Peste bubbonica, la Morte nera è tornata. Focolai in Mongolia e Cina

PESTE

Peste bubbonica- In piena pandemia da nuovo coronavirus, dal remoto passato riappare una terribile piaga che nel ‘300 decimò di un terzo la popolazione europea: la peste nera. Nuovi focolai in Mongolia e Cina preoccupano la popolazione mondiale.

Tra il 1347 e il 1351 la pandemia di peste bubbonica uccise tra i 74 e 200 milioni di persone. Oltre la metà della popolazione di Europa e Asia. Causate dal batterio Yersina Pestis, un parassita della pulce dei ratti, le epidemie di peste si sono susseguite anche in epoche più recenti. Sempre avvolte da misteri sulla trasmissione e leggende popolari. La Morte Nera è anche oggetto di celebri romanzi. “I Promessi Sposi” di Manzoni, e  “La Peste” di Camus, su tutti.

Ricercatori smentiscono credenza diffusa sulla pandemia di peste

Il contagio di peste avviene sia da animale a uomo, sia tra uomo a uomo. La malattia provoca l’infiammazione dei gagli linfatici del corpo umano, che gonfiandosi generano “bubboni” di colore nero. Da cui il nome di peste bubbonica o peste nera. A questi sintomi si accompagna febbre alta, conati di vomito e convulsioni che possono portare a una morte rapida, anche nel giro di poche ore.

Adesso non si muore più di peste e non perché la malattia si sia estinta, ma perché nel XX secolo è stata trovata una cura. In assenza di un vaccino la peste non è stata sradicata e in alcune regioni è endemica, ma è perfettamente curabile se diagnosticata in tempo.

2020: cosa dice l’OMS

Si torna a parlare di Morte nera, in mezzo alla pandemia di Covid-19. Alcuni casi emersi in Mongolia e in una regione della Cina confinante, chiamata Mongolia Interiore. In particolare un primo caso di peste bubbonica confermato è di allevatore di bestiame nella Mongolia cinese.

L’agenzia cinese Xinhua, il 6 luglio ha riferito del ricovero di un uomo in Mongolia, che ha contratto la peste dopo aver consumato carne di marmotta. Uno dei maggiori vettori della malattia. Il giorno precedente era stato confermato un altro contagio in Cina.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che i casi non suscitano alcun allarme. Ma allo stesso tempo, la portavoce dell’organismo internazionale, Margaret Hassi, in conferenza stampa ha dichiarato che la situazione è sotto continuo monitoraggio.

“Esiste un trattamento efficace a base di antibiotici contro i batteri nell’uomo. Diagnosi precoce e trattamento, durante le prime 24 ore dopo l’insorgenza dei sintomi, salvano la vita”. Così l’Oms in una nota. L’organizzazione della sanità ha anche  specificato che la malattia è endemica della regione.

Casi recenti 

La peste è ancora diffusa in tutti i continenti, esclusa l’Oceania, e ogni anno si registra tra i mille e i duemila casi al mondo, per lo più in Africa. Negli Usa sino al 2017, è stata accertata la presenza del Yersina Pestis in stati come l’Arizona, ma per lo più i casi riguardano gli animali.

I Paesi al mondo in cui è maggiormente diffusa la piaga sono Congo, Madagascar e Perù. Nel 2003 alcuni casi di peste sono stati registrati non lontani dall’Italia, in Algeria con epicentro la città di Orano, con nove contagi e una vittima, un bambino di 11 anni.

 

fonte: sputniknews

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