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PERCHÈ È GIUSTO SGOMBERARE ASKATASUNA E NON CASA POUND

di Roberto Lobosco
26 Dicembre 2025
In Attualità
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PERCHÈ È GIUSTO SGOMBERARE ASKATASUNA E NON CASA POUND
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PERCHÈ È GIUSTO SGOMBERARE ASKATASUNA E NON
CASA POUND

Il 24 dicembre la Questura di Torino ha comunicato che altre 30 persone saranno denunciate per gli scontri con le forze dell’ordine di sabato 20 dicembre, durante il corteo contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna.

A questi si aggiungono oltre cento identificati provenienti da tutto il Nord Italia per sostenere la protesta

Lo sgombero di Askatasuna era scattato a seguito di una perquisizione legata alle indagini in corso sugli scontri di piazza degli ultimi mesi che secondo gli inquirenti avrebbero visto come protagonisti e responsabili gli antagonisti del centro sociale. Inoltre, durante la perquisizione dell’edificio, sei giovani del centro sociale sono stati trovati dagli agenti che dormivano ai piani superiori ritenuti inaccessibili e inagibili.

Questo ha determinato l’interruzione del patto con il Comune, che prevedeva il rispetto di regole stringenti tra cui il divieto di accesso alle aree inagibili dello stabile

I membri di Askatasuna hanno reagito con un presidio in corso Regina e, due giorni dopo, con il corteo di protesta sfociato in nuove violenze, a cui hanno partecipato attivamente circa 150 persone che hanno messo a ferro e fuoco la città di Torino provocando gravi danni alla popolazione e ai commercianti.

Lo sgombero del centro sociale Askatasuna non è stata dunque una scelta politica, ma la conseguenza di provvedimenti giudiziari e delle violazioni di un’ordinanza legata alla sicurezza dell’immobile, come ha sottolineato lo stesso sindaco di Torino, Stefano Lo Russo

Un atto dovuto e un ripristino della legalità nei confronti di un centro sociale che con i suoi comportamenti minava l’ordine pubblico. Infatti, dal 22 settembre vi è stato un continuo di scontri, danneggiamenti e blocco delle stazioni ferroviarie e dei binari fino alle inchieste sugli assalti alle Ogr, alla sede di Leonardo e per ultimo a La Stampa il 28 novembre di quest’anno.

Le accuse vanno da danneggiamenti a violenza privata e invasione di edifici. Tutto questo in attesa della prossima manifestazione organizzata da Askatasuna prevista per 31 dicembre per «inaugurare un anno di lotte che trasformerà Torino nella nuova Valsusa».

E pensare che il 30 gennaio 2024 la giunta comunale di Torino aveva riconosciuto l’edificio occupato come “bene comune”

Per anni Askatasuna ha potuto contare sulla compiacenza e il supporto dei giornali, dei media e della politica. E questo proprio perchè in fondo non sono così alternativi al sistema come appare visto che appoggiano le stesse tematiche immigrazioniste e progressiste molto care ai globalisti e al potere finanziario ed economico.

Askatasuna vuol dire libertà ma praticare violenza, danneggiare beni pubblici e privati, colpire persone e organi di informazione non è libertà.

Probabilmente qualcuno dovrebbe rispondere politicamente per tale abbaglio

Anche perché ricordiamo che il centro sociale non era certo nuovo a violenze e denunce. Ad esempio, nel corteo del 1º maggio 1999 a Torino, vi furono scontri per i quali furono processati per resistenza e lesioni 110 dimostranti. Inoltre, nel 2000 un membro storico del centro venne condannato a sei anni e dieci mesi con l’accusa di aver preso parte ad alcuni attentati contro l’alta velocità in Valsusa e questo scatenò un corteo per le vie del centro torinese e varie manifestazioni.

