Padre Puglisi, un eroe civile

Il 1993 è, assieme al 1992 un anno funesto e fondamentale per la storia d’Italia.

La stagione delle stragi (di Stato?)

Molti non ricorderanno, molti altri non erano ancora nati, ma in quegli anni la mafia aveva inaugurato la propria strategia stragista per piegare lo Stato, uccidendo magistrati, poliziotti, scorte, persone comuni.

Palermo, Milano, Roma, Firenze erano stati teatri di stragi efferate consumate a suon di tritolo. Barbare scene di guerra organizzate e portate a termine, si dice, anche con il coinvolgimento di apparati deviati dello Stato.

Classica costante di un’Italia che veniva proiettata ancora una volta nel buio della morte, del terrorismo stragista. Oggi, i responsabili materiali di quella stagione terribile sono o morti, o dietro le sbarre ma….

Ancora vi è molto mistero, le cose sono complesse, complicate, insondabili.

Un prete semplice

Eppure, in quegli anni c’era un prete di quartiere che combatteva una battaglia di civiltà che dovrebbe essere di tutti noi. Uno che non aveva paura della mafia, ma la combatteva con l’arma della fede, dell’educazione, della legalità e della cultura.

Quel prete si chiamava Don Pino Puglisi, parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio, quartiere difficile di Palermo, a quell’epoca tiranneggiato dalla Cosa Nostra dei Fratelli Graviano.

In quel quartiere ci era finito poco prima, nel 1990, dopo una lunga attività ecclesiastica a Palermo in vari ruoli e funzioni. Una lunga attività peraltro in cui si era dedicato anche all’insegnamento, al rapporto con i giovani, che riteneva essere l’unica speranza per una terra che, in quegli anni, sembrava disperata.

Il valore dell’educazione nel contrasto alla mafia

Padre Puglisi aveva compreso il valore dell’educazione come strumento di prevenzione del crimine. Togliere i giovani alla mafia. Questo era il suo sogno e la sua missione di vita. Offrire un’alternativa credibile ai falsi modelli “culturali” veicolati da Cosa Nostra.

Una tematica di un’attualità straziante, ma che porta con sé il germe della soluzione ai terribili problemi di criminalità che ha l’Italia da generazioni. Padre Puglisi lo aveva capito, e per questo è morto.

La missione religiosa e civile di Padre Puglisi

Di mafia si deve parlare, la si deve conoscere per smascherarne l’inganno, l’ipocrisia, la violenza, insomma per poterla evitare. La legalità come strumento di crescita personale e culturale per padre Puglisi era la soluzione per una vita onesta, di sacrifici se necessario, ma improntata all’esempio di Gesù Cristo e ai valori di cui Egli si fece portatore.

Un’attività difficile quella del prete di Brancaccio, perché contendeva al crimine la propria manodopera. Educava i giovani a valori che Cosa Nostra non poteva tollerare.

la mafia non perdona

E ci stava riuscendo. Piano piano, lentamente, senza clamore, senza esposizione mediatica. Un operaio dell’antimafia Padre Puglisi. Bravo nel suo lavoro, efficace nella sua lotta.

Troppo efficace perché Cosa Nostra potesse perdonarlo. Troppo bravo per lasciarlo continuare.

L’uccisione di padre Puglisi

E infatti, il 15 Settembre 1993 un killer spara a Don Pino Puglisi sulla soglia della chiesa e lo uccide mentre un complice lo distrae.

Uno lo chiama e mentre il parroco, che già aveva riconosciuto gli assassini, risponde, l’altro gli spara alla nuca. Vigliaccamente. Perchè la mafia è vigliacca.

Le ultime parole di Don Puglisi al killer sono state “me lo aspettavo”, dette con un leggero sorriso buono sulle labbra.

Le ombre sul Card. Pappalardo

E se lo aspettava davvero! Pochi giorni prima della sua morte, con l’intensificarsi delle minacce cercò un contatto con il Cardinale Pappalardo. Non sapremo mai che cosa avrebbe voluto dirgli, di quale aiuto pastorale avrebbe avuto bisogno per continuare la sua opera. Non lo sapremo perché Pappalardo si rifiutò di incontrarlo, salvo poi, il giorno dell’uccisione – stando a quanto riporta il PM che si occupò delle indagini – fece pressione per averne il cadavere da esporre in Chiesta “perché il popolo ha bisogno del suo martire”.

Oggi il Cardinale Pappalardo non c’è più, ma su quell’inescusabile incuria sarebbe opportuno sapere più cose. Forse quell’annunciata morte si poteva evitare? Non lo sapremo mai!

Da killer a pentiti

I killer, Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza sono stati arrestati, sono divenuti collaboratori di giustizia e hanno dato importanti contributi alla lotta alla mafia.

Ci piace pensare che in ciò vi sia stata la mano di Padre Puglisi. Ci piace pensare il questo prete buono, con il suo esempio, abbia toccato la coscienza dei suoi assassini, redimendone – almeno in parte – la loro natura umana.

L’attualità del messaggio di Don Puglisi e la sua eredità

Padre Puglisi è morto. Da eroe e da operaio della legalità. Gigantesco esempio di servizio religioso e civile, e al contempo umile pastore di una comunità complicata.

Oggi, trent’anni dopo la sua uccisione, lo ricordiamo così. Con il suo sorriso, con la sua determinazione, con la sua efficacia educativa.

E gli rivolgiamo una preghiera che arrivi fino al cielo affinché ci aiuti a continuare la sua opera che oggi è fondamentale come, e forse di più di quanto lo fosse 30 anni fa.

Perché “se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”

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