Palamara: sono uomo delle istituzioni

Così il magistrato risponde a Giletti

Palamara

Luca Palamara, l’ex consigliere del Csm, ospite di Massimo Giletti, ha affrontato gli argomenti principali al centro del caso che infuria sulla politicizzazione (qui) a sinistra dei magistrati.

Voglio sfatare che il politico dall’esterno sia in grado di incidere sul procuratore di turno“.
Così l’ex consigliere del Csm Luca Palamara, nel corso di una lunga intervista alla trasmissione di La7 Non è l’Arena.

L’attacco a Salvini

Non c’era la volontà di offendere Matteo Salvini“, ha detto per chiarire il contenuto di una chat (qui) con un collega nella quale aveva scritto “va attaccato“, riferendosi al leader della Lega.

Luca Palamara, il giudice al centro della vicenda, aveva inviato un messaggio di scuse al leader della Lega nei giorni scorsi.

Sono profondamente rammaricato dalle frasi da me espresse e che evidentemente non corrispondono al reale contenuto del mio pensiero, come potranno testimoniare ulteriori conversazioni presenti nel mio telefono”.

Palamara ha spiegato che i consiglieri del Csm volevano tutelare i magistrati di Agrigento attaccati per aver indagato l’allora ministro dell’Interno per il caso della Diciotti.

“È uscita l’espressione ‘va attaccato’, ma è una parola che va circostanziata. È stata un’espressione frettolosa. C’era un dibattito interno alla magistratura molto forte. Ho detto quella frase perché volevo difendere i magistrati. Facevamo quadrato contro la politica. Quello dell’immigrazione è un tema particolarmente sensibile nella magistratura ed è vero che sul tema ci fosse un particolare dibattito politico all’interno. I magistrati andavano tutelati”

“La politica delega molto alla magistratura”.

Sono uomo delle Istituzioni

Sono qui perche ho il dovere di chiarire. Mi sento e sono uomo delle istituzioni, amo la magistratura, porto la toga nel cuore“, ha sottolineato.

Non ho inventato io il sistema delle correnti, quindi identificare me come male assoluto è un’operazione che potrebbe far comodo a qualcuno“, ha detto Palamara.

A chi fa comodo, “questo non lo dico“, ha aggiunto e poi ha spiegato: “Si parla di una rete di Palamara che arriva dappertutto, più semplicemente il mio ruolo era mediare all’interno delle singole correnti, e il Csm è il luogo dove necessariamente occorre mediare per nominare un determinato dirigente di un ufficio“.

Un sistema “che oggi si sta demonizzando ma che ha prodotto Melillo a Napoli, Gratteri a Catanzaro, Greco a Milano, il fior fiore degli inquirenti in Italia“.

“Il nostro sistema penalizza chi non appartiene alle correnti della magistratura. Il sistema premia chi appartiene alle correnti. Mi chiamavano tantissimi colleghi, non per il compimento di atti illeciti. Ma perché ero in grado di mediare“.

 

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