PD, il Gattopardo toscano

PD, il Gattopardo toscano. Richiama sicuramente, il capolavoro di Luchino Visconti, ispirato allo scritto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, io PD toscano.

Il nuovo corso è quello di Elly Schlein. E tutti i notabili si accoderanno. Addio ai toni moderati, addio ai bravi amministratori. Bisogna rimanere in sella.

La rendita

La frase più celebre del Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Questo raffigura il Partito Democratico in Toscana, dove ogni longevo amministratore e dirigente è un piccolo Gattopardo, in cerca di autoconservazione.

La rendita limita, ed erode tutte le migliori classi dirigenti. Non c’è verso. La mancata alternanza per un troppo lungo periodo, e la permanenza nelle stanze dei bottoni, senza il rischio concreto di essere sostituiti, porta tutti gli amministratori ed i politici ad abbassare il livello della loro qualità.

In Toscana, siamo davanti ad un esempio lampante di tutto ciò . Il centro-sinistra governa senza alcun alternanza ormai da decenni. Ed in specie a Firenze un monocolore, è da tanto tempo al potere.

Questo porta per forza di cose a peggiorare la qualità, non solo degli amministratori, ma della classe dirigente, dei partiti sempre al governo.

Le ragioni

Il deterioramento, di chi non si alterna, risiede proprio nel fatto che, la certezza di restare sempre al potere non spinge a mettere l’impegno massimo ed a cimentarsi in una costante opera di miglioramento.

Chi crede che non verrà mai scalzato, si farà scalzare proprio per questo sottovalutare l’evoluzione degli eventi. Ma nel frattempo magari procederà in un continuo abbassamento di livello di selezione della propria classe dirigente. Prevarranno logiche nepotistiche, clientelari.

Quando in politica si sa che l’opposizione può facilmente diventare maggioranza, si tende sempre a mandare avanti i migliori. Ad avere un’attenzione costante delle problematiche del territorio. Un capillare rapporto con gli elettori. Non ci si chiude nelle proprie stanze al sicuro. Si sta sul pezzo ed in mezzo alla gente.

I girotondi

Il costante conformarsi al nuovo corso, di chi non vive più la politica come un impegno civile e morale, ma come un lavoro, delegittima costantemente l’autorevolezza anche dei singoli.

Prima erano tutti i renziani. Poi tutti progressisti. Nel frattempo erano passati dall’essere comunisti, all’essere liberali, popolari, socialdemocratici e veltroniani ( che significa tutto e niente). Ora c’era la venerazione della figura di Bonaccini soprattutto a Firenze, segretario indicato dalla nomenclatura.

Adesso bisogna subito mettersi in riga per tributare omaggio alla nuova Regina.

Questo lo si capisce. Tengono famiglia. Bisogna rimanere in sella. In fondo sempre meglio tirare a campare che tirare le cuoia. O volgarmente detto Francia o Spagna purché se magna.

E la gente…

Però triste, e poco giustificabile, davanti alla pubblica opinione stare sempre ad anteporre logiche di interesse alle idee.

“Una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto”; cantava Guccini.

Il problema non diventa più, guardare alla sofferenza sociale del paese, alle persone che non arrivano più alla fine del mese, ai nuovi poveri, all’incertezza dilagante nel futuro. Il problema agli occhi di questi signori e consentire ai sindaci di essere eletti per un terzo mandato.

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