo poi molta differenza con articoli di cronaca che leggo sui giornali di oggi. Ma andiamo con ordine, altrimenti non riesco a farvi capire perché proprio Pompeo e Crasso e dove voglio arrivare.

Tutto era comprabile. A quel tempo Giulio Cesare, spedito in Spagna come Generale, aveva debiti praticamente con tutta Roma, ma tanti. Con la conquista della Spagna dopo un anno li ripagò tutti. Cicerone, “galantuomo”, comprò questo titolo dopo un anno di governo in Cilicia. Tutto era comprabile e ripagabile.

Ogni burocrate onesto aveva accanto burocrati disonesti che con il maneggiamento di denaro usurpavano tutto e tutti. C’era, diciamo, un clima che tirarne le fila era praticamente impossibile. Mandavano uno, tipo Lucullo in Oriente, tornava ricchissimo dopo un anno e giustamente con i soldi si comprava cosa desiderava. Chi non aveva i soldi ovviamente se li faceva prestare e quindi gli strozzini affiancavano i banchieri dell’epoca, in un diluvio di denari che defluiva in mille rivoli del potere romano.

Perché Roma andava da nord a sud da est a ovest, nel mondo conosciuto. Era ovunque nel mediterraneo ed in Europa. E dove decideva di non essere, tipo il nord Inghilterra o a nord ovest della Germania poneva dei confini: il muro, il Reno. Ci si poteva arricchire fuori Roma, ma dentro Roma si doveva corrompere per contare.

Chi erano Pompeo e Crasso

Crasso era un aristocratico, immobiliarista diremmo oggi, nelle grazie del Dittatore Silla, praticamente “dava fuoco” ad una casa, si presentava con le pompe per spengere l’incendio, e subito offriva una cifra modesta per acquistare la casa fiammante. Uno speculatore senza scrupoli. E Pompeo, un borghese “equestre”, un militare, un bell’uomo si dice, ma di un ego che quello di qualche politico odierno, diciamo è poco rispetto al suo. Entrambi disposti a tutto per primeggiare. A tutto. D’altronde il contesto era quello, ed erano nel loro tempo ritenuti i migliori. Io direi dei peggiori. Però le mie opinioni contano poco.

Pompeo mise a passo romano la Spagna ed alcuni parti dell’esercito romano non allineati, che evito di raccontarvi perché solo questo aneddoto merita una pagina. Crasso combatte contro gli schiavi ribelli di Spartaco e già che ci fu, diciamo fece capire al Sud d’Italia che contro Roma non ci si ribella ma si paga il tributo, e per chi vuole far carriera anche la tangente aggiungo io. Ebbene questi episodi eroici di Pompeo e Crasso, difensori dell’Urbe, crearono una vera illusione nel popolo oppresso, tanto da identificarli come i campioni che potevano restituire a Roma una certa onestà ed ordine. I cittadini romani, che illusi. Insomma tanto fu che i due nostri eroi furono acclamati Senatori. Ricchi potenti e Senatori. Cosa vuoi di più dalla vita. Una moglie bella? Ne avevano avute di mogli fin troppe. Caio Giulio Cesare ne ebbe perfino quattro!

Vado avanti. Successero molte cose poi: Cesare divenne un paladino dei borghesi ma anche del popolo, quindi Pompeo e Crasso divennero dei campioni dell’aristocrazia, Cicerone fece fuori Catilina con la sua famosa oratoria in senato della durata di ben tre giorni, si fece “Padre della Patria” e divenne ricchissimo.

Cosa fece perdere a Pompeo e Crasso la loro capacità persuasoria? Il fuoriclasse Caio Giulio Cesare. Di origine Giulia (i Giuli erano originari della Suburra) si distinse come abile in tutto, e pure un donnaiolo. Era quello che oggi potremmo dire, un fuoriclasse della politica, quello che arriva e prende tutto. Pompeo e Crasso accettarono così il triunvirato con Cesare mettendo a fattor comune praticamente le loro influenze ed i soldi, Cesare avrebbe amministrato il potere, arricchendo i primi due.

A questo punto è giunto il momento non di raccontare l’epilogo, avvenuto dopo la campagna di Gallia, ma di dire che Giulio Cesare fece talmente ombra ai due che purtroppo, anche se cavali di razza, la storia li ricorda il giusto, e l’oblio se li è portati via. Perché i Cigni Neri ci sono anche in politica ed a Roma ne volano tanti. Un giorno sei triunviro ed il giorno dopo sei “nulla”.

Cosa significa quanto sopra: che a Roma le congiure di palazzo ci sono sempre state, che se dai spazio ad uno diciamo mediamene bravo questo poi ti fa le scarpe, che la corruzione si pratica da sempre, che l’assenza del vincolo di mandato ed i trasformismi c’erano ai tempi dei romani e ci sono tutt’oggi. Chi si stupisce o è un ingenuo o vi prende in giro.

Chiudo con la famosa frase di Cicerone nell’orazione in Senato contro Catilina, chi ha fatto latino al liceo la ricorda sicuramente, e la dico in italiano: “Fino a quando Catilina, abuserai della nostra pazienza?”. Pensate al contesto, Cicerone e Catilina di fronte ai senatori. Per quanto i senatori dovranno pazientare per vedere sconfitto Catilina? Nessuno lo vuole. E Cicerone, un avvocato, borghese, uomo ricco, furbo scaltro dalla parlata forbita pone la questione a Catilina. Per quanto dovrà ancora aspettare il Senato per vedere finalmente la sconfitta di Catilina.

Io ci vedo molte analogie con le classi politiche degli ultimi anni e con il trasformismo di certe aree politiche nel nostro Parlamento. Dobbiamo sperare nella venuta di un Giulio Cesare per veder la fine dei giochi di palazzo tra i nostri Pompeo e Crasso? Quanta pazienza dobbiamo avere per vedere Catilina fuori dal Palazzo?

P.S.. Giulio Cesare fu ucciso in Senato da suo figlio Bruto e da altri accoltellatori Senatori. Fa riflettere vero?

 

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