PD Toscana: la mancanza di alternanza porta alla dittatura

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PD Toscana – Quando viene meno quel principio di alternanza al governo della cosa pubblica – principio che peraltro sostanzia la democrazia – ogni amministrazione si fa potere e poi regime. È quanto accaduto in certi territori della Toscana dove da sempre il PD detiene tutte le leve di comando, grazie alle quali ha potuto colonizzare totalmente la società civile.

Per cui le semplici storie di vita vissuta possono raccontare meglio di tanti saggi sociologici questa trasformazione che porta, di fatto, ad una democrazia illiberale o limitata o sotto tutela del Partito. Prendiamo ad esempio due ultimi episodi accaduti nell’Empolese.

L’esempio di Fucecchio

A Fucecchio, sulla pagina Facebook del Sindaco Alessio Spinelli, un giovane critica l’incauta acquisizione e installazione di una panchina in pietra (posta in Piazza Ferruzza). Panchina che si è subito spezzata, dimostrando di non reggere il carico per cui era stata progettata.

Probabilmente il giovane ha usato toni forti, sta di fatto che il Sindaco lo querela. Al che il giovane, per far ritirare la querela, è costretto ad accettare le condizioni poste dal Sindaco. Cioè: elargire una donazione al Movimento Shalom e fare pubblica ammenda.

Ed ecco allora che il fondatore del Movimento Shalom – un sacerdote(sic!) legato al Sindaco – invia al giovane una lettera. Con questa attesta di aver ricevuto l’offerta «per le attività di Cooperazione Internazionale del Movimento Shalom come atto riparatorio per una espressione sulla pagina Facebook del Sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli che poteva dare adito ad interpretazione offensiva verso l’Amministrazione Comunale di Fucecchio». Aggiungendo in tono compassionevole che «il giovane delibera altresì di essere dispiaciuto e si propone di non ripeterlo più».

Italiano claudicante a parte, la lettera è per metà un verbale di polizia municipale e per l’altra metà un’assoluzione da confessionale. Come a dire che il presunto reato è anche colpa morale: un peccato contro l’autorità del Sindaco, la cui aura sacrale è data dalla vocazione buonista! Il fatto ha dell’incredibile: sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando i signorotti locali, con l’ausilio del solito compiacente cappellano, obbligavano ad un pubblico pentimento col capo cosparso di cenere chiunque osasse mettere in discussione la loro autorità.

L’esempio di Empoli

Ad Empoli il Sindaco Brenda Barnini, evidentemente era poco entusiasta della visita in città di Matteo Salvini. Posta sulla sua pagina di Facebook un commento piccato che, dopo aver ricordato che la sua è «una città democratica capace di confrontarsi con tutti e su tutto», esorta la cittadinanza alla tranquillità, aggiungendo con tono di sufficienza: «accogliamo anche Salvini». Quasi fosse la gentile concessione di una sovrana a dei sudditi riottosi.

Con in più quell’«anche» che rivela tutta l’arroganza di certi amministratori del PD specialmente della Toscana. Amministratori abituati a considerare i territori che gestiscono come cosa loro. Arroganza che si fa addirittura sprezzante nella chiusa finale con la quale invita Salvini a mangiare un «bel bombolone», vanto della pasticceria locale. Già, perché il bombolone è cibo da popolo (adatto quindi ad un popolano come Salvini). Cibo indigesto ai palati fini della “gauche caviar” alla quale la Barnini sente in cuor suo di appartenere.

Ed in questo va detto che difetta di una generosità alla Maria Antonietta, che perlomeno invitava i propri sudditi a mangiare le sue adorate brioche. Ma ogni regina, si sa, ha le sue manie. Naturalmente, distratta da questi nobili pensieri, il Sindaco di Empoli non ha speso una parola di condanna per l’annunciato boicottaggio del comizio di Salvini da parte dei soliti facinorosi dei centri sociali che ad Empoli fanno capo a Casa Intifada. Il cui nome è già di per sé un chiaro programma! Come se la sicurezza e le garanzie di libertà dei cittadini non dovessero essere anche una preoccupazione dei Sindaci.

Ma a questo, purtroppo, è ridotta la Sinistra ai giorni nostri.  Un tempo il vecchio PCI amava definirsi un partito di lotta e di governo. Oggi il suo erede, il PD, preferisce presentarsi solo come un partito di governo. Che, per perpetuare il proprio potere, ha bisogno di farsi regime.

 

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