La vicenda dello sgombero di Askatasuna, da giorni al centro del dibattito politico, ha coinvolto anche Casa Pound

Infatti, le recenti polemiche scaturite dallo sgombero del centro sociale Askatasuna hanno riaperto il dibattito relativo alle occupazioni e in particolare di quella di Casa Pound che viene tirata in ballo ogni qual volta si tocca un centro sociale di “sinistra”. Sarà il caso di chiarire che Casa Pound non è un ricettacolo di criminali ma un luogo dove viene data ospitalità a famiglie italiane rimaste senza un alloggio per motivi contingenti, contiene una mensa gratuita che fornisce pasti a chi non se li può permettere, distribuisce pacchi alimentari regolarmente a migliaia di famiglie in difficoltà economica, organizza ripetizioni gratuite per i bambini e allontana i giovani che lo frequentano dalla droga.

Grazie a Casa Pound, un immobile e un quartiere abbandonato all’incuria è stato riqualificato

È vero che si tratta di una occupazione ma ha svolto e svolge una funzione culturale, propone una visione del mondo alternativa, si è sostituito alle mancanze della pubblica amministrazione determinando un miglioramento generale e soprattutto non rappresenta un pericolo per l’ordine pubblico.

I centri sociali sono pensati come spazi autogestiti di aggregazione nati per offrire attività culturali, ricreative e politiche alternative, funzionano come luoghi di incontro e sperimentazione sociale e politica.

Spesso, è vero, occupando stabili abbandonati (fabbriche, uffici, ecc.).

Ma in un periodo come il nostro caratterizzato da conformismo e aridità culturale svolgono o possono svolgere una funzione positiva, possono essere uno spazio di libertà e confronto.

Le amministrazioni locali affrontano il problema con politiche diverse: sgomberi, tentativi di regolarizzazione (come per Askatasuna a Torino) o assegnazioni di nuovi spazi (come il Lambretta a Milano). Le stime più recenti parlano di oltre 200 centri sociali attivi, con almeno uno in ogni grande città, occupanti spazi in modo spesso abusivo, ma talvolta regolarizzati dalle amministrazioni.

Negli ultimi anni, diverse liste (come quelle del Viminale) hanno identificato circa 120-126 centri da sgomberare, includendo fra queste Casa Pound

Gli sgomberi provocano proteste e dibattiti sulla tolleranza verso l’illegalità e sul ruolo di questi centri nella società.
Anzi di chiedere la chiusura e lo sgombero di tutti i centri sociali dovremmo immaginare una soluzione differente al fine di coniugare legalità e spazi autogestiti. I centri sociali andrebbero regolarizzati se sono spazi di interesse sociale e occupano locali e immobili dello Stato.

In caso di occupazione di immobili di privati andrebbero sgomberati per trovare una sistemazione alternativa visto che in un bilanciamento fra interessi diversi va comunque tutelata la proprietà privata.

Nel caso del centro sociale Leoncavallo, ad essere occupato era l’immobile di un privato che ha chiesto alla Prefettura di liberare la struttura in diverse occasioni

Nel novembre del 2024 il ministero dell’Interno era stato condannato a pagare 3 milioni di euro per essere stato «inadempiente» nel porre termine a un’occupazione partita nel 1994 ( il Ministero ha anche chiesto il rimborso a chi occupa il centro sociale). In questo caso lo sgombero era necessario per far rientrare la proprietà nel possesso legittimo del bene in attesa di poter trovare una sistemazione differente.

Come dicevamo, i centri sociali andrebbero regolarizzati in quanto possono essere luoghi di aggregazione giovanile, controcultura, militanza politica, attività socio-culturali e ricreative e dunque svolgere una funzione di interesse sociale

Per aver diritto alla regolarizzazione devono però essere luoghi sani dove viene garantito il rispetto delle norme sanitarie e di legge. Che non siano rifugio per tossici in cerca di una dose o per clandestini.

E soprattutto non svolgano attività criminali o violente

Non devono dunque rappresentare un problema per l’ordine pubblico.

Per questo Casa Pound non deve essere sgomberata e Askatasuna sì.

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Tags: ASKATASUNACasa PoundCENTRO SOCIALEPRIMO PIANOTORINO
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