Piercamillo Davigo. 30 anni dopo Mani Pulite viene rinviato a giudizio

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Piercamillo Davigo alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Palazzo di Giustizia a Milano, 1 febbraio 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

Piercamillo Davigo classe 1950 è nato a Candia Lomellina, Pavia. Entra in magistrature nel 1978 a Vigevano come Giudice. Poi diventa Sostituto Procuratore a Milano e inserito poi nel pool di Mani Pulite. Nel 2000, passa in Corte d’Appello e nel 2005 in corte di Cassazione. Nell’ANM si schiera con Magistratura Indipendente, dalla quale esce nel 2015 per fondare Autonomia e Indipendenza. Da questa corrente viene eletto presidente dell’ANM dal 2016 al 2017.

Nel 2018 sfugge ad una inchiesta interna promossa da Giovanni Maria Flik. Aveva attaccato duramente Silvio Berlusconi. Il Ministro Flik a sua volta era stato l’avvocato di Raul Gardini nel filone Enimont di Mani Pulite. Dal 2018 al 2020 è consigliere del CSM. Nonostante la battaglia ingaggiata per mantenere lo scranno al Csm, nel 2021 va in pensione. È stato editorialista del Fatto Quotidiano e ospite fisso in trasmissioni televisive.

Il “Dottor sottile” di Mani Pulite, per i trent’anni dal suo capolavoro giudiziario si trova rinviato a giudizio. Il censore censurato. Per il GUP di Brescia Federica Brugnara, l’imputazione è rivelazione del segreto d’ufficio. Davigo avrebbe ricevuto da un altro pm milanese, Paolo Storari, dei verbali di Piero Amara, ex avvocato esterno di Eni. Testimonianza dell’esistenza di una fantomatica associazione segreta denominata “Ungheria”.  I verbali sarebbero poi stati divulgati alla stampa. Ci avrebbe pensato la segreteria di Davigo.

A favore della compressione dei diritti personali

Pier Camilo Davigo è stato una delle anime di Mani Pulite fedele assertore del principio del suo Procuratore Capo Francesco Saverio Borrelli il quale nel 1995, su Micromega asseriva che era favorevole alla compressione dei diritti personali. Ma in in situazioni di emergenza, per ripristinare l’ordinamento giuridico.  Come se il mancato rispetto della legge non fosse sempre una violazione dei diritti civili. Anche per incastrare un delinquente.

Ospitato a “Porta a Porta” Davigo presidente dell’Anm dichiarò che “gli unici errori giudiziari sono le assoluzioni. La vittima in questi casi è solo il magistrato”.  Invece Ospite da Formigli a Piazza pulita disse che un innocente condannato non è colpa del magistrato. “Il giudice non è presente quando viene commesso il reato, sa le cose che gli raccontano. “La vera vittima dell’errore giudiziario è il magistrato, fuorviato e ingannato dai testimoni”. Davigo, infine, sempre a “Porta a porta” in merito ai quarantadue milioni di euro di risarcimenti giudiziari nel 2016, ha affermato “come gli errori giudiziari non sono errori, così le ingiuste detenzioni non sono ingiuste”. L’unico errore, quindi, è pagare le vittime ingiustamente detenute.

Carlo Nordio PM veneziano attaccava duramente Davigo  per questa frase “chi subisce una  ingiusta detenzione nella maggior parte dei casi è un colpevole che l’ha fatta franca”. Secondo Nordio “Quella di Davigo è una frase molto grave perché confligge col principio costituzionale di presunzione d’innocenza”. Diceva Piero Nenni che a fare il gioco dei puri c’è sempre qualcuno più puro che ti epura.

Questo forse Piercamillo Davigo non lo sa.

 

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