Perché non c’è partita?

Se non si va verso la gente, si perdono le elezioni

Perché non c’è partita? Perché è così scontato che il centro-destra vincerà queste elezioni? Non per la bravura del centrodestra. Ma perché le alternative non ci sono.

Una sinistra fuori dal mondo

Harry Hopkins, uno dei ministri più importanti dell’amministrazione di Franklin Delano Roosevelt, guardava al pratico. Quando durante la grande depressione i repubblicani ribattevano che l’economia sarebbe ripartita nel lungo periodo, lui li freddava con il suo pragmatismo. ” La gente non mangia nel lungo periodo, mangia ogni giorno”. A quel tempo erano i repubblicani fuori dal mondo.

Davanti a milioni di disoccupati, a decine di migliaia di aziende fallite ribattevano sui massimi sistemi. Roosevelt portava cibo sulle tavole, aiuti per far riprendere l’economia sostegni per il supporto alle famiglie nell’immediato.

Chi pensava di avere un’alternativa? Se chi si contrapponeva a Roosevelt, non proponeva comunque soluzioni immediate per l’emergenza corrente.

Se c’è una cosa che manca alla sinistra, in special modo in Italia, è la percezione del reale. Davanti all’emergenza, che rende gli italiani i deboli da tutelare in massa, non c’è la minima attenzione a loro.

La sinistra sembra su un altro pianeta. Non parla che confusamente di economia, e si lancia sui diritti di cittadinanza, di fine vita ed altre battaglie civili.

È ovvio che questi argomenti potrebbero essere proposti in un programma. Ma il programma della sinistra oggi dovrebbe rispondere all’emergenza corrente.

I problemi degli italiani

Chi è disperato ha bisogno dell’immediato. Ed il suo voto e la sua attenzione, li rivolge a chi dà delle risposte a breve scadenza. Parlare di futuro, di progresso a milioni di persone, che non hanno prospettive è insensato. Prima bisogna rimuovere tutte quelle cause che non danno prospettiva a quelle persone, e poi indicargli eventualmente una strada per il futuro.

Lenire la sofferenza sociale, la disoccupazione, la perdita di potere d’acquisto degli stipendi, è la priorità assoluta. Se non si batte su questi temi, non si sta facendo campagne elettorali, si sta parlando a se stessi. Perché la campagna elettorale va rivolta agli elettori. Non ai dirigenti di partito.

Un centro confuso

Il centro in questo paese, ed in questo momento è riuscito a diventare ancora più ridicolo dell’inesistente fronte largo progressista.

Non ha alcuna prospettiva di governo. Né di rappresentare una forza credibile di opposizione. Rappresenta altresì una sintesi, di elementi che si dicevano antitetici tra loro. Voleva essere la sorpresa e la novità, invece sembra una falsa partenza.

In una situazione di difficoltà come questa, quale sarebbe la proposta del centro? Operare affinché non si formi una maggioranza dalle urne . Ottimo.

Quindi la prospettiva è creare una coalizione larga. Magari perseverare con una di emergenza nazionale. Dove un Mario Draghi che è stato logorato dalla guerra interna di partiti che avevano posizioni antitetiche, dovrebbe accettare la prospettiva di rimanere cinque anni nelle stesse condizioni.

Ma poi ancora dopo che Calenda è andato dal Partito Democratico, ed in maniera rocambolesca se ne è allontanato dopo pochissimi giorni, vorrebbe tornare con loro al governo?

Simili manovre rappresenterebbero eventualmente una gang comica, non un progetto alternativo e credibile per i problemi correnti che stanno colpendo tantissimi italiani.

Non l’Eldorado ma una prospettiva

Santificare in terra è sbagliato. Il centrodestra non è la panacea di tutti i mali. Non è privo di limiti. Ma sicuramente offre risposte pratiche, a problemi reali. Alle questioni che interessano maggiormente gli italiani nel momento di crisi.

La cosa devastante è che il principale schieramento avverso, non si preoccupi di formulare concrete soluzioni differenti a quegli stessi problemi pratici. Non si curi di dare un’alternativa, affrontando le questioni che premono. Non batta tanto sulle sue soluzioni, quanto su tematiche, che non riguardano la crisi sociale.

Praticamente una sinistra che rinuncia ad occuparsi principalmente dei problemi di milioni di lavoratori in difficoltà, di milioni di piccole aziende in difficoltà e guarda ad altro. Il principale cavallo di battaglia non è l’economia.

Il problema è proprio che tutto in questo momento si gioca sull’economia. Chi non lo capisce è fuori dalla realtà. Chi non parla di reale non seduce in una situazione emergenziale.

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