Pedopornografia: la Cassazione apre una breccia

Pedopornografia

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, nell’udienza del 28 ottobre scorso, ha aperto una breccia in tema di pedopornografia e produzione di materiale video pornografico di minori.

Una sentenza destinata a fare discutere, che parte da due  principi.

Quello della libertà del consenso all’atto sessuale del minore ed alla ripresa e la fruizione privata del video da parte dei soggetti ripresi.

Se ricorrono, la ripresa è legittima ed anche la sua detenzione.

Nella sentenza i due principi sono ribaditi con forza per escludere la fattispecie penale di pedopornografia.

Nel rispetto della libertà individuale del minore con specifico riguardo alla sfera di autonomia sessuale, il valido consenso che lo stesso può esprimere agli atti sessuali con persona minorenne o maggiorenne, ai sensi dell’art. 609 quater cod. pen., si estende alle relative riprese, sicché è da escludere, in tale ipotesi, la configurazione del reato di produzione di materiale pornografico, sempre che le immagini o i video realizzati siano frutto di una libera scelta e siano destinati all’uso esclusivo dei partecipi all’atto”.

Solo ad uso personale e privato

Un arresto non del tutto nuovo, già nel 2018, le Sezioni Unite avevano escluso la punibilità del maggiorenne che produce il materiale con minore, se le riprese sono effettuate “nell’ambito di un rapporto che, valutate le circostanze del caso, non sia caratterizzato da condizionamenti derivanti dalla posizione dell’autore, sicché le stesse siano frutto di una libera scelta e destinate ad un uso strettamente privato”.

Si parla di minori con età maggiore di quattordici anni, che possono validamente esprimere un consenso al rapporto, e di video non finalizzati alla pubblicazione o al commercio.

Ma è di tutta evidenza come sia difficile scindere la immaturità psicologica di un minorenne. Così come la suggestione di un maggiorenne che gli propone una ripresa, sia pure privata.

Quante poi di queste riprese divengono pubbliche? Quante sono oggetto di Revenge porn, veri e propri strumenti di vendetta e di ricatto.

Il reato

In Italia, una norma molto severa punisce con la reclusione fino a 12 anni chi, “utilizzando minori di anni diciotto, produce materiale pornografico”.

L’art. 600 quater del codice penale, punisce la mera detenzione di materiale pedopornografico.

Tutto questo giusto e sacrosanto impianto subisce un ridimensionamento alla luce delle ricordate sentenze della Cassazione.

